Cosa sono i concerti residence, la nuova tendenza delle grandi popstar

La scorsa settimana a Roma si è svolto un evento straordinario e unico nel suo genere, almeno nel nostro Paese, ma che allo stesso tempo è in linea con una delle più importanti tendenze a livello mondiale della musica dal vivo. David Gilmour, l'ex chitarrista dei Pink Floyd, si è esibito al Circo Massimo per sei concerti in sei giorni. Un'anteprima mondiale e unico show nell'Europa continentale. Nel gergo del mondo del live questa fattispecie di più date in un solo luogo viene chiamato residence, ed è la tendenza più interessante della musica live oggi. In questo articolo proviamo ad analizzarla, sin dalle origini, evidenziando le caratteristiche e scoprendone i lati positivi per il music biz. In principio fu Elvis Il fenomeno del residence arriva da lontano. Forse il vero primo esempio è quello di Elvis Presley quando, nell'estate del 1969 dopo otto anni di assenza dalle scene, si esibì all'International Hotel di Las Vegas: 57 spettacoli sold out accompagnato da un'orchestra di 40 elementi. Successivamente molti residency show si svolsero proprio nelle grandi sale da concerto degli alberghi di Las Vegas, ma il più delle volte queste erano riservate ad artisti e band sul finale di carriera, come se rappresentassero una sorta di canto del cigno. Questo è successo, solo per citare quelle degli ultimi anni a Las Vegas, con Celine Dion, Elton John, Cher e i Backstreet Boys. A marzo 2009 anche Michael Jackson ebbe l'idea di voler tenere un residency show, che si sarebbe chiamato “This Is It” e si sarebbe tenuto presso la O2 Arena di Londra: oltre un milione di biglietti per 50 date andarono a ruba nel giro di poche ore, creando un record senza precedenti, ma i concerti non ebbero luogo a causa dell'improvvisa scomparsa di Jackson. Ci fu poi un altro caso particolare che cambiò il senso della residence: Billy Joel nel 2013 decise di tornare ad esibirsi dal vivo, ma solo a New York, ed è così che nacque la residence al Madison Square Garden. Iniziò il 27 gennaio 2014 con la clausola che avrebbe continuato fino a quando la domanda di biglietti non si fosse attenuata e si è concluso il 25 luglio 2024, dopo 150 spettacoli, la maggior parte dei quali con il sold out. Gli incassi hanno raggiunto ben oltre i 220 milioni di dollari e ogni spettacolo ha fruttato circa 4 milioni di dollari, più le vendite di merchandising e un impatto economico su New York assai rilevante. I casi recenti di U2 e Adele Gli U2, amanti da sempre di nuove soluzioni per i concerti live, sono stati i primi artisti pop rock ad esibirsi al The Sphere, una struttura all'avanguardia sempre a Las Vegas, dove si sono esibiti per 40 spettacoli durante i weekend. Ciò che inizialmente era stato visto come un esperimento rischioso si è rivelato un gran successo: oltre 663.000 persone hanno assistito a quei concerti per un incasso al botteghino di 244,5 milioni di dollari. Per mettere le cose in prospettiva, gli U2 hanno incassato in 40 serate il 33% della cifra che hanno guadagnato con il loro mastodontico tour “360”, che ha richiesto 111 spettacoli in sette tappe in cinque continenti e che è durato 25 mesi. Ci sono quindi vari temi a favore della residency: la possibilità di poter imbastire una grande produzione, l'evidente comodità per artisti e chi lavora sul palco, ma anche un minore impatto sull'ambiente. L'altro importante residence show è stato quella dello scorso agosto di Adele a Monaco di Baviera. Per l'occasione è stato costruito uno stadio temporaneo da 80.000 posti per soli 10 spettacoli di Adele nel giro di 30 giorni, con una produzione faraonica che ha visto il più grande videowall mai costruito , un ampio Adele World , una sorta di parco a tema all'aperto con ruota panoramica, un market, una serie di birrerie, pub e wine bar, e un secondo palco, oltre a numerose bancarelle di merchandising. 10 spettacoli per 730mila biglietti venduti per un incasso di 228 milioni di dollari. David Gilmour al Circo Massimo I numeri di Gilmour a Roma sono inferiori, ma ugualmente rilevanti. 86mila paganti tutti seduti al Circo Massimo per sei date per una produzione di quasi 4 milioni di euro tra affitto, palco, platea e logistica. Ma la cosa interessante che emerge è la composizione dei biglietti e le provenienze: 44% dei biglietti sono stati venduti all'estero . Soltanto l'11% dei biglietti sono stati acquistati da romani e Berlino è la terza città dove sono stati venduti più biglietti: questo significa soprattutto una gigantesca ricaduta sul turismo. Il dipartimento di Statistica dell'Università di Pisa ha condotto una ricerca i cui risultati sono ancora da definire nel dettaglio, ma l'indotto sulla capitale per quei 7 giorni è stato di circa 60 milioni di euro, con una spesa procapite di 700 euro. “Il residence show è il futuro per i grandi artisti. Solo in questo modo si possono pensare grandi produzioni di qualità per un pubblico vasto” ci ha raccontato Mimmo D'Alessandro, CEO di D’Alessandro e Galli, promoter delle sei date romane di David Gilmour. “In questo modo gli artisti non sono usurati dal tour e riescono a dare il meglio sul palco, e poi questo genera grandi entrate turistiche per la città. Ma io sono convinto che in un futuro anche gli artisti di media grandezza utilizzeranno questa formula, perché oggi i costi di produzione sono altissimi e solo con una residency si riescono ad ammortizzare”. Una delle formule è quindi quello di trasformare la residency in una piattaforma dove ospitare altri piccoli eventi anche non musicali, come insegna l'esperimento di Adele “In realtà noi non ci siamo inventati niente” chiosa D'Alessandro. “Alla fine degli anni 70 il mio maestro Sergio Bernardini organizzò alla BussolaDomani di Lido di Camaiore gli ultimi concerti di Mina. Quello era un residence show e quell'uomo era un genio”.

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