Nell'industria musicale c'è un grosso problema con formati e supporti

Come avevamo già scritto in uno dei primi articoli qui su Insider, in un periodo storico in cui il mainstream musicale è basato sostanzialmente sullo streaming, i supporti hanno ripreso ad essere rilevanti in certe nicchie che però si stanno sempre più allargando. I formati e i supporti permettono quindi di creare un nuovo contesto e una nuova fisicità che in molti, anche delle nuove generazioni, richiedono sempre di più. Tuttavia proprio in questi ultimi tempi si stanno delineando una serie di problematiche proprio sui formati e sui supporti, sul loro funzionamento, sulla resistenza e sulla sostenibilità economica, che rischiano di mettere in ginocchio un'industria e l'intera filiera. Dischi fissi illeggibili Partiamo appunto dal monte, ovvero dai supporti in cui si si conservano le registrazioni originali. Per la gran parte del secolo scorso la musica originale veniva archiviata su nastri magnetici a bobina che evidentemente avevano le loro criticità, richiedevano condizioni specifiche di conservazione, ma erano dei supporti progettati per conservare la musica per lunghi periodi. A partire dalla fine degli anni '80 le case discografiche hanno iniziato a conservare la musica sugli hard disk , che sulla carta erano molto più semplici da gestire e conservare, sebbene questi non fossero progettati per l'archiviazione a lungo termine. E oggi, trent'anni dopo, vediamo le conseguenze: circa un quinto dei dischi rigidi risalenti agli anni '90, seppur conservati a temperatura e umidità standard del settore, sono completamente illeggibili. In un momento storico come questo, in cui la gran parte del lavoro delle etichette discografiche è quello di riaprire gli archivi per pubblicare le gold version di dischi storici di 20-30 anni fa, rimasterizzando le vecchie tracce, gli artisti e i discografici si trovano di fronte a queste brutte sorprese. Spesso e volentieri il deterioramento è tale da rendere in molti casi impossibile il recupero anche solo parziale del contenuto. Tutto questo è piuttosto paradossale, tenendo conto di quanto nel frattempo si sia evoluta la tecnologia; però per un lungo periodo di tempo sono stati utilizzati i supporti sbagliati per la conservazione. Cd e vinili in crisi Ma la crisi dei supporti non finisce qui. Spostandoci più a valle, e quindi verso il mercato consumer, i problemi sui supporti fisici continuano ad essere presenti e sempre più gravosi. Se da una parte si registra un ritorno di fiamma da parte degli appassionati vittime della frustrazione procurata dalle piattaforme di streaming verso i dispositivi musicali e dell'audiovisivo , dall'altra parte sembra proprio che i compact disc abbiano imboccato il viale del tramonto. Le automobili di nuova fabbricazione non montano più l'apposito lettore: dopo la sparizione nelle nostre case e lo slot all'interno dei nostri personal computer, negli ultimi anni l'auto rappresentava l'ultimo bastione di largo consumo per l'ascolto dei CD. Ci sono problemi anche sul fronte dei vinili. Dopo dieci anni di lenta crescita sul mercato, sufficiente però da superare in valore le vendite dei cd, per la prima volta nel 2024 le vendite in quantità dei vinili sono diminuite . Ma soprattutto c'è un altro problema: il PVC , cioè il materiale principale di cui è composto il vinile, è una plastica estremamente difficile da riciclare. Così in un mondo in cui il tema dell'economia circolare è prioritario, alcune etichette indipendenti stanno esplorando nuovi metodi più sostenibili per confezionare i loro dischi. Il cantautore Nick Mulvey anni fa pubblicò il suo singolo “In The Anthropocene” su quello che è diventato noto come "vinile oceanico", realizzato interamente con plastica riciclata proveniente dall'oceano locale, trovata nei pettini delle spiagge del sud del Regno Unito. Fu un processo lungo e laborioso e ne furono realizzate solo 100 copie, ma l'obiettivo del progetto, che era quello di indurre le persone a pensare a nuovi modi di fare le cose, fu raggiunto. Peter Quicke, presidente dell'importante etichetta indipendente Ninja Tune, afferma che i metodi per utilizzare la plastica riciclata sono ancora agli inizi e quindi per rendere il vinile più sostenibile sostiene che innanzitutto è necessario usare PVC prodotto nel modo più ecologico possibile, ad esempio realizzare stampe più leggere, da 140 g anziché da 180 g, che oggi sono uno standard, molto costoso e poco smaltibile. È un primo passo.