I Listening bar e gli spazi Hi-Fi per ascoltare la musica

Oggi la musica e gli spazi sono sempre più interconnessi. C'è un grande ritorno d'interesse intorno alla qualità di ascolto della musica all'interno di ambienti creati ad hoc e che coinvolge designer, architetti, ingegneri del suono, gestori di locali e spazi di vario tipo. Ma tutto questo ha un'origine piuttosto remota nel tempo e geograficamente. I Jazz Kissa in Giappone Tutto ha inizio a Tokyo negli anni '50-'60, quando nascono i primi Jazz Kissa , ovvero quei bar che si affermarono come luoghi di raduno di appassionati di musica jazz e che derivavano, a loro volta, dai kissaten, negozi di tè che si svilupparono nei primi anni del Novecento e si specializzarono nel servire caffè e alcolici. In questi luoghi non si andava per socializzare, bensì per ascoltare in silenzio la musica trasmessa dai giradischi e amplificata da impianti audio di altissima qualità, soprattutto vinili jazz che in quel periodo erano piuttosto costosi. Questi spazi erano vissuti come un’evasione dai piccoli e stretti appartamenti di Tokyo, dove era impossibile permettersi dei buoni impianti hi-fi, e divennero così un riferimento per la vita sociale e culturale della città nel dopoguerra. In Giappone i Jazz Kissa hanno continuato a evolversi, sia dal punto di vista tecnologico con impianti stereo sempre più sofisticati sia del servizio, migliorando l'ambiente e l'offerta di drink e cibo, per tutto il novecento e i primi anni del nuovo secolo. Sempre in Giappone, peraltro, negli anni '80 nascono i karaoke bar – luoghi ed esperienze diametralmente opposti rispetto ai Jazz Kissa - e che in breve tempo vengono esportati anche in Europa e nel resto del mondo occidentale. I Jazz Kissa - che poi diventano universalmente denominati Listening Bar - intorno ai primi Anni Dieci iniziano a diffondersi anche nelle grandi capitali dell'occidente. I listening bar Il format più o meno è sempre lo stesso. Un ambiente elegante ma accogliente e di design, una drink list profonda e di qualità fatta di cocktail e vini naturali e, soprattutto, un ottimo impianto acustico e una ricercata selezione di vinili. L'obiettivo è l'ascolto attivo della musica, volto a captare tutta la bellezza e la complessità del suono in uno spazio ovattato. Quindi la musica passa dall’essere sottofondo da bar a diventare protagonista. Nelle grandi città occidentali i listening bar nel corso degli ultimi dieci anni hanno invaso le aree della nightlife. I primi si sono visti a New York a partire dalla metà degli anni 10 come Tokyo Record Bar seguito poi da Eavesdrop, Bar Orai, Mr. Melo e il Public Records. A Miami, come ulteriore esempio, si incontra il Dante’s HiFi, gioiello di una cinquantina di posti diventato subito un riferimento per gli appassionati. La cosa poi si è espansa in Europa. A Berlino c'è il Rhinoçéros, un posto semplice ed essenziale con una grande scelta musicale soprattutto jazz, soul e funk. A Barcellona il Curtis e l'Oblicuo, il primo informale, il secondo più esclusivo. A Londra c'è lo Spiritland mentre a Parigi il Bambino e il Montezuma Cafè, che hanno un’ottima carta di vini naturali e cocktail, e il Fréquence caratterizzato da interni in stile scandinavo, una selezione di cocktail caratteristici della cultura giapponese che si mescola al sound della black music. In alcuni di questi si può anche mangiare qualcosa, ma il più delle volte si ascolta e si beve un drink. Anche in Italia dopo il Covid sono nati una serie di listening bar come il Mogo Hi-Fi nel quartiere Isola fondato da una coppia di giapponesi e che si ispira ai jazz kissa; a Roma c'è il Frissón, che è un progetto non solo musicale, ma anche artistico perché lo spazio dedicato all'ascolto di vinili è affiancato da mostre e incontri, mentra a S. Giorgio a Cremano - Napoli si trova l'Audioteca, che è dotata di un impianto stereofonico super. Altri spazi diversi dai bar L'idea dell'ascolto di qualità legato a un mondo di intimità, protezione ed esclusività è andato oltre il tema del listening bar, quantomeno in Italia - ad esempio nell'hotellerie. Il Sereno Hotel sul Lago di Como ha un suite denominata Darsena Listening Suite interamente progettata attorno all'ascolto: fronte lago, 200 metri progettati e arredati dalla designer Patricia Urquiola, con una parete di 5 metri rivestita con un tessuto jacquard personalizzato che ne migliora l'acustica. Le apparecchiature audio HiTech sono delle riedizioni moderne dei classici. C'è anche un registratore a bobine vintage Revox b77 restaurato che ha ispirato l'audiofilo proprietario e che ha riempito questa suite con più di 500 vinili della sua collezione personale. A maggio scorso a Milano negli spazi dove un tempo sorgeva la discoteca Old Fashion, la Triennale, una delle più importanti istituzioni culturali della città, ha aperto uno spazio che si chiama Voce, 300 metri quadrati dove è stata realizzata una Listening Room immersiva tuta dedicata al suono grazie a un impianto audio di altissima fedeltà. Un ricco programma settimanale di incontri, workshop, live podcast, installazione e dj set tutti dedicati all'ascolto. Un luogo quindi di sperimentazione e di contaminazione dei linguaggi espressivi, che parte dalla convivialità del listening bar per poi promuovere una ricerca e un archivio legato al suono. Tendenza di moda o fenomeno duraturo? In un'epoca in cui la musica è facilmente fruibile attraverso piattaforme digitali e in streaming, i listening bar rappresentano una forma di ritorno a un'esperienza più autentica e consapevole, dove l’ascolto è valorizzato e curato nei minimi dettagli. L'evoluzione tecnologica e la crescente accessibilità della musica di alta qualità suggeriscono che questa pratica possa avere un impatto duraturo.

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Michele Boroni