Ecco perché Little Simz è oggi la più brillante e completa artista black

Non è facile oggi trovare artisti a tutto tondo, dalla grande versatilità capace di mettere insieme il personale e il politico, il celebrativo e il conflittuale con grande schiettezza lirica, una vasta gamma di stili vocali diversi e con una gran voglia di sperimentare. E lo è ancora di meno in un genere molto codificato e standardizzato come l'hip-hop. Ma Little Simz, perché è di lei che parliamo, ha due elementi che la differenziano dalla gran parte degli suoi colleghi: è femmina ed è londinese, in un mondo – quello dell'hip-hop - che è in maggioranza maschio e proveniente dagli USA. Venerdì 6 giugno è uscito “Lotus” il sesto album di Little Simz , un disco che possiamo tranquillamente definire tra le migliori produzioni di musica black degli ultimi anni. Chi è Little Simz All'anagrafe Simbiatu Abisola Abiola Ajikawo, Little Simz è una rapper nata a Londra nel 1994 da genitori nigeriani: fin dal suo primo disco ha unito il rap e la voglia di sperimentare tra i generi reggae, blues, synth-rock, afrobeat, R&B e jazz. Più volte ha dichiarato che il suo riferimento principale è Miss Lauryn Hill per la capacità di interpretazione, scrittura e di incrociare stili differenti, ma nel corso della sua carriera e ascoltando i suoi dischi si capisce che hanno avuto una forte infuenza anche artisti jazz come Nina Simone, John Coltrane e Billie Holiday. Damon Albarn è stato uno dei primi artisti fuori dal giro del rap londinese ad adocchiarla e a ospitarla nel suo progetto musicale Gorillaz, chiamandola anche ad aprire i concerti. Kendrick Lamar, forse ad oggi l'artista black più stimato e rilevante, l'ha definita come la migliore rapper sulla scena. Il quarto disco “Sometimes I might be introvert” del 2021 è stato finora il suo lavoro più ambizioso e di successo per critica e pubblico che le hanno permesso di conquistare il prestigioso Mercury Prize. Inoltre Little Simz ha anche ottimi doti da attrice come dimostra nei suoi videoclip e dalla partecipazione alla serie televisiva british “Top Boy” disponibile su Netflix. Quest'anno si occuperà di curare il Meltdown festival di South Bank, ruolo in passato ricoperto da artisti del calibro di Jarvis Cocker, Patti Smith e Grace Jones. Nuovi movimenti artistici londinesi Little Simz è inserita dentro un gruppo di altri artisti inglesi che stanno portando nuova linfa alla musica black mondiale. Non è il caso di parlare di una vera e propria “scena” perché il più delle volte sono invenzioni della stampa di settore per creare una narrazione più efficace, tuttavia a Londra negli ultimi 5-6 anni si stanno muovendo una serie di artisti e band illuminati dalle forte personalità e individualità che amano collaborare con altri, rinnovando la musica e abbattendo i generi. Il primo movimento riguarda il mondo del jazz mentre dall'altra ci sono una serie di artisti che sta ridefinendo la black music e quindi il soul, il funk, l'r'n'b e l'hip-hop: ovviamente Little Simz, e poi Michael Kiwanuka, Kokoroko, Sampha, Cleo Sol, i Jungle e il collettivo misterioso dei Sault. Molti di questi girano intorno alla figura di Inflo - all'anagrafe Dean Josiah Cover – ideatore dei Sault e produttore degli ultimi album di Kiwanuka e degli ultimi tre di Little Simz con cui si erano da bambini allo St. Mary's Youth Club Le origini di Lotus Il disco “Lotus” nasce proprio dalla rottura di Little Simz con Inflo. Dopo il disco del 2022 “No thank you” Little Simz ha iniziato e poi abbandonato ben quattro progetti musicali con il produttore inglese perchè nel frattempo sono pervenuti una serie di problemi finanziari che sono culminati in una citazione a giudizio da parte di Simz nei confronti di Inflo per presunto mancato rimborso di 1,7 milioni di sterline di prestiti per creare l'ambizioso progetto live dei Sault a cui partecipò anche la rapper. Il disco quindi nasce da un ostacolo importante per il percorso di carriera della star britannica ma che alla fine si rivela non essere una barriera. In quanto rapper, Little Simz crede fermamente nell'affrontare le situazioni a testa alta, e così fa anche su questa tema che ritorna in almeno tre canzoni, di cui una “Thief” in modo piuttosto diretto, entrando in dettaglio sul suo senso di tradimento e sulla fiducia tradita, e sull'impatto che questo ha avuto sulla sua autostima e sul suo processo creativo. Al suo posto alla produzione c'è Miles Clinton James, dietro anche al successo dei Kokoroko. Paradossalmente però il suono non cambia molto rispetto al passato, forse è meno “cinematografica” e ricca rispetto alle canzoni di “Sometimes I might be introvert”, ma ci sono comunque sempre i cori e la varietà degli stili, compresa anche un tocco post-punk con basso e batteria in prima linea e che possono ricordare band underground come ESG e The Slits. Ma in prima linea c'è sempre la versatile Little Simz capace di passare dalla bossa-rap ai ritmi africani , dalla trasposizione sperimentale di dialogo familiare in rap fino all'etereo finale di “Blue” con Sampha. Per arrivare al cosmic soul che dà il titolo al disco con la batteria Yussef Dayes e il contributo di Michael Kiwanuka che ci fa capire come questo disco e Little Simz siano destinati a durare.

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