Travolti e uccisi
La percezione di tutti, davanti ai tanti fatti di cronaca, è di una strage senza fine. Siamo andati a vedere i numeri sui pedoni vittime della strada. I dati e le storie
Idriz aveva 58 anni, era appena uscito di casa, stava attraversando la strada per andare a prendere un caffè, prima di andare al lavoro. Sei e mezza del mattino. E’ morto sul colpo, travolto da un’auto. Nino hanno cercato di salvarlo, provando a rianimarlo lì, sull’asfalto. E’ morto a 87 anni, ucciso da un’auto in provincia di Nuoro. Filippo stava per diventare papà, aveva 54 anni. E’ deceduto in ospedale dopo alcuni giorni di ricovero in rianimazione. Lo hanno investito nel bolognese. Storie tremendamente simili.
Anche Eloy, 60 anni, si è spento in ospedale. Un’auto lo ha travolto poco prima delle 6 del mattino: stava andando a prendere il bus per recarsi al lavoro. Le immagini di una telecamera di sorveglianza hanno ripreso chi lo ha colpito e poi abbandonato lì.
Gianni invece era sulle strisce pedonali, tardo pomeriggio, San Donà di Piave. Anche in questo caso la giovane donna che lo ha colpito con l'auto lo ha lasciato sull’asfalto. Omicidio colposo stradale aggravato. Anche Giuseppe, 77 anni, era sulle strisce pedonali a pochi passi da casa. Provincia di Biella. A travolgerlo una moto.
Quando leggiamo i dati sugli incidenti stradali ci tornano alla memoria quelli più recenti, quelli di cui abbiamo visto le immagini, spesso terribili, nei servizi del tg, quelli di cui abbiamo imparato a conoscere il volto di chi ha perso la vita. Ci sono incidenti stradali di cui si legge solo nelle cronache locali, altri di cui non si sa nulla di più del fatto, le informazioni essenziali, la vittima, il luogo, la dinamica. E molti, come quelli che abbiamo appena menzionato, riguardano gli utenti della strada più indifesi, coloro che vanno a piedi. In media ne muoiono ogni anno tra i 400 e i 600.
Più sicurezza per tutti...
Negli anni le strade italiane sono diventate più sicure sotto numerosi punti di vista. Incidenti, morti e feriti complessivi sono infatti in calo (anche se i dati del 2020 e del 2021 vanno considerati con cautela perché influenzati dalla riduzione della mobilità provocata dalle misure per il contenimento della pandemia da Covid-19).
Il dato più importante, quello delle vittime della strada, spiega bene la tendenza che riguarda tutte le categorie di frequentatori delle strade. Dal 1991 i morti tra i pedoni in Italia sono scesi del 59 per cento, del 54 per cento tra i guidatori e dell’84 per cento per i passeggeri.
...ma un po' meno per i pedoni
Tuttavia, se si passa dai decessi ai feriti, si scopre che la maggiore sicurezza acquisita negli anni non è distribuita allo stesso modo tra i vari utenti. Conducenti e passeggeri dei veicoli, per esempio, hanno beneficiato maggiormente del progresso delle norme, della qualità delle infrastrutture e delle tecnologie delle autovetture. E questo si vede dai dati dei feriti
Mentre per chi è alla guida di un veicolo e per chi è insieme a lui i numeri degli infortuni tendono a diminuire nel tempo, per coloro che si muovono a piedi la tendenza è stabile quando non in aumento.
Ci sono storie che restano impresse nella memoria collettiva più di altre. Di Francesco Valdiserri ricordiamo quella bellissima fotografia di lui che sorride, la camicia bianca e la cravatta rossa fuori da scuola. Ricordiamo le parole della sorella Daria, il dolore dei genitori, giornalisti del Corriere della Sera, Paola Di Caro e Luca Valdiserri con l’appello durante i funerali: “Ragazzi vi prego se vi capita di bere quando uscite non guidate”.
Ricordiamo anche l’incidente in cui il 18enne ha perso la vita: Francesco era sul marciapiede con un amico, in via Cristoforo Colombo, una delle arterie più trafficate di Roma. L’auto che lo ha travolto era guidata da una 23enne, che è risultata positiva all’alcol test e a cui già una volta, nel 2019, era stata ritirata la patente per essersi rifiutata di sottoporsi al drug test.
Anziani rischio
Le tragedie della strada che riguardano i più giovani sono comprensibilmente tra quelle che colpiscono maggiormente l'opinione pubblica. Se ci limitiamo ai pedoni, nel 2021, ultimo anno per cui abbiamo statistiche complete, sono stati 2.717 i passanti che avevano meno di 21 anni rimasti feriti in incidenti e 15 gli appartenenti a questa fascia di età che sono morti a causa di un investimento
La maggior parte dei pedoni coinvolti in incidenti, tuttavia, appartengono a segmenti di popolazione più anziani. Il rischio è massimo per gli ultra 65enni che nel 2021 hanno rappresentato il 31 per cento dei pedoni feriti, quasi uno su tre.
Tra i più anziani si registra anche il maggior numero di decessi: il 61 per cento, ben più della metà del totale. La maggiore fragilità fisica espone la popolazione più avanti con gli anni a conseguenze più gravi in caso di incidente.
Donne e uomini
Dal punto di vista del genere, il rischio muta se si parla di ferimenti o di decessi. Nel 2021, le vittime che hanno riportato lesioni di qualche tipo sono in leggera maggioranza donne: 52 per cento contro 48 per cento. Mentre un esito fatale dell’incidente ha riguardato soprattutto i maschi: 70 per cento contro 30 per cento.
Luca Serianni, il linguista e filosofo, stava attraversando la strada a Ostia quando è stato travolto da un'auto. Sono tante le notizie di cronaca che iniziano così: mattino presto, un pedone cammina sulle strisce pedonali, un'auto lo travolge e lo uccide. Serianni, dopo tre giorni di coma irreversibile, è morto in ospedale.
Miriam aveva 22 anni, è stata travolta dall’auto di un coetaneo nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre 2022. Camminava a bordo strada, stava tornando a casa dopo una lite con il fidanzato. Erano le 4 di notte. Sognava un futuro da psicologa criminale. Il suo sguardo, il suo sorriso hanno colpito tutti.
Quella di Miriam doveva essere una serata come tante. La pizza con il fidanzato, poi la serata a casa di lui. Una telefonata al padre per rassicurarlo: "Papà tutto bene, ci vediamo domani e pranziamo insieme". Ma poi le cose sono andate diversamente. La coppia litiga. Miriam prova a chiamare il padre, forse per chiedergli di passare a prenderla, per sfogarsi. Ma sono le 3 di notte, il papà dorme, rassicurato dall'ultima telefonata. Allora la ragazza decide di incamminarsi verso casa. Intorno alle 4.30 viene investita da un suo coetaneo. L'impatto è violentissimo. Sottoposto ai test il giovane alla guida di un'Audi è risultato positivo all'assunzione di alcol e stupefacenti.
Quando la colpa è dei conducenti
Ma quanti investimenti di pedoni dipendono da comportamenti errati da parte dei conducenti? La maggior parte, raccontano le statistiche. Secondo i dati Istat / Aci elaborati da Sky TG24, nel 2021 nel 63 per cento degli investimenti di persone che camminavano sulle strade, il colpevole era chi guidava il veicolo. In un altro 11 per cento di casi, la responsabilità doveva invece essere condivisa tra le parti. Questo vuol dire che in tre casi su quattro c’è, totale o parziale, la responsabilità di chi è alla guida.
Problema velocità
In questo tipo di incidenti un ruolo importante lo gioca anche la velocità. Complessivamente nel 2021 sono stati 1.359 i pedoni investiti nei quali la velocità eccessiva o il mancato rispetto della velocità sono stati la causa dell’incidente. Si contano in 72 invece i passanti uccisi per i quali l’andatura troppo sostenuta o comunque superiore a quanto prescritto è stata la causa, o una delle cause accertate, dell’evento.
Effetto 30 all’ora? Cosa dicono gli studi
Se la velocità è uno dei fattori di rischio per gli incidenti che riguardano i pedoni, quale impatto può avere sulla sicurezza il limite a 30 km/h in città, come proposto recentemente a Milano?
Questo tipo di riduzione è stato introdotto negli ultimi 10-15 anni in parecchie città, europee e non solo, anche se con modalità differenti. Esiste già, quindi, una discreta letteratura sugli effetti della misura che, nel complesso, fa emergere un influsso positivo sulla sicurezza: meno feriti e meno decessi, in assoluto e tra i pedoni. Ci sono però differenze tra un luogo e l’altro, segno che non è solo la velocità a influire sulla sicurezza stradale e che il contesto può fare la differenza.
Uno studio svizzero del 2021, che ha preso in esame la città di Losanna, “conferma che il limite di velocità di 30 km/h è efficace nella riduzione delle vittime del traffico stradale”. Ma gli elementi positivi andrebbero anche oltre. “I benefici attesi derivanti dalla riduzione dell’esposizione al rumore - si legge nello studio - sono ancora più importanti dal punto di vista quantitativo”.
A Bristol, in Inghilterra, la limitazione a 30 all’ora per alcune strade è stata introdotta nel 2008. Secondo uno studio, i morti stradali dopo l’introduzione della misura sono calati del 63 per cento e il beneficio si è avvertito su tutto il territorio cittadino: la diminuzione della velocità in alcune aree ha comportato, spiegano gli autori, una riduzione anche dove il limite non è stato introdotto.
A Edimburgo, in Scozia, gli incidenti sono invece scesi del 40 per cento e il tasso di mortalità ha subito un calo analogo: 39 per cento. Complessivamente, dodici mesi dopo l’introduzione delle nuove norme, la velocità media dei veicoli era rallentata di 2,1 km/h. Lo stesso studio ha però rilevato un impatto decisamente minore dei nuovi limiti a Belfast, in Irlanda del Nord.
“Importanti diminuzioni del tasso di investimenti di perdoni” sono state registrate nelle strade di Toronto, dove è stato introdotto il limite dei 30 km/h. Lo afferma una ricerca canadese che tuttavia spiega come, dal punto di vista strettamente statistico, queste riduzioni non si sono rivelate maggiori di quelle riscontrate nelle strade con limiti più alti.
Più ottimistici i dati di Bruxelles Mobilité, il servizio di mobilità pubblica della capitale belga. Il limite dei 30 all’ora ha dimezzato le morti sulle strade e fatto scendere del 17 per cento le vittime che hanno riportato infortuni seri. Tutto questo in un anno, dal 2020 al 2021, periodo nel quale è stata registrata anche una “drastica riduzione dell’inquinamento acustico”.
Più caute le conclusioni e le relative raccomandazioni di uno studio spagnolo sulla sicurezza dei pedoni. A parere degli gli autori della ricerca, il miglior modo per intervenire su questo aspetto è migliorare le aree di attraversamento in modo da garantire ai conducenti e a chi è a piedi una migliore visibilità della zona. Quanto alla riduzione della velocità, sarebbe meglio applicarla solo in alcune aree selezionate. In questo modo, si legge, gli automobilisti sarebbero spinti a scegliere le strade più veloci, che sono anche quelle in aree meno abitate e con minore passaggio di persone a piedi.