Pechino Express, eliminate le Sorelle: “Siamo tornate rinate”

A un soffio dal sogno di arrivare in finale, Samanta e Debora Togni perdono la sfida contro i Medagliati Jury Chechi e Antonio Rossi, i Complici Dolcenera e Gigi Campanile, gli Estetici Giulio Berruti e Nicolò Maltese e le Atlantiche Ivana Mrázová e Giaele De Donà. Partite dalla valle di Katmandu, la capitale del Paese, superata Bandipur, sede del Libro Rosso e giunte alla città di Pokhara, le Sorelle si sono ritrovate fuori di giochi. Ma con una nuova luce nel loro sguardo, dopo questa esperienza “siamo rinate”. L’intervista. Cosa vi ha spinto a partecipare a Pechino Express? Samanta: La voglia di mettersi alla prova, inizialmente credevo che sarebbe stata un'esperienza importante soprattutto per noi come sorelle e in particolare per Debora perché ha un carattere apparentemente ruvido all'esterno, ma in realtà ha un cuore da Trudi, lo dico sempre, è forte ma nasconde un po' di insicurezza; un’esperienza di questo tipo ero certa l’avrebbe aiutata anche a prendere consapevolezza della sua forza. Ammetto che inizialmente sono partita con questo tipo approccio, strada facendo ho poi realizzato quanto in realtà stesse servendo anche a me. È stata un'esperienza unica e irripetibile, viverla con mia sorella ha un valore unico. Debora: Samanta su di me ha ragione, in apparenza dò un’immagine un po’ dura di me, ma tante volte ho perso per strada la consapevolezza di essere più forte e questa avventura mi ha fatto capire che realmente riesco a essere una donna forte. Il mio cuore da Trudy resterà tale per sempre, del resto quando uno nasce così non può cambiare. La spinta a partecipare anche per me è nata dalla voglia di mettermi in gioco e risultati li abbiamo ottenuti. Avete scoperto qualche lato nascosto di voi? Samanta: Per me è stata una rinascita, una riscoperta di me, avevo perso anche io in realtà un po' di sicurezza verso me stessa. Peraltro ho fatto quest’esperienza in un periodo importante e difficile della mia vita. Nel farla ho ritrovato una forza e una luce che non ricordavo più di avere. È stato veramente un passaggio molto significativo, soprattutto a livello personale. Devo dire la verità, questo Pechino lo porterò nel cuore, per tanti motivi, riguardandomi mi sono vista sotto un'altra luce, mi ha dato tanto. Debora: Al di là del discorso sulla sicurezza di cui parlavamo prima, direi che il fatto stesso di essermi messa in gioco partecipando a un programma televisivo, è stato un passo enorme. Tutto avrei pensato e fatto tranne mettermi in mostra davanti alle telecamere. E sinceramente questa cosa all’inizio mi metteva un po' in ansia, la partenza è stata un po' down, poi invece è andata liscia. Siete sempre così complici fin da bambine? Debora: Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, considera che fino a quando non è partita per l’America, la portavo con me, fino a quando Samanta aveva quattordici anni. Siamo state sempre unite al di là dei percorsi di vita che abbiamo fatto. Siamo senz’altro molto complici. Samanta: Sì, ma non è stato sempre così, lei voleva un fratello maschio e invece sono nata io, tra di noi ci sono otto anni di differenza e quando ero piccola volevo frequentare lei e le sue amicizie più grandi… Debora quando poteva mi sbolognava anche con menzogne meschine . Abbiamo fatto vite diverse, la quotidianità si è persa, ma nonostante ci sentissimo poco, avevamo quella consapevolezza di esserci l'una per l'altra, comunque e a prescindere. Questo filo ci ha tenute unite nel tempo. Cosa vi manca di più di Pechino Express? Samanta: Mi manca la spensieratezza, quello stare in una bolla dove ti viene tolto il telefono e l'orologio, e dove vivere una realtà parallela che in qualche modo non esiste. Viene a mancare il contatto con te stessa e con quello che stai vivendo. Pechino è una grande opportunità per riconnettersi anche alla terra e ai posti in cui ti trovi. Tornando alla quotidianità questa connessione personale va e viene come la rete wi-fi, e quella magia si perde. Debora: Essere tornate ognuna a casa propria mi fa sentire la mancanza di mia sorella, il non viverla ventiquattro ore su ventiquattro. Io abito a Terni e lei a Roma. In compenso dormiamo la notte. A Pechino avevamo qualche difficoltà, lei si lamentava perché russo, ma è anche vero che Samanta soffre di insonnia, e senza orologio era ancora peggio. Mi mancano anche le persone che nonostante tutte le loro problematiche, avevano il sorriso in faccia e sembravano più serene di noi, al contrario sempre preoccupati per qualcosa. Quali sono i compagni di viaggio con cui avete legato maggiormente e perché? Samanta: Non ci sono stati problemi con nessuno, abbiamo avuto buoni rapporti con tutti. Conoscevo già Giulio Berruti con il quale c'era un'amicizia precedente, con lui ho partecipato a Ballando con le stelle ed eravamo in coppia insieme, per cui ci conoscevamo già da prima, anche il suo compagno Niccolò abbiamo scoperto essere simpaticissimo. Abbiamo legato tantissimo con i Medagliati, due persone stupende di cui immaginavo già il valore umano. Dietro dei campioni così in genere c'è sempre un certo carattere, una bella determinazione. Poi ho trovato Vito una persona stupenda con cui è difficile non legare, continuo a frequentarlo, a Roma ci vediamo spessissimo. Ci siamo trovate bene anche con le Atlantiche, ma più di tutti con gli Estetici. Debora: Concordo su tutto ciò che ha detto Samanta sui compagni e compagne d viaggio, in più io, avendo fatto lo scambio di coppia con Ivana a un certo punto della gara, ho avuto l'opportunità di conoscerla più a fondo e devo dire che è una ragazza splendida. Cosa portereste su un’isola deserta e perché? Samanta: Un diario per scrivere i pensieri di quei momenti che potrebbero svanire. Sì direi un bel diario con le foto delle persone care, per sentirle un po' vicine, e guardarle quando ho un po' di nostalgia o solitudine. Debora: A me non piace scrivere, direi un pallone perché mi piace giocare a calcio e magari con un pallone mi divertirei. Ma se potessi proprio scegliere, visto che non posso portare la mia famiglia, porterei i miei due cani, con loro ci parlo e mi danno sempre ragione. Henry Miller diceva che “La propria destinazione non è mai un luogo, ma un nuovo modo di vedere le cose”, come vi sentite cambiate in questo senso dopo un’avventura come Pechino? Samanta: Sicuramente lo avranno già detto altri, ma da Pechino torni proprio con occhi diversi, con lo sguardo pieno di meraviglia e di umanità bella. La destinazione per noi è stata capire, guardare le cose con un occhio diverso, lasciando andare il superfluo, che al contrario qui ci sembra indispensabile. Debora: Vero, cambia anche la percezione del tempo che cambia. Io sento di essere tornata in una maniera completamente diversa. Sono rinata, sono una nuova Debora.

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