Dopo la Grande Guerra, il sogno di benessere di una borghesia decadente, la memoria degli orrori bellici e lo spettro di quelli ancora a venire. Ecco dieci opere letterarie per “vivere” sulla carta quegli anni tra il sogno e l’incubo. Da Francis Scott Fitzgerald ad Alfred Doblin, da Virginia Wolf a Thomas Mann: continua a leggere e scopri di più - I primi 8 episodi di Babylon Berlin sono già disponibili su On Demand, mentre dal 26 dicembre saranno disponibili anche gli altri 8
E’ solo dopo la Prima Guerra Mondiale che l’occidente si emancipa davvero dal secolo precedente, le cui istanze culturali e sociali si erano protratte fino al 900 inoltrato in una lunga, spossata decadenza. Il decennio che va dal 1920 al 1930 è l’inizio della modernità, nel bene e nel male, e malgrado sia trascorso quasi un secolo ancora oggi, nell’era elettronica e digitale, il retaggio culturale di quegli anni permane in una forma spettrale: il desiderio di emancipazione, infatuazione e ottimismo per le nuove tecnologie, la consolidazione di nuove forme dell’arte, consumismo e vizio, atteggiamenti egocentrici e volontà di scandagliare gli aspetti più reconditi del proprio ego. Si tratta di tendenze e modi di pensare che si diffondono proprio durante gli anni ’20, all’alba di un presunto benessere che inaugurerà invece crisi spaventose e drastiche. In occasione della programmazione di Babylon Berlin ecco dieci romanzi per leggere o rileggere gli anni ’20.
Il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald: una lunga estate newyorchese vissuta al suono rivoluzionario del jazz. Tuttavia il tormento e un presagio di caduta dell’io, di una generazione e di tutto il sogno americano diffondono per le pagine del romanzo una struggente dimensione crepuscolare.
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Fiesta, di Ernest Hemingway: il primo romanzo dello scrittore americano ci narra di un viaggio da Parigi fino a Pamplona, dove un gruppo di espatriati desidera assistere alla celeberrima fiera dei tori. Amore passionale e sofferto, ferite che non guariscono mai e l’ombra della fine sullo sfondo di una natura crudele.
La Garconne, di Victor Margueritte: un romanzo tutt’altro che memorabile ma significativo e divertente, perchè all’epoca fece scandalo con il suo racconto della vita promiscua di una giovane donna emancipata e dei suoi amori etero e omosessuali.
Declino e Caduta, di Evelyn Vaugh: la triste carriera di uno studente inglese con il suo istinto trasgressivo che lo porterà quasi all’auto-distruzione. Un romanzo sulla fine e l’incosistenza dei sogni.
Berlin Alexanderplatz, di Alfred Doblin: a differenza di tanti romanzi degli anni ’20 che tendono a dipingere una realtà borghese, in quello di Doblin si narra del sottoproletariato di Berlino, illustrando un racconto corale ma incentrato soprattutto sul piccolo criminale Franz Biberkopf.
L’urlo e il furore, di Wiliam Faulkner: l’epopea di una famiglia del sud degli Stati Uniti vissuta nell’agio e nella ricchezza che affronta l’alba della crisi e l’inizio di una spietata decadenza.
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L’ultimo settembre, di Elisabeth Bowen: una dolente e malinconica storia di amori tormentati e tensioni sociali sullo sfondo della guerra d’indipendenza irlandese.
Dottor Faustus, di Thomas Mann: capolavoro dello scrittore tedesco nel quale un patto con il diavolo acquista un valore filosofico ed etico dalla portata sconvolgente. La storia si evolve nel corso di decenni ma gli anni ’20 sono un momento centrle e fondamentale del romanzo.
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Gli Indifferenti, di Alberto Moravia: la crisi morale di una borghesia italiana che affonda nel vizio e in un infecondo egocentrismo.
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Riso Nero, di Sherwood Anderson: vi si esplora la crescente volontà di emancipazione sessuale degli anni ’20, il desiderio di liberare l’amore dall’etica e dalla religione per una nuova gioia dei sensi passionamente fine a se stessa.