Profezie che si avverano e profezie che ancora devono essere scritte: il sesto episodio di Britannia spinge forte sull'acceleratore, e lo scontro è sempre più vicino. La visione di Divis conferma quanto già pre-detto da Veran, che la speranza è la figlia di un padre cieco, e dunque che sarà Cait a sconfiggere Aulo Plauzio, e se è vero che le reali intenzioni del sacerdote sono ancora quantomeno fumose, è anche vero che nella visione del Druido reietto il Generale romano sembra piuttosto preoccupato. Sempre convincente Morrissey, semplicemente perfetto nei panni del cattivo, come già aveva dimostrato ai tempi di The Walking Dead: leggi la recensione del sesto episodio di Britannia
Britannia, episodio 6: la trama
Il viaggio/visione di Divis lo mette di fronte a qualcosa di assolutamente inaspettato: a quanto pare sarà Cait la rovina di Aulo Plauzio. Proprio come previsto da Veran. Proprio come scritto da Veran sulla nuca di Kerra. La speranza dei Cantiaci non sarà dunque la novella e combattiva regina scelta dal potente Druido, bensì una ragazzina che non ha ancora avuto il suo nome da donna. A questo punto è chiaro che Divis deve trovare Cait prima del Generale. Peccato che il demone Pwycca abbia deciso di rifarsi vivo…
Kerra fa ritorno a Crugdunun, dove viene accolta dal popolo. In mezzo alla folla c’è anche lei, la Speranza, giunta alla Cittadella insieme a suo padre il giorno prima. Gli anziani e gli esponenti di spicco della tribù giurano fedeltà alla loro nuova sovrana. Tra questi c’è anche Amena, che ovviamente ha ben altri progetti in mente: dopo essersi impossessata di una ciocca di capelli di Kerra, la moglie di Phelan (attualmente in fuga con Ania) e Lindon (che abbiamo scoperto essere la spia al soldo dei Regnensi) invoca un demone per distruggerla.
Prima di incontrarsi con i suoi alleati, la strada di Aulo incrocia nuovamente quella di Veran, sulla via del ritorno verso il villaggio dei Druidi. Il potente sacerdote ha accettato di togliere di mezzo Pellenor, facendo dunque un favore all’invasore. Ma per quale motivo? Possiamo fidarci di lui? Possiamo credere alla confessione fatta a Kerra?
Al campo base dei Romani, Bruto vede Vito, e capisce di essere nei guai. Afferra Philo, ancora catatonico, e fugge nel bosco: meglio rischiare di imbattersi in qualche celta che andare incontro a morte sicura per mano di Lucio o di Plauzio! A Crugdunun, Kerra prende in simpatia Cait, nella quale si rivede, e decide di farle un regalo: l’abito da lei indossato il giorno della sua cerimonia. La giovane regina non lo sa ancora, ma di fronte a lei c’è la Speranza di cui parla la profezia di Veran impressa sulla sua nuca.
Antedia è impaziente, non vede l’ora di colpire l’odiata nemica, ma Aulo la frena: prima tenterà di parlare con Kerra. La sovrana dei Regnensi non è d’accordo, ma promette di aspettare fino alla mezzanotte. Dopodiché i suoi soldati daranno inizio all’assedio.
Il Generale romano giunge dunque alla Cittadella per parlare con Kerra. Prova a convincerla ad accettare la sua offerta, ma lei è irremovibile: non venderà la libertà del suo popolo per vuote promesse. Aulo le chiede inoltre se per caso tra i suoi sudditi ci sia una ragazzina con il padre, un padre cieco, ma la regina dice di no. Mente consapevolmente o mente perché non si fida?
Intanto Divis, posseduto e guidato da Pwycca, arriva alla Cittadella, e Amena capisce subito: ecco il demone invocato da lei! Quando il Druido vede Cait diventa una vera e propria furia. Cait e Sawyer fuggono, ma si imbattono in Aulo, in procinto di andarsene. Il Generale romano riconosce immediatamente la ragazzina e cerca di catturarla. Anche Kerra finalmente capisce: non è lei, è Cait la Speranza dei Cantiaci! La coraggiosa regina aiuta la ragazzina e il padre a fuggire, e Aulo è chiaro: ha commesso un grave errore, un errore che le costerà molto caro. Che l’assedio abbia inizio.
Britannia, episodio 6: la recensione
Dopo un episodio, il quinto, piuttosto riflessivo, dal ritmo decisamente tranquillo, Britannia torna a correre. Ora Kerra è regina, e tocca a lei prendere le decisioni, anche, soprattutto, quelle più scomode. Ora tocca a lei scegliere come muoversi nei confronti del nemico. Durante l'incontro con Aulo Plauzio, però, è subito evidente una cosa: Kerra è figlia di suo padre, ma se lui era guidato dall'odio, quello nei confronti dei Romani, lei è guidata dall'amore, quello per il suo popolo. Non ci si può accordare con l'invasore, perché equivarrebbe a piegarsi, e questo lei non può permetterlo, non può vendere la libertà della sua gente. I Romani, però, non sono l'unico problema dei Cantiaci: Antedia scalpita, e avrà il suo assedio, eccome se l'avrà.
Le reali intenzioni di Veran restano quantomeno fumose, mentre quelle di Divis sono chiarissime: se Cait è la prescelta, bisogna trovarla e proteggerla a ogni costo. Peccato si metta in mezzo Pwycca, invocato da non si sa chi (forse proprio da Veran?), che prende possesso del Druido reietto.
Casualità o causalità? Divis/Pwycca è arrivato a Crugdunun grazie al rituale di Amena? Oppure solo perché è stato in grado di leggere le tracce lasciate da Cait e Sawyer? Kerra è diventata regina per rendere realtà la profezia di Veran, oppure la profezia di Veran ha fatto sì che Kerra potesse diventare regina?
A Kerra basta uno sguardo per rivedersi in Cait, e la scena in cui decide di regalarle il suo abito ha un forte valore simbolico: la cerimonia di ingresso di Cait nell'età adulta è stata interrotta bruscamente dall'arrivo dei Romani, e la ragazzina è rimasta in una sorta di limbo. Fino al momento in cui riceve in dono l'abito. Col suo regalo, Kerra sancisce l'ingresso di Cait nell'età adulta, sancisce la sua importanza, anche se ancora non sa di avere di fronte la persona di cui parlano le rune inscritte sulla sua nuca.
Continuano a convincere David Morrissey (Aulo Plauzio) - nel finale dell'episodio, quando minaccia Kerra, viene finalmente fuori il vero volto del Generale romano (un volto terrificante, proprio come quello del Governatore di The Walking Dead) - e Zoë Wanamaker (Antedia), completamente accecata dall'odio, e dunque incapace di rendersi veramente conto della pericolosità del suo alleato.