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Westworld 2, episodio 6: la recensione

Serie TV

Linda Avolio

Bye Bye Shogun World: per Maeve e compagni è tempo di tornare a Westworld, e finalmente l'ex madame del bordello di Sweetwater ritrova sua figlia. Ma, come era lecito aspettarsi, si tratta di un incontro ben poco gioioso. Intanto, a Sweetwater, Teddy 2.0 e Dolores sono pronti per partire. Destinazione: il centro di controllo, alla ricerca di Peter Abernathy. Mentre Bernard e Elsie tentano di capire le cause del delirio cominciato la notte della festa, l'Uomo in Nero e sua figlia Emily chiariscono alcune cose. Scopriamo che Ford in realtà non se n'è mai andato veramente, ma ha "clonato" la sua coscienza e l'ha inserita in un'unità di controllo: leggi la recensione di Phase Space, il sesto episodio di Westworld 2 (NB, ovviamente ci sono SPOILER se non l'avete ancora visto!!)

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Westworld 2, episodio 6: la trama per punti

L'episodio si apre con un prologo ambientato nel passato in cui Dolores sta testando Bernard facendogli un colloquio per verificare la fidelity, la fedeltà di riproduzione. Esattamente come abbiamo visto fare a William con la copia sintetica di James Delos. Ripetiamolo: Ford ha usato Dolores per testare la "fedeltà di riproduzione" di Bernard, la copia sintetica di Arnlod.

Stubbs è riuscito a fare ritorno al centro di controllo, e trova una situazione a dir poco critica. Charlotte Hale è riuscita a recuperare Peter Abernathy, e finalmente può chiamare la cavalleria. La cavalleria arriva nella forma di un manipolo di paramilitari arroganti capitanati da un ancora più arrogante capo. Si comincia con le operazioni di ripristino del sistema, e la prima cosa che viene ripristinata è la mappa. Sulla mappa si vede chiaramente qualcosa che si muove e che è diretto a tutta velocità proprio lì, al MESA, il centro di controllo. Si tratta della locomotiva su cui stanno viaggiando Dolores, Teddy, Angela e gli altri. 

Shogun World. Maeve e Akane sono ovviamente sopravvissute al bagno di sangue previsto nel finale del precedente episodio. Akane estrae il cuore di Sakura: lo porterà dove la ragazza è nata, per liberare il suo spirito. Prima di partire, Musashi sconfigge Tanaka durante un combattimento corpo a corpo nella Sweetwater giapponese. Il gruppo arriva al lago di neve (Snow Lake in originale): Akane brucia il cuore della sua figlia putativa, Lee, Sylvester e Felix trovano il passaggio che permette di tornare nei corridoi sotterranei del parco, e Maeve cerca di convincere la sua controparte nipponica a seguirla nel nuovo mondo, senza successo. Akane e Musashi resteranno lì, a combattere per il loro mondo. L'unica che sceglierà di andare a esplorare Westworld è Hanaryo.

Tornati a Westworld, il gruppo riemerge in un posto a lei familiare: la prateria dove viveva con sua figlia. Maeve si avvicina da sola alla sua vecchia casa, e lì ritrova sua figlia, a cui però, ovviamente, è stata assegnata un'altra madre (la copia leggermente più giovane di Maeve). Non c'è però tempo per discutere, perché arrivano gli indiani della Ghost Nation. Maeve e la figlia scappano, ma vengono raggiunte da Akecheta, che però non le uccide. Mentre Hector, Armistice e Hanaryo arrivano in aiuto di Maeve, Lee usa la radio e chiama i rinforzi, per la gioia di Sylvester, mentre Felix è contrario, e va ad aiutare i suoi nuovi amici.

Teddy si è risvegliato, e ora è un uomo completamente diverso. Dolores è in parte triste, in parte soddisfatta. Il treno è pronto per partire alla volta del MESA, per recuperare Peter Abernathy e per portare avanti la vendetta. Il tecnico che ha fatto le modifiche a Teddy viene abbandonato sui vagoni sciolti del treno, e per lui la morte è praticamente certa, mentre Dolores, Teddy, Angela, Clementine e gli altri seguaci si sono spostati sulla motrice, e verso la fine dell'episodio fanno il loro ingresso nel centro di controllo.

L'Uomo in Nero è convinto che Grace/Emily sia un robot creato da Ford con le sembianze di sua figlia per distrarlo dal gioco, ma Emily riesce a provargli che non è così. Di notte, i due parlano del passato: è evidente che loro ci sono parecchie cose non dette. Emily riesce a convincere il padre a tornare a casa con lei, ma in realtà lui, la mattina successiva, riparte in gran segreto insieme a Lawrence senza dirle niente. Durante il viaggio, il gruppo viene attaccato dagli indiani della Ghost Nation.

Bernard e Elsie arrivano al MESA, e trovano morti (robot e umani) ovunque. Elsie tenta di accedere al sistema, e si accorge che c'è qualcosa che finora ha attivamente bloccato tutti i tentativi di ripristino. A quanto pare l'organismo che sta "rispondendo e apprendendo" è The Cradle, la culla, il magazzino dove sono stoccate - e dove sono collegate tra loro nel mainframe - tutte le "personalità" degli host, i loro dati, il loro codice, ciò che li rende ciò che sono, e che viene poi gestito tramite le unità di controllo, impiantate nelle loro teste. Giunti fisicamente nella culla, Bernard capisce che l'unico modo per accedere è entrare direttamente in quella rete, in quella "mente-alveare", così, con l'aiuto di Elsie, si sottopone a una procedura che estrae la sua unità di controllo e la inserisce direttamente nel sistema, in contatto con tutte le altre. 

Ci ritroviamo dunque insieme a Bernard dentro una narrazione virtuale che inizia proprio col suo arrivo a Sweetwater via treno. Una volta lì, Bernard vede personaggi e situazioni a lui familiari (Dolores che è andata a fare compere, Teddy che esce dal Mariposa saloon per andare a parlare con lei, e via dicendo). A un certo punto nota un cane, un levriero: il cane di Ford quand'era un ragazzino. Bernard segue il cane dentro il saloon, e al piano trova un "vecchio amico": Robert Ford.

Westworld 2, episodio 6: la recensione

Partiamo da Maeve e dalla sua linea narrativa: si conclude in questo episodio la parentesi nipponica della serie, e se è chiaro che la figura di Akane è stato un interessante espediente per mostrare in modo "esterno" a Maeve i motivi che hanno spinto lei stessa a fare le scelte che ha fatto, è anche chiaro che, dopo aver riportato il cuore di Sakura in quello che dovrebbe essere il posto dove lei è nata, questa determinata linea narrativa ha detto tutto ciò che doveva dirci, dunque è tempo di dire addio al Giappone e di fare ritorno a Westworld.

Tornata nel luogo in cui ha interpretato il suo primo ruolo, Maeve effettivamente ritrova sua figlia, ma, come c'era da aspettarsi, la reunion non può essere completamente gioiosa. Alla bambina, infatti, è stata assegnata un'altra madre. Che, oltre il danno la beffa, potrebbe tranquillamente essere la sorella minore di Thandie Newton, tanta è la somiglianza. L'arrivo dei nativi americani aggiunge tensione, mentre è chiaro il tentativo di Akecheta di "reclutare" Maeve nella lotta di Dolores contro i master, i padroni. "Vieni con noi. Il nostro cammino è lo stesso", le dice lui, ma lei risponde "Il tuo cammino porta all'inferno!", e considerando che nel primo episodio abbiamo trovato Akecheta morto, ucciso peraltro proprio da Dolores, forse Maeve non ha tutti i torti!

E' ovvio che ci saranno ulteriori risvolti riguardanti la reunion tra Maeve e sua figlia, ma è difficile prevedere come questa linea narrativa andrà a incrociarsi con quella di Dolores, più che altro perché finora l'ex madame del bordello di Sweetwater e compagnia si sono mossi in modo indipendente rispetto alla storyline principale. 

Avanza, ma di poco, la storyline dell'Uomo in Nero. Grazie alla chiacchierata davanti al fuoco con sua figlia scopriamo qualcosa di più del suo passato e dei motivi che l'hanno spinto a tornare a Westworld dopo anni di lontananza. Anche qui, però, restiamo in attesa di sviluppi, ma è quasi sicuro che il gioco a cui sta giocando il personaggio di Ed Harris ha a che fare col famigerato piano segreto della Delos. Piano che, ormai, così tanto segreto non è: la "clonazione" delle coscienze di certi facoltosi clienti e la sostituzione dei loro fallaci corpi biologici con degli eterni - o meglio, eternamente replicabili - corpi sintetici. Se abbiamo capito bene, l'Uomo in Nero vuole "radere al suolo questo posto": nel corso degli anni, dunque, ha cambiato idea con un'inversione di 180 gradi. E, sempre se abbiamo capito bene, Ford è d'accordo con lui.

Le scene con Charlotte Hale e Stubbs servono più che altro a portare avanti una parte della trama principale e a fornirci un paio di informazioni: che Abernathy si trova al MESA e che, finalmente, è arrivata una squadra di soccorso. Che, già lo sappiamo perché l'abbiamo visto nel precedente episodio, sarà tolta di mezzo senza troppe cerimonie.

Più interessanti i segmenti con la "Compagnia della vendetta". Quando ritroviamo Teddy capiamo subito quanto sia cambiato dal fatto che, invece di raccogliere il famoso barattolo, raccoglie un proiettile. Quando lo vediamo entrare nel saloon e parlare con Dolores, non abbiamo dubbi: Teddy 2.0 è cocky (impudente e arrogante non rendevano, al massimo avremmo potuto scrivere ca**uto, ma a quel punto teniamoci l'inglese cocky) come non mai. E' rimasta la sua totale fedeltà all'amata Dolores, ma per il resto non c'è traccia del buon, onesto e onorevole Teddy. Dolores lo guarda in modo ambiguo per tutto l'episodio, sia durante le scene ambientate al Mariposa, sia durante le scene ambientate sul treno: da una parte questo nuovo Teddy chiaramente le piace, è orgogliosa della sua creazione, dall'altra però c'è un velo di malinconia nei suoi occhi. Come darle torto. Però, parole sue, per crescere bisogna soffrire.

Ad ogni modo, Dolores, Teddy, Angela (che invece a quanto pare ha molto apprezzato le modifiche fatte a Teddy!), Clementine e gli altri seguaci di Wyatt sono pronti a portare terrore e distruzione dentro il centro di controllo. E, a giudicare dagli spezzoni visti nei precedenti episodi, ci riusciranno.

Il cuore dell'episodio è però affidato a Bernard e Elsie. Tornati al MESA, lei si accorge che c'è qualcosa che sta attivamente respingendo i tentativi di messa in sicurezza del sistema principale. E questo qualcosa ha un nome: The Cradle. La culla in questione (questo il significato della parola cradle, anche se in realtà si tratta di una sigla, CR4-DL) è il magazzino dove vengono stoccate le "personalità" degli host, dei robot, i loro dati, i loro codici. Insomma, ciò che li rende ciò e chi sono. Avete presente quella sfera creata nel laboratorio segreto dove c'erano gli androidi-drone? Ecco, quella è un'unità di controllo. Quella pallina è dunque in contatto con quella gigantesca "hive mind", mente alveare, con tutto ciò che questo può implicare.

Elsie cerca di accedere tramite un terminale, ma, di nuovo, The Cradle non le permette di entrare. Bernard capisce che l'unico modo è l'accesso diretto, così si posiziona sotto un casco che gli apre letteralmente il cranio per estrarre la sua unità di controllo e inserirla nel sistema.

E, una volta dentro, ci ritroviamo con lui a Sweetwater. Il vero colpo di scena, il cliffhanger, arriva alla fine dell'episodio, quando Bernard, seguendo il levriero, dentro al Mariposa si trova di fronte alla cosa, o meglio, a chi ha bloccato l'accesso al sistema, prendendone il controllo totale: FORD. Ecco dunque a chi appartiene quella control unit che Bernard si metteva in tasca nei flashback visti finora! Ecco dunque perché l'inferno si è scatenato nel momento esatto della morte di Robert: da quell'istante, il suo corpo biologico ha smesso di funzionare, ma, in compenso, si è attivata la sua mente sintetica. Resta da capire quale sia il vero obiettivo del personaggio di Anthony Hopkins, che siamo peraltro molto lieti di rivedere, ma, dalle informazioni raccolte finora, ci pare di capire che Ford non fosse poi molto d'accordo col il piano di William e di James Delos. 

Chiudiamo con il prologo, segmento posizionato in apertura proprio più per l'effetto sorpresa che per la capacità di aggiungere informazioni importanti allo sviluppo della trama principale. C'è da dire, però, che la scoperta che Ford ha usato Dolores per testare la fedeltà di riproduzione di Bernard non può lasciare indifferenti. In realtà si tratta di una scelta assolutamente logica - Robert a parte, chi meglio di Dolores conosceva Arnold? -, dall'altra è comunque un colpo di scena. Soprattutto, è un chiaro tentativo degli autori di farci dubitare di quanto visto finora nella seconda stagione: prima di questo momento nei flashback ambientati nel laboratorio eravamo di fronte al vero Arnold, o già alla sua copia in fase di testing?