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Gomorra 3, trama e recensione dell’episodio 9

Serie TV

Linda Avolio

Da una parte la pace, e il mantenimento dello status quo, dall’altra la guerra, una vera e propria rovina per gli affari. I Confederati scelgono la prima opzione e accettano di restituire Forcella a Sangue Blu, legittimo erede del Santo. I festeggiamenti di Enzo però durano poco, e il giorno dopo la gloria ecco arrivare il sangue. A morire è Carmela, freddata con un colpo alla testa nel camerino di un negozio. L’ordine è arrivato da Gennaro, Ciro lo sa, ma Sangue Blu no, e deve continuare a essere così, perché solo così arriverà la guerra tanto agognata dal giovane Savastano. L’agguato di Enzo a Don Eduardo rischia di scoperchiare il proverbiale vaso di Pandora, e il voltafaccia di Scianel mette Gennarino in una brutta posizione: leggi la recensione del nono episodio di Gomorra 3

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Gomorra 3, episodio 9: la trama

 

Dopo l’attacco agli uomini di O’Crezi e O’Diplomato da parte di Enzo e dei suoi, c’è bisogno di sedersi a un tavolo e parlare chiaro. A sedersi è Ciro, e il tavolo ormai lo conosciamo bene, è quello rotondo della casa di O’Stregone. E’ proprio lui, infatti, ad accogliere l’Immortale e a dirgli senza tanti giri di parole che la camorra è stata inventata da lui e da altri boss storici, e che è assurdo pensare che possa arrivare qualcuno dal nulla – qualcuno di Secondigliano, tra l’altro! – a cercare di rubare le loro piazze. Di Marzio, però, precisa: lui non è più di Secondigliano, e non ha ancora preso ufficialmente possesso delle loro piazze. E comunque, a lui non interessa il potere per il potere, gli interessa fare giustizia. Bisogna restituire a Enzo ciò che fu rubato a suo nonno.

 

A Roma, intanto, Azzurra sfoglia un album di foto. Si sofferma su uno scatto che ritrae Gennaro e il figlio, che sta giocando lì accanto, ma proprio in quel momento arriva suo padre. “Avevi giurato che per te quella mer*a di tuo marito non esisteva più”, le dice lui, e lei ribatte che è così. Don Giuseppe, però, non le crede. Azzurra è preoccupata: fino a dove potrà spingersi l'odio di quest'uomo? Bisogna avvertire Genny, bisogna dirgli che “lui ha capito tutto”. Il personaggio di Ivana Lotito telefona dunque a quello di Salvatore Esposito, e il messaggio è chiaro e inequivocabile: “Avevi ragione quando dicevi che mio padre era un problema che andava risolto. E’ una cosa che devi fare in fretta.”

 

La sera stessa Genny si incontra con Ciro, che gli riferisce che, incredibilmente, O’Stregone ha accettato, che Forcella è di Enzo, e che dunque per adesso non ci sarà nessuna guerra. Se ne riparlerà al massimo più avanti, per ora bisogna rafforzarsi e crescere. Ci vuole tempo. Ma, a differenza dell’Immortale, per il giovane boss il tempo è un problema, e anche bello grosso.

 

Don Arenella incontra O’Stregone, che si dichiara disposto a cedere metà della zona della Maddalena in cambio della cessione a Enzo di Forcella. O’Sciarmante, nonostante non sia molto d’accordo, alla fine si trova costretto ad accettare: la priorità è evitare a tutti costi un’altra guerra. “O abbassiamo la testa, o facciamo la guerra. E una guerra aperta ci costerebbe sicuramente di più”, sono le parole conclusive dell’anziano boss.

 

Enzo ha dunque vinto, ed è da vincitore che torna al covo dove sono riuniti i suoi amici. “Forcella è nostra!” dichiara con soddisfazione e orgoglio Sangue Blu, e subito dopo è un tripudio di urla di gioia e di bottiglie di birra che sbattono una contro l’altra, brindisi dopo brindisi. Non tutti i guaglioni, però, la pensano allo stesso modo. Ronni, per esempio, non è contento di essere entrato ufficialmente a fare parte del Sistema. O’Belle’Buono, invece, è soddisfatto. Ci pensa Enzo a calmare gli animi e a chiarire alcune cose: loro sono lì soltanto grazie a Ciro Di Marzio, a cui lui ha dato la sua parola. Ora non resta che da andare a prendere ufficialmente possesso del quartiere. I ragazzi saltano in sella ai loro scooteroni, e poi via, è tempo di iniziare a lavorare sodo insieme agli stessi abitanti del quartiere.

 

La sera, al suo ritorno a casa Enzo è accolto da una folla esultante. Tutti gridano il suo nome, o meglio, il suo soprannome: Sangue Blu, Sangue Blu, Sangue Blu!! Carmela osserva dall’alto, dal balcone di casa, insieme a Cosimo. Enzo le lancia uno sguardo che è più eloquente di mille parole: alla fine ce l’ha fatta, e ce l’ha fatta anche per lei. C’è anche Ciro, come sempre in disparte, ma assolutamente orgoglioso del suo protetto.

 

Dopo aver celebrato la presa di Forcella, Enzo sale in casa. Suo nipote sta dormendo, ma sua sorella è ancora sveglia. “Ci sei riuscito. Hai preso tutto quello che papà non è mai riuscito a prendere. Ora nel quartiere ti vogliono tutti bene, hai visto? Guarda che però nessuno è intoccabile, in questo momento devi stare ancora più attento del solito. Tu ora ti senti come il Santo, ma il mondo è cambiato, Enzù. Prima c’era il rispetto sopra a ogni cosa, la parola aveva un valore. Ora tutti tradiscono tutti, non si capisce più niente, anche un fratello può tradirti”, gli dice lei, chiaramente preoccupata. Lui ribatte che i suoi compagni non sono fatti così, e vuole la conferma che sua sorella sia dalla sua parte. Carmela la conferma gliela dà, ma in cambio gli fa promettere di non coinvolgere mai e poi mai Cosimo.

 

Il giorno dopo è il primo giorno di una nuova era. Cosimo, però, non è contento: tutti i suoi amici sono stati coinvolti, mentre a lui Ronni, O’Golia e O’Belle’Bbuono hanno detto un secco no. “A fare questa vita si finisce o morti o in prigione”, gli dice la madre, ma lui non vuole sentire ragioni. E comunque, lui è come lo zio, la morte non gli fa paura. Carmela decide di mettere subito in chiaro alcune cose: “Ascoltami, la morte fa schifo. Tremi, ti manca l’aria, e te la fai addosso. E poi è uno spreco.” Cosimo, che è pur sempre un adolescente frustrato, ribatte che però ora lei è orgogliosa dello zio, ma lei gli risponde che lo zio non ha fatto altro che riprendersi ciò che era suo di diritto. E che comunque l’ha fatto anche per lui, per permettergli di andarsene da lì e avere una vita diversa da quella che hanno fatto loro. Così anche lui li renderà orgogliosi.

 

Mentre Carmela è in un negozio d’abbigliamento, Cosimo si incontra in segreto con alcuni amici. Ha con sé una pistola. Qualcuno lo chiama al telefono: è sua madre, che vuole sapere se ha fatto i compiti. La fine del personaggio di Angela Ciaburri arriva veloce e assolutamente inaspettata. Qualcuno scosta la tenda del camerino, le punta una pistola alla testa e spara. Una frazione di secondo, e Carmela non c’è più.

 

Quando riceve la notizia della morte della donna, Valerio è a casa sua. Raggiunge il negozio in pochissimo tempo. Gli altri sono tutti lì. Piangono. Carmela era anche loro sorella in fondo. Ora Enzo è tutto ciò che resta a Cosimo. I due salgono sulla volante della polizia, e vengono portati in commissariato. Valerio li segue. Quando Enzo esce, da solo, sale subito in sella allo scooter dell’amico. Raggiunto un posto tranquillo, i due parlano della loro prossima mossa. Valerio è d’accordo con Ciro, agire adesso sarebbe un suicidio. O’Vocabulà, però, ribadisce la sua totale e incondizionata fedeltà a Sangue Blu: starà con lui fino alla morte.

 

Ciro, furioso, va a casa di O’Stregone per comunicargli che la pace è andata a farsi benedire. L’anziano boss, però, gli dice che loro non c’entrano con la morte di Carmela, e che, anzi, sono alla ricerca del colpevole. Ma c’è bisogno di tempo. L’Immortale è categorico: tempo non ce n’è, non più. “Avete la mia parola d’onore che troveremo chi è stato, e che ve lo consegneremo. Non è stato facile far accettare ai miei alleati la cessione di Forcella, e ora loro sono arrabbiati. Se Sangue Blu risponde, io non potrò contenerli. Pensateci, e fate la vostra scelta”, dice O’Stregone a Di Marzio, che si volta e se ne va. Don Arenella, che ha ascoltato di nascosto, si fa avanti. “Ma tu veramente pensi che quella scimmietta farà qualcosa per fermare Sangue Blu?”, dice con tono sprezzante O’Sciarmante, ma il suo “collega” non è d’accordo: Ciro Di Marzio è tutto tranne che una scimmietta. Resta comunque il mistero della morte di Carmela: se non sono stati loro, allora chi è stato?

 

Enzo è distrutto. Ciro gli riferisce la conversazione che ha appena avuto con O’Stregone, ma il ragazzo è convinto che sia stato Arenella. L’Immortale invita il suo pupillo alla riflessione, specialmente in un momento delicato come questo, ma Sangue Blu è categorico: non ha bisogno che qualcuno gli dica cosa fare, perché lui sa già benissimo cosa fare. Ha già deciso: colpirà sabato, durante la festa della comunione della nipote di Don Eduardo.

 

Ciro e Genny si incontrano in una fabbrica. Il primo dice al secondo di aver parlato con O’Stregone, che ha ribadito fermamente che né lui né gli altri Confederati sono responsabili della morte di Carmela. Di Marzio dice all’amico di credere alle parole dell’anziano boss, anche perché non ha alcun senso concedere Forcella per mantenere la pace e poi fare una cosa del genere. “Sei stato tu.” è la sentenza che esce dalla bocca di un furioso Ciro. Genny doveva parlare con lui, doveva fidarsi di lui, e non andare a uccidere la sorella del loro alleato! Il tempo è finito, ecco perché Gennaro ha agito così. Deve riprendersi la sua famiglia. “Chi è tuo fratello, io o Enzo? Devi dirmi da che parte stai”, ringhia il personaggio di Salvatore Esposito. “Io la mia scelta l’ho già fatta. Io indietro non torno. Enzo crede sia stato O’Sciarmante. E così deve continuare a pensare”, risponde secco l’Immortale.

 

E infatti Sangue Blu è pronto a colpire, e ad aiutarlo c’è Valerio. I due si armano, indossano i giubbotti antiproiettile al covo, e poi, in macchina, raggiungono il posto dove si sta svolgendo la festa per la comunione della nipote di Don Eduardo. L’agguato, però, non va come previsto. O’Sciarmante, insieme a due dei suoi fedelissimi, risponde al fuoco, e Enzo viene ferito in volto, vicino all’occhio destro. Valerio riesce a farlo salire in macchina e a portarlo in salvo per miracolo. Dopo essersi incontrati con Ciro, il gruppo raggiunge un ospedale dove un medico di fiducia dell’Immortale fa salire Sangue Blu su una barella e lo porta in Pronto Soccorso per medicarlo. “Avete fatto una bella stronz**a”, dice Di Marzio a O’Vocabulà. Valerio commette l’errore di rispondere “Non è questo il momento per parlarne”, e a quel punto Ciro gli si scaglia addosso, lo afferra per il giubbotto, e gli urla in faccia che se c’è qualcuno che deve stare muto, quello è lui.

 

Arenella è giustamente preoccupato, e dopo essersi rifugiato nel suo “ufficio”, una stanza in fondo alla sala da gioco in suo possesso, insieme ai suoi uomini discute il da farsi. C’è però qualcuno che vuole parlare con lui. E’ Scianel. Cosa ci fa la iena di Secondigliano da quelle parti?? “Ora che vi ho davanti capisco perché vi chiamano O’Sciarmante (ndr, affascinante)”, enuncia Donna Annalisa, sempre con l’immancabile sigaretta tra le dita. Lui sta al gioco, e accetta con piacere i complimenti, nonostante non sappia chi glieli stia facendo. Lei risponde, nome e cognome, ma l’importante non è come si chiama lei: è come si chiama quel “pezzo di mer*a che sta dietro a Sangue Blu”. E no, non si tratta di Ciro Di Marzio: si tratta di Gennaro Savastano. “Lo potevate uccidere, e non l’avete fatto. Ora Gennarino si è alzato di nuovo, e vi vuole fregare. Per questo sono qua. Ho pensato che questa notizia poteva essere importante. Ho fatto bene?” chiede retoricamente Scianel con un mezzo sorriso sulle labbra. “Se è così, credo che questo può essere l’inizio di una bella amicizia. E come voi sapete, gli amici io li porto sempre nel cuore”, risponde O’Sciarmante. Proprio ciò che sperava di sentire Donna Annalisa.

 

Il nono episodio si chiude con Cosimo che esce di nascosto e che, in sella a uno scooter insieme a un amico, percorre le vie di Forcella e spara in aria. Cosa ne sarà del ragazzo ora che si trova senza la guida della madre, l’unica cosa che finora l’ha tenuto sulla retta via?

 

 

Gomorra 3, episodio 9: la recensione

 

Se è vero che “le colpe dei padri ricadono sui figli”, è anche vero che “l’albero si riconosce dai frutti”, e che questi non cadono mai troppo lontano. In poche parole, Gennaro si sarà anche indurito durante il suo primo viaggio in Honduras, ma il fatto che sia figlio di suo padre è ormai assolutamente evidente e innegabile. Ci piace pensare che ci sia almeno un barlume di umanità in lui, che in fondo non sia completamente il male incarnato come Don Pietro, ma siamo sicuri che sia così? Eppure anche Savastano Sr era sinceramente innamorato della moglie, dunque non totalmente incapace di provare sentimenti. Proprio come Genny, che vediamo innamorato e disperato nel settimo episodio, quando finalmente riabbraccia la sua Azzurra. Il rapporto coi figli, però, è diverso, specialmente se si tratta di figli maschi, di eredi designati. E’ difficile, insopportabile, guardare negli occhi qualcuno che, volente o nolente, rappresenta la tua morte. Perché un erede è questo: è qualcuno che prenderà il tuo posto quando tu non ci sarai più. Non è solo un figlio.

 

Il rapporto con i padri, biologici o putativi che siano, e l’eredità di questi è una costante nella narrazione di Gomorra, è parte integrante dei personaggi maschili principali. Non ce n’è uno che non abbia problemi con la figura paterna. Nella serie, i padri, o comunque le figure paterne in generale, sono più un problema che un punto di riferimento, e Avitabile non fa eccezione. Come Don Pietro, anche Don Giuseppe è un pericolo per la sua famiglia, oltre che per il genero. Azzurra lo capisce, e sa che c’è un’unica cosa da fare. Per questo dice a Genny “Avevi ragione quando dicevi che mio padre era un problema che andava risolto.”

 

La morte di Carmela ci mette di fronte alla ferocia del personaggio di Salvatore Esposito, se possibile anche più spietato del suo maestro. E’ vero, Ciro ha ucciso sua moglie e, indirettamente, sua figlia, ma anche Genny ha ucciso indirettamente ciò che restava della sua vecchia famiglia, cioè suo padre. A differenza di Gennaro, dopo essere stato all’inferno l’Immortale pare aver veramente capito la lezione, e la sua rabbia per l’uccisione di Carmela è genuina. Non gli importa più del potere, non gli importa più dei soldi: l’unica cosa di cui gli importa è fare giustizia. Ovviamente si tratta pur sempre di un concetto di giustizia spesso discutibile, ma Di Marzio in versione “giustiziere”, oltre che mentore, non ci dispiace per niente, anzi. L’Immortale, il soldato invincibile che ha la guerra in testa ma che ha anche la testa per la guerra, il killer spietato che non si è mai fatto problemi a premere il grilletto, ci sembra ora decisamente più “umano” di Genny, quello stesso Genny. Il fine non giustifica sempre i mezzi.

 

Tornando all’omicidio di Carmela, dispiace dover dire addio così presto al personaggio di Angela Ciaburri, ma la morte della sorella di Enzo era veramente inevitabile per lo sviluppo della storia. Colpisce, col senno di poi, il discorso sulla morte fatto dalla donna al figlio.

 

Il voltafaccia di Scianel nel finale stupisce ma non troppo: la iena di Secondigliano non ha mai nascosto la sua diffidenza nei confronti di “Gennarino”, ma d’altro canto non è che Donna Annalisa abbia molto da spartire con i Confederati, dunque a cosa mira veramente?