Goldrake, il grande ritorno di un successo senza tempo

Si trasforma in un razzo missile, con circuiti di mille valvole. Chiunque in Italia conosce queste parole, l’inizio di quella che è probabilmente la sigla dei cartoni animati più famosa di sempre. Il mito di Ufo Robot attraversa mezzo secolo di storia, con un filo rosso che va dalla prima puntata trasmessa sulla Rete 2 della Rai alle 18:45 del 4 aprile del 1978 all’esordio in prima serata su Rai 2 del reboot Goldrake U, il 7 gennaio del 2025. Il robot creato da Gō Nagai è stato il primo gigante d’acciaio ad approdare nel nostro Paese aprendo la strada a Mazinga Z e Il Grande Mazinga , al fratellino più piccolo Jeeg Robot d’Acciaio e agli epigoni Daitarn 3, Daltanious, Voltron. La storia Atlas UFO Robot è la storia di Duke Fleed, principe esule caduto sulla Terra in seguito all’invasione del suo pianeta da parte della flotta di Vega, diventato Actarus e costretto a tornare alla guida del suo robot Goldrake per difendere la Terra stessa dall’invasione dei suoi storici nemici. Una sorta di Superman giapponese ipertecnologico. IL SUCCESSO DI UFO ROBOT Ufo Robot, che in Giappone ha esordito il 5 ottobre del 1975, ha saputo proporsi come un successo duraturo per una serie di motivi. Intanto il fatto di far leva su un archetipo già ampiamente collaudato, aggiungendo all'idea dell'eroe venuto da lontano per salvare l'umanità lo strepitoso design dei robot di Gō Nagai, che alla fine degli anni '70 era qualcosa di mai visto in Italia; poi la capacità dello stesso autore di costruire una mitologia complessa e affascinante a sostegno delle vicende narrate e dei combattimenti. L'ADATTAMENTO ITALIANo A incidere sulla fortuna della serie nel nostro Paese, probabilmente è stato anche un lavoro di adattamento piuttosto profondo e radicale. Se il nome di Goldrake è mutuato dal francese Goldaràk, Il titolo Atlas UFO Robot invece è tutto italiano e rimanderebbe a quello della brochure stampata dagli stessi francesi per presentare il prodotto, col termine atlas a identificare proprio il depliant illustrativo. Secondo Massimo Nicora, esperto in materia e autore del libro C’era una volta Goldrake, si sarebbe invece trattato di una scelta consapevole del direttore di doppiaggio Annibale Roccasecca, motivata dal rimando “esotico” della parola Atlas. Anche i nomi dei personaggi, nella versione italiana, sono modificati rispetto a quella giapponese e richiamano spesso quelli di stelle e pianeti . Le sigle Il successo della serie animata è corso in parallelo a quello delle sue due sigle, in una relazione di interdipendenza in cui è quasi impossibile capire cosa abbia fatto da traino e cosa abbia invece sfruttato la scia. Ufo Robot e Goldrake, entrambe eseguite dal gruppo Actarus e arrangiate da Vince Tempera, furono capaci di vendere rispettivamente 1 milione e 700 mila copie. La prima, in modo particolare, è rimasta nell’immaginario collettivo, diventando anche uno dei brani revival più apprezzati nelle discoteche. Così Goldrake spaccò l’Italia Atlas UFO Robot divenne da subito un fenomeno di costume con pochi precedenti che invase il mercato con gadget di ogni genere. La sua popolarità creò scompiglio nella politica, sollevando critiche sui suoi sottotesti. Nonostante lo stesso Actarus non sia un terrestre , molti videro nella riproposizione del topos della resistenza all'invasore un atteggiamento di chiusura verso lo straniero. Silverio Corvisieri, parlamentare di Democrazia Proletaria membro della Commissione di Vigilanza RAI, si espresse contro il cartone animato in un articolo pubblicato il 7 gennaio 1979 su Repubblica. “Si celebra dai teleschermi, con molta efficacia spettacolare, l’orgia della violenza annientatrice, il culto della delega al grande combattente, la religione delle macchine elettroniche, il rifiuto viscerale del «diverso» ”, scriveva Corvisieri. “Quali effetti hanno programmi come questo sui fratellini minori dei ragazzi del «cioè»? Voglio dire, cantare in coro canzoni piene di parole per loro incomprensibili come «cibernetica» li aiuterà ad avere un linguaggio e una struttura di pensiero più ricchi e maturi? Questa propaganda straordinariamente efficace di tutte le vecchie idee del vecchio mondo quali segni lascerà? In quale modo un genitore può fronteggiare con i poveri mezzi delle sue parole la furia di Goldrake?”. Ufo Robot fu capace di spaccare in due la sinistra italiana. Se Lotta Continua lo vedeva come “un simbolo di ribellione”, Dario Fo, su L’Unità, ne faceva un’aspra critica, descrivendolo come l’alfiere di un’aristocrazia fatta di “pochi eletti” che “vigilano sui poveri immortali (imbecilli che se ne vanno in giro con le mani in tasca senza pensare ai pericoli che corrono”, e vedeva in esso “la mistica del fascismo che faceva sempre apparire l’avversario come laido, orrido”. Goldrake, per Fo, è un San Giorgio contemporaneo, “discendente di questa deteriore forma di spettacolarità teatrale delle parabole proprie del cattolicesimo feudale”, ma anche il figlio di “un accoppiamento morboso tra la cultura originaria giapponese, la letteratura dei samurai, e i miti del superman americano”. Ciononostante, Fo si esprime nettamente contro la sua censura, “sempre una ulteriore ingiustificata forma di violenza”, ma teorizza l’utilizzo “degli stessi mezzi televisivi per criticarle”, perché “con l’ironia, con il grottesco, si può far capire la falsità di questi personaggi”. Un qualcosa che lo stesso Fo metterà in pratica con una canzone e un balletto parodistici messi in scena all'interna di Buonasera con..., lo stesso contenitore di Rai 2 in cui andava in onda il cartone animato. Dalla parte di Goldrake si schierò invece Gianni Rodari, che in un articolo non a caso intitolato “In difesa di Goldrake” pubblicato nell’ottobre del 1980 sul numero 41 del periodico Rinascita lo definiva come "Un Ercole moderno metà uomo metà macchina in grado di combattere i cattivi per salvare la Terra". In buona misura, Ufo Robot fu vittima dello stesso equivoco che in Italia avrebbe coinvolto le serie animate giapponesi successive, venendo identificato come un prodotto per bambini quando il suo target era un pubblico certamente giovane ma più maturo , lo stesso che dimostrò di apprezzarlo largamente dandogli un successo con pochi eguali al mondo. E a ben vedere, molta parte delle critiche che gli furono mosse, si sarebbero ripetute negli anni successivi nei confronti di altri anime, con uno stigma che sarebbe stato progressivamente trasferito ai manga negli anni '90. La nuova era A cinquant’anni dall’esordio in Giappone e a 47 da quello italiano, Goldrake è tornato con materiale nuovo. La serie anime Goldrake U, reboot realizzato dallo studio Gaina su un progetto della Dynamic Planning di Gō Nagai con la saudita Manga Productions, ha debuttato su Rai 2 il 6 gennaio, superando il milione di telespettatori per il 5,05% di share. E se, naturalmente, questi risultati sono la conseguenza della grande popolarità intergenerazionale della serie originale, il lavoro di riadattamento e adeguamento ai temi della contemporaneità appare evidente. Goldrake U è una versione più cupa e introspettiva, che scava soprattutto nel passato oscuro di Actarus, con un character design rinfrescato e adattato alle abitudini del pubblico più giovane, animazioni aggiornate alle tecniche contemporanee, e un legame ancora più evidente con Mazinga Z, che appare fin dalle prime scene guidato da Alcor . Qualche mese fa, Edizioni BD ha invece portato in Italia Goldrake, fumetto pubblicato nel 2021 dalla francese Glénat, scritto da Xavier Dorison e Denis Bajram, disegnato da Brice Cossu e Alexis Sentenac, coi colori di Yoann Guillo, vero e proprio sequel del manga e dell’anime di Gō Nagai, ambientato 10 anni dopo, con Actarus e Goldrake chiamati di nuovo a combattere contro la nuova minaccia di Vega. Anche in questo caso le tematiche sono aggiornate, con un forte accento sulle contraddizioni della guerra, una distinzione tra buoni e cattivi decisamente più sfumata e la ricerca di una convivenza pacifica possibile col «diverso». Una storia che, forse, sarebbe piaciuta anche a Dario Fo e Silverio Corvisieri.

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