Puntata 5

Startup e venture capital 

Aziende innovative, luoghi di ingegno dove si progetta il futuro e si scommette su una rapida crescita. Sono questo le startup e hanno un ruolo sempre più centrale in ogni Paese in cui l’innovazione è il motore trainante dell'economia.

Se c'è un'area che viene sempre associata al mondo delle startup questa è sicuramente la Silicon Valley, la zona a Sud di San Francisco. Una regione che ha cambiato il modo in cui viviamo, ci connettiamo e lavoriamo anche grazie a un italiano, Federico Faggin, l'inventore del primo microprocessore. “Senza di lui – ha detto Bill Gates – la Silicon Valley sarebbe semplicemente la Valley”.

"Il bello della Silicon Valley era che ognuno si sentiva a casa sua, era un’area di frontiera e di pionieri, nessuno poteva dire che era nato lì e quindi nessuno poteva pretendere di essere più importante di chi arrivava. C’era un senso di comunità che in gran parte è rimasto"
Federico Faggin, Inventore e imprenditore

Il mondo delle startup ha sviluppato un vocabolario orginale, spesso difficile da comprendere per chi non ne fa parte. Vediamo le parole principali utilizzate dai protagonisti dell'imprenditoria innovativa.

Business angel 

Individuo che, a titolo personale investe denaro in progetti imprenditoriali ad alto rischio ma ad alto rendimento atteso, e spesso anche a elevata componente d’innovazione tecnologica. Il business angel offre anche consigli gestionali e di consulenza. 

Venture capital 

Fondi investiti a lungo termine in imprese caratterizzate da un elevato grado di rischio, come nel caso di nuove imprese che intendono produrre e offrire beni e/o servizi di tipo innovativo. Il venture capital di solito è fornito da investitori privati o istituzionali distinti dai proprietari dell’impresa. 

  

Unicorno 

Startup che raggiunge la valutazione di un miliardo di dollari prima di essere quotata in borsa o acquisita. L'uso del termine "unicorno" deriva dalla sua natura rara, poiché queste imprese emergenti sono considerate uniche e molto preziose nel panorama delle startup. 

 

La Silicon Valley è in crisi?

La Silicon Valley sta vivendo un periodo di instabilità. Il crollo della Silicon Valley Bank, banca leader nel mondo delle start up, ha segnato il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti dalla crisi del 2008.

Giganti della tecnologia come Meta, Google o Amazon stanno riducendo il personale. Una decisione spiegata dalla necessità di tagliare costi, per via di una situazione economica stagnante, ma che arriva dopo il periodo pandemico in cui a fronte di ricavi record queste aziende avevano assunto molto personale.

Gli esperti non sono del tutto pessimisti sul futuro della Silicon Valley. L’opinione prevalente è che, nonostante le difficoltà, la Valley riuscirà a risollevarsi superando un ciclo economico negativo. 

"È un momento difficile per la Silicon Valley. C'è ancora molto denaro in circolazione e si investe molto, ma rispetto al picco storico del 2021 e della prima parte del 2022, i finanziamenti sono molto limitati. Le aziende devono trovare il modo di sostenersi fino a quando le cose non miglioreranno"
Sean Randolph, Direttore Bay Area Council Economic Institute
"La Silicon Valley attraversa questi alti e bassi, o è un boom o un fallimento. E la verità è che non si tratta mai di un vero e proprio fallimento. Ho vissuto quattro o cinque di questi cicli. Le aziende si riducono un po' e licenziano il 5-10% della loro forza lavoro. Poi c'è una nuova tecnologia, nascono nuove aziende e tutto si risolleva"
Jerry Kaplan, informatico e imprenditore

Israele, la Valley del Medio Oriente

Una delle aree più interessanti quando si parla di startup è Israele, che ama definirsi un "startup nation". L'alta tecnologia (high-tech) è il settore dell'economia israeliana in più rapida ripresa dopo la pandemia. Nel 2021, il numero di lavoratori dipendenti dell'industria è cresciuto dell'8% rispetto al 2020. E il capitale confluito nell’high-tech - 27 miliardi di dollari investiti in 800 startup - è più che raddoppiato nel 2021 rispetto al 2020. Questi risultati sono stati raggiunti anche grazie a un ruolo centrale dello Stato (IL REPORTAGE DA ISRAELE).

"Il governo opera intensamente per investire fondi pubblici nel settore privato per la ricerca e lo sviluppo. La situazione attuale in Israele è che l'alta tecnologia genera il 18% del PIL, il 30% delle imposte sul reddito e il 50% delle esportazioni sono dovute all'alta tecnologia"
Ami Appelbaum, Israel Innovation Authority

Qual è la situazione in Europa e in Italia?

I dati di EY dicono che nel 2023 in tutti i principali paesi europei si è registrato un decremento degli investimenti rispetto ai primi quattro mesi dell’anno precedente.

Nel campo dell'innovazione tecnologica l'Europa soffre anche una serie di ritardi rispetto ad altre aree di sviluppo, come gli Stati Uniti e la Cina.

"L'Europa è in ritardo rispetto agli Stati Uniti e ad alcuni paesi dell'Asia. La sua debolezza dell'Europa è che quella di non avere un mercato dei capitali altrettanto sviluppato e questo è il motivo principale per cui è stato creato l'EIC, affinché promuova l'eccellente ricerca che abbiamo in Europa"
Michiel Scheffer, Presidente Consiglio europeo dell’Innovazione.

Cos è l'European Innovation Council (EIC)?

L’European Innovation Council (EIC) è un’istituzione dell’Unione Europea introdotta dalla Commissione per sostenere la commercializzazione di tecnologie ad alto rischio e ad alto impatto innovativo nell’Unione Europea. L’EIC ha l’obiettivo di sostenere innovatori, startup, PMI e ricercatori europei nello sviluppo delle loro idee più brillanti. Lo fa anche grazie a una serie di programmi di finanziamento. Tra questi, c'è l’EIC Accelerator, che supporta le start-up e le piccole e medie imprese nel loro sviluppo in nuovi mercati e nella "rivoluzione" di quelli esistenti.

Qual è la situazione italiana?

In Italia il numero di startup innovative è in costante crescita. È passato tra il 2017 e la fine del 2022 da circa 7.400 a circa 14.700 unità. 

L'Italia però è in ritardo se la si confronta con i principali Paesi europei. Per fare un confronto è interessante vedere il dato degli unicorni, vale a dire e startup che hanno raggiunto la valutazione superiore a un un miliardo di dollari prima di essere acquisite o entrate in borsa. L’Italia ne ha sinora prodotti sei, la Spagna dodici, la Francia oltre trenta e la Germania oltre sessanta. È però da evidenziare che dei sei unicorni nati in Italia, quattro sono del 2022.

I progressi fatti dall'Italia però non toccano tutto il Paese in modo uniforme. La Lombardia, secondo i dati di EY, si conferma il terreno più fertile e promettente per le start up italiane, sia per numero di operazioni (166) che per capitali raccolti dalle proprie imprese (più del 50% della raccolta totale).

In generale, tra le regioni che hanno attratto maggiori investimenti ci sono Piemonte, Veneto, Toscana e Lazio; meno rassicuranti i dati del Sud e Centro Italia, dove a fronte di un’elevata presenza di società innovative (rispettivamente il 26% ed il 21% delle startup e PMI italiane) c’è una carenza di potenziali investitori. Ma cosa manca all’Italia?

Come può migliorare l'ecosistema di start up italiano?

I quattro fattori di successo

"Sostegno delle istituzioni, una buona relazione con il sistema universitario, la presenza di grandi aziende che possano accogliere le innovazioni delle startup e la presenza di investitori disponibili a scommettere. Questi sono gli elementi più importanti e la situazione Italia presenta un chiaroscuro"
Marco Daviddi, Strategy & Transaction Leader di EY Italia

Orientare i giovani innovatori

"Quello che manca è la possibilità di segnalare un percorso agli startupper, con le diverse strade e possibilità che hanno di fronte. Manca un senso dell'orientamento"
Giovanna Dossena, Università degli Studi di Bergamo e CEO AVM Gestioni

“I laureandi di Harvard pensano che inventare un lavoro sia meglio che trovare un lavoro”. In “The Social Network”, il film che racconta la storia di Facebook, lo sceneggiatore Aaron Sorkin mette in bocca questa frase al presidente della prestigiosa università americana. Parole che rendono bene lo spirito delle startup, ma quali sono le qualità umane che uno startupper non dovrebbe mai perdere? Secondo Federico Faggin non si tratta solo di competenze tecniche, ma soprattutto di saper conservare il fuoco della propria passione.

Si chiude con le startup il viaggio di Beyond. Abbiamo toccati alcuni aspetti che riguardano il mondo dell'innovazione e vogliamo tornare un'ultima volta da Alce Ross, professore dell’Università di Bologna e già consigliere per l’Innovazione dell’amministrazione di Barack Obama. Alec Ross ci invita a guarda con ottimismo al futuro perché, spiega, "solo gli ottimisti cambiano il mondo".