Il fascino senza tempo degli Steely Dan

C'è una band che ha pubblicato i suoi dischi più celebri negli anni 70, il cui nome e il suono quasi 50 anni dopo continua a risuonare nelle canzoni e nei riferimenti musicali contemporanei. Si tratta degli Steely Dan, una pseudo-band americana che di fatto era un duo composto dal tastierista e cantante Donald Fagen e il chitarrista e bassista Walter Becker. I due si incontrano alla fine degli anni '60 al Bard Collage di Annandale, New York, entrambi legati da un amore condiviso per Dylan, il jazz e la letteratura beat. Il loro desiderio era quello di diventare autori al Brill Building, una sorta di catena di montaggio delle canzoni per i più grandi interpreti del pop americano, ma i loro pezzi erano poco convenzionali per il pubblico pop - continui cambi di accordi e testi con riferimenti criptici e amaro cinismo – così Gary Katz, un produttore della ABC Records li convinse a formare un gruppo loro. La Box Collection Ma prima di andare avanti con la breve cronistoria, è necessario chiarire perché parliamo proprio oggi degli Steely Dan. Intendo, oltre per il fatto che sono la band perennemente citata per identificare quel suono inimitabile che mescola il rock e il jazz ed essere un punto di riferimento per artisti come St Vincent, Mac De Marco, Toro Y Moi, oltre che per essere stati campionati, tra gli altri, dai De La Soul e da Kanye West. Lo spunto di questo articolo nasce dall'uscita di un cofanetto dal contenuto straordinario tanto quanto il prezzo a cui è venduto . La confezione di “Collection” è molto scarna, ma contiene 6 cd di varie performance live nelle emittenti radio dal 1993 al 2003, periodo in cui la band si riformò, dalla qualità sonora quasi sempre buona o ottima. Otto anni di grandi dischi Tornando alla storia: il nome della band si riferisce a un vibratore alimentato a vapore ideato da William Burroughs nel suo “Naked Lunch” . Il loro primo disco “Can't buy a thrill” è tra gli esordi migliori della storia del rock, grazie anche a due singoli come “Do it again”, un'affascinante samba in chiave minore con ritmiche sincopate e progressioni jazzate e “Reelin' in the years”, un break up song che vince nel contrasto tra melodie allegre, arrangiamento sofisticato e testi cinici e disperati. Il disco successivo “Countdown to ecstasy” ha più lunghi assoli di chitarra – tipo Grateful Dead – e meno canzoni orecchiabili, quindi ha meno successo. “Pretzel logic” è il loro disco più vario, quello dove il rispetto per il passato e la voglia di osare raggiungono un vertice creativo difficilmente riscontrabile nel catalogo musicale del gruppo. Il disco contiene “Rikki Don't Loose That Number”, forse il più grande successo della carriera degli Steely Dan, che tra un boogie e un bolero cita il riff di "Song for My Father" di Horace Silver, popolare pezzo jazz elegante della Blue Note. Seguono “Katie Lied” e “The Royal Scam” dischi che segnano l'abbandono del live: i due sono sempre più ossessionati dalla perfezione tecnica e usano solamente prestigiosi sessionmen come musicisti. Sono dischi importanti che portano alla realizzazione del loro capolavoro da oltre 5 milioni di copie, “Aja” . Il disco influenzerà tutto il movimento new cool e acid jazz degli anni 80 e 90, con canzoni come “Peg” e “Deacon Blue”. Però alla paranoia perfezionista si aggiunge la dipendenza dalle droghe, e quindi per la creazione del successivo “Gaucho” ci vogliono ben tre anni di lavoro con un notevole sforzo di risorse, tempo e droghe. Il risultato è ottimo, splendido nella forma ma senza la profondità di “Aja”. Tuttavia canzoni come “Hey Nineteen” o “Babylon Sister” suonano ancora oggi molto contemporanee. L'ultima parte della carriera Con “Gaucho” raggiungono il limite di sopportazione e quindi segna lo scioglimento degli Steely Dan. Donald Fagen darà poi alla luce album splendidi come “The Nightfly” - quello con l'iconica copertina del dj radiofonico notturno - mentre Becker, una volta disintossicato, si dedicherà più alla carriera di produttore. Negli anni 90 si riavvicineranno sino a far uscire due album, “Two Against Nature” e “Everything Must Go” , dischi che seguono la scia del minimalismo funky di Gaucho, buoni ma senza particolare innovazione. Poi Walter Becker ci lascerà purtroppo nel 2017. Il cofanetto “Collection” ci permette quindi di riascoltare le versioni live delle loro splendide e spesso sottovalutate canzoni, come anche quelle dei due album della reunion.

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