Bella Ciao e le sue sorelle, un viaggio nei canti di Libertà e di Resistenza

Non solo Bella Ciao anche se è lei il canto-inno del 25 aprile. Va detto che questa canzone nata nel 1943 è stata adottata a livello mondiale per il suo significato di libertà e di resistenza. A farle compagnia ci sono, tra le tante, Fischia il Vento, Guardali negli Occhi, Pietà l'è Morta, Siamo i Ribelli della Montagna, Al Dievel, Spara Jurij e La Pianura dei Sette Fratelli, quest'ultima dedicata a fratelli Cervi trucidati dai nazifascisti a Reggio Emilia il 28 dicembre 1943: "Nuvola, lampo e tuono non c'è perdono per quella notte che gli squadristi vennero e via li portarono coi calci e le botte sette fratelli sette, sette ferite e sette solchi: disse la pianura i figli di Alcide non sono mai morti". Tutt'oggi Casa Cervi, col suo Museo, è un luogo di memoria e di resistenza e ogni 25 aprile richiama migliaia di persone per ricordare il loro sacrificio . Quest'anno saliranno sul palco di Casa Cervi Bandabardò, Cisco, 99Posse e Vinicio Capossela. Restando nella rossa e resistente Emilia, e prima di ricongiungerci con Bella Ciao, c'è un'altra canzone che io ho conosciuto e amato attraverso la versione degli amici Modena City Ramblers ed è Al Dievel, in dialetto il diavolo. Questo il nome dato a Germano Nicolini, comandante del terzo battaglione della 77ª Brigata SAP Fratelli Manfredi: il soprannome deriva da una fuga tedeschi che lo lascio illeso ed è attribuita a due sorelle, staffette partigiane, che dissero "lè propria al dievel". Partecipò a tredici scontri a fuoco e a due battaglie in campo aperto riportando due ferite: la canzone è in dialetto e una sua strofa, tradotta, recita "che il vento e gli uccelli possano portare lontano le parole della verità, che si sappia in giro che quell’uomo è stato un diavolo solo per i tedeschi". Sull'asse emiliano-ligure ci sono altre due canzoni che hanno donato all'immortalità Francesco Guccini, il Maestrone, e Fabrizio De André: si tratta di Auschwitz e La Guerra di Piero, che dorme sepolto in un campo di grano all'ombra di mille papaveri rossi. Fischia il Vento, inno ufficiale della Brigata Garibaldi, fu scritto da Felice Cascione, nome di battaglia Megu, a Bologna prima dell'8 settembre 1943. La melodia utilizzata in seguito durante la Resistenza è quella della canzone popolare sovietica Katjuša, composta nel 1938 da Matvej Blanter e Michail Isakovskij. "Sono Partigiano perciò odio chi non parteggia, odio l'indifferenza", frase di Antonio Gramsci che è nei suoi scritti giovanili, è l'incipit, recitato da Avio Pinotti che i Modena City Ramblers hanno scelto per I Ribelli della Montagna: "Siamo i ribelli della montagna, viviam di stenti e di patimenti, ma quella fede che ci accompagna sarà la legge dell'avvenir". Una Fede nella Libertà che oggi troppe volte vediamo violata ed è il motivo per cui il sacrificio di chi ci ha creduto fino alla morte ha un valore ancora più alto. Ecco ancora Francesco Guccini da Pavana. L'album L’ultima Thule ospita Quel Giorno d'Aprile, brano che racconta proprio il 25 aprile del 1945, giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia proclamò attraverso la radio l’insurrezione nei territori occupati dai nazifascisti. Fu una giornata difficile che così è descritta nella canzone: "E l'Italia cantando ormai libera allaga le strade sventolando nel cielo bandiere impazzite di luce e tua madre prendendoti in braccio piangendo sorride mentre attorno qualcuno una storia o una vita ricuce". In un altro verso Francesco Guccini scrive "ed un papa si affaccia e accarezza i bambini e la luna" che oggi ci manda col pensiero a Papa Francesco, ma letto in chiave storia è una citazione rivolta a di Papa Giovanni XXXIII che l'11 ottobre 1962 disse "Tornando a casa, troverete i bambini, date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa". Un altro Pontefice, ed è Pio XII, è protagonista di San Lorenzo, canzone di Francesco De Gregori, che racconta il bombardamento del 19 luglio 43 nel quartiere romano : "E il Papa la domenica mattina da San Pietro, uscì tutto da solo tra la gente, e in mezzo a San Lorenzo, spalancò le ali, sembrava proprio un angelo con gli occhiali Oggi Pietà l'è morta ma un bel giorno rinascera". Tornando a Francesco Guccini ancora ne L'Ultima Thule c'è Su in Collina, la brutta storia della morte violenta de Il Brutto che ai compagni doveva consegnare la stampa clandestina e L'Unità. Infine Bella Ciao, l'inno per antonomasia del 25 aprile e di chi ogni giorno crede nella libertà. La cazone partigiana riprende nel testo il canto dell'Ottocento Fior di Tomba che Costantino Nigra riporta tra i Canti popolari del Piemonte, pubblicati nel 1888: uno inizia con il verso "Sta mattina, mi sun levata" poi c'è la variante veneziana il cui incipit è "Sta matin, me son levata". Ogni versione converge nella storia di una donna che vuol seguire per amore un uomo conscia che andrà incontro alla morte e che verrà seppellita "lassù in montagna sotto l'ombra di un bel fior". Quello è il fiore del Partigiano che ci è stato lasciato in eredità e che "tutte le genti che passeranno" dovranno fare germogliare ogni giorno.

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