“We Become One”, il racconto del potere connettivo della musica

In queste settimane caratterizzate da centinaia di festival musicali e di tanti spazi in cui le persone si riuniscono e ballano insieme, vale la pena approfondire quanto di ancestrale c'è nell'inspiegabile eppure universale connessione che le persone sperimentano attraverso la musica. La musica, in particolare quella da ballo, è sempre stata un linguaggio condiviso che unisce gli estranei e muove le folle come fossero un tutt'uno. Ma cos'è quel potere della musica così profondo e invisibile che ci connette? Come le onde cerebrali si sincronizzano sul dancefloor? Come la musica da ballo riesce ad abbattere le barriere sociali, razziali ed emotive? Il docufilm e la sua genesi A tutte queste domande prova a rispondere “We Become One” un film prodotto da AlphaTheta, il gruppo a cui fa capo il marchio Pioneer DJ e visibile sul suo canale YouTube, che esplora la neuroscienza applicata al mondo del clubbing seguendo la dj, produttrice e curatrice Kikelomo Oludemi in un viaggio globale alla scoperta della scienza e dell'anima dietro le nostre esperienze musicali collettive. Viaggiando attraverso Stati Uniti, Ghana, Sudafrica, Germania, Regno Unito e Francia, si incontrano scienziati di spicco, artisti e dj nel campo della musica elettronica e dance e leader culturali per rispondere ad alcune grandi domande su suono, emozione e unità. Il regista del docufilm nonché responsabile delle relazioni con gli artisti di AlphaTheta Dan Tait era presente al Limbo Festival che si è svolto lo scorso weekend alla tenuta “Il Ciocco” di Barga nel cuore della Garfagnana per raccontare il making of del film e il suo tema, ovvero il potere trasformativo e collettivo della musica. L'idea del film nasce durante il Covid: “In quei mesi mi sono reso conto che le persone continuavano ad ascoltare molta musica elettronica in streaming, ma la percezione non era la stessa e questo dipendeva dal fatto che le persone non la godevano fisicamente insieme - racconta Dan Tait -. Così ho voluto scoprire e approfondire cosa rende l'esperienza condivisa di ballare insieme così affascinante e connettiva: la risposta sarebbe dovuta passare attraverso tante opinioni differenti, ovviamente di dj e artisti, ma anche contemplare una prospettiva neuroscientifica”. Gli impulsi elettrici del ballo Uno degli incontri più interessanti del doc è quando Kikelomo raggiunge a Los Angeles Daniel Levitin, nato come musicista e produttore discografico e poi diventato stimato psicologo cognitivo e neuroscienziato: Levitin spiega come i neuroni nel cervello umano si attivino in sincronia con il ritmo, creando un fenomeno simile a un’onda di impulsi elettrici. I neuroni che inviano questi impulsi all’esterno permettono di azionare questo moto ondulatorio che poi diventa il ballo. È lo stesso Levitin che ha studiato per più di 30 anni una particolare regione del lobo frontale della corteccia cerebrale che oltre a essere associata alla funzione del linguaggio è anche legata alla sintassi musicale: Lievitin ha studiato cosa succede al cervello quando cambia la sequenza di suoni e come il sistema limbico rilasci dopamina e ossitocina, sostanza quest'ultima che favorisce e facilita i comportamenti sociali e i rapporti umani, e favorisce il senso di appartenenza a un gruppo. Ma uno dei contenuti più stupefacenti del docufilm viene raccontato dalla dottoressa Julia C. Basso, neuroscienziata e direttrice dell'Embodied Brain Lab alla Virginia Polytechnic Institute and State University, e riguarda la sincronizzazione neurale tra le persone che ascoltano la stessa musica. La neuroscienziata ci spiega come, quando le persone ballano insieme sulla stessa musica, parti specifiche dei loro cervelli vengano stimolate simultaneamente, creando una forte sincronizzazione e quindi una sensazione di unità tra la folla. Una nuova visione del clubbing Quindi dal palco alla pista si instaura uno stretto rapporto tra dj, musica e pubblico. La stessa Kikelomo sostiene di aver cambiato il modo di fare la dj ora che ha questo nuovo bagaglio di conoscenza e consapevolezza. In questo modo anche un semplice dj set diventa una connessione speciale tra dj e il pubblico – una sorta di sincronia inter-cerabrale che promuove un senso di appartenenza e unità. Questa esperienza neurale condivisa diventa ancora più profonda se alla musica e al ballo si aggiungono anche le luci: in “We Become One”, il dj Dan Ghenacia racconta un suo progetto in cui si utilizza una macchina che combina luci intermittenti con la musica per influenzare l’attività cerebrale e indurre stati mentali differenti, come quelli psichedelici o meditativi. “L'obiettivo del film è quello di far capire come l'impatto della musica vada diretto al corpo ma anche al cervello in questa esperienza viscerale. A differenza di molti elementi da cui siamo influenzati che abitualmente assimiliamo a livello cognitivo, con la musica questi processi di senso e di pensiero vengono totalmente saltati”, continua il regista Dan Tait “Per questo ho molto amato l'intervento del dj di Detroit Moodymann che ribadisce la parte sociale legata alla musica che unisce le comunità e le persone – e da cui deriva poi il titolo del film 'We Become One'”. Insomma, il messaggio è chiaro. La musica non è solo intrattenimento, ma una forza che ci connette a livello neurologico ed emotivo. In particolare la cosiddetta club culture realizzata dai dj può rivestire un'importanza per la salute fisica ed emotiva delle persone e portare a un clubbing fatto in modo consapevole. Senza banalizzare la figura del dj, ma assegnandoli un nuovo status più profondo.

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