La buona musica italiana esiste (anche fuori da Sanremo): quattro nuove uscite

Non è mai uscita così tanta bella musica come in questo periodo. Come abbiamo già scritto in passato, l'accento va sicuramente sull'aggettivo indefinito “tanta” che enfatizza la quantità di dischi che escono giornalmente e che, per la legge dei grandi numeri, inevitabilmente comprendono anche cose di qualità. C'è da aggiungere che tale qualità sempre più raramente si trova nella musica mainstream, ovvero quella che si ascolta solitamente alla radio e riempie i piani alti delle classifiche, che non è mai stata così piatta e omologata come oggi. Questo accade sia per la musica internazionale che per quella italiana. Quest'ultima, peraltro, da alcuni anni sta spopolando tra il pubblico giovane e meno giovane ma è importante sottolineare che oltre alle canzoni sanremesi e ai tormentoni estivi c'è molto, molto di più. Ci sono infatti un sacco di dischi di cantanti e di band da scoprire, a cui offrire un cono di luce e ascoltare approfonditamente. Così come a novembre avevamo proposto tre nomi nuovi, così facciamo oggi con quattro album italiani appena usciti di genere molto diverso l'uno dall'altro. Cominciamo, quindi. La Niña “Furèsta” Dietro al nome La Niña si “nasconde” Carola Moccia cantautrice e produttrice napoletana che ha realizzato questo suo secondo disco coraggioso e ambizioso, che utilizza la tradizione e l'identità per raccontare l'oggi. Tutto infatti parte dalla musica popolare napoletana e dalla sperimentazione con i tamburi per arrivare a un disco che più contemporaneo non si può: trattamenti della voce e sovraincisioni, temi ancestrali e sonorità che arrivano dal futuro, bassi profondi e intensi come quelli del terremoto e testi contro la misoginia. Alle dieci tracce del disco partecipano l'autore, produttore e polistrumentista Alfredo Maddaluno, la cantante, compositrice e produttrice egiziana-iraniana Kukii e Abdullah Miniawy, poliedrico artista di origini egiziane. La Niña e il suo disco sono stati inclusi nel programma Up Next Italia, l’iniziativa di Apple Music rivolta all'identificazione e alla valorizzazione dei talenti emergenti. Il Mago del Gelato “Chi è Nicola Felpieri?” Questo è l'album d'esordio de Il Mago del Gelato, band di quattro eclettici musicisti che però non possiamo definire proprio debuttanti, avendo alla spalle una serrata gavetta live, come raccontano anche loro in questa intervista. Progetto nato durante la seconda fase della pandemia in uno studio milanese. Il loro sound mescola funk-jazz con influenze della musica per il cinema italiano degli anni ’60 e ‘70, quindi tanto groove e afro-beat. La passione e la grazia artigianale vincono anche sulla tecnica eccelsa dei singoli musicisti. La loro musica è in gran parte strumentale anche se spesso accompagnata da voci soliste . Rispetto a Nu Genea e Calibro 35, a cui vengono spesso paragonati, qui c'è forse una componente più legata a certe atmosfere che rimandano ai Beastie Boys e al jazz rock italiano anni 70, ma riletto con uno spirito nuovo e contemporaneo. Francesco Di Bella “Acqua Santa” Francesco Di Bella è un nome noto per chi frequenta l'indie italiano, soprattutto per la sua militanza nel gruppo dei 24 Grana nella seconda metà degli anni 90. L'acqua santa del titolo fa riferimento alla natura salvifica dell'amore . Le otto canzoni contenute in questo disco mettono insieme la melodia partenopea con i suoni dell'alt-rock americano dei The National, degli Wilco o di Kevin Morby. Anche in questo caso si mescolano tradizione napoletana e suoni contemporanei con tante chitarre ma anche fiati e pianoforte. Sono canzoni d'amore, ma in questo caso non si parla di innamoramento, bensì di amore duraturo, che comporta il sacrificio del proprio ego ma che in cambio eleva i propri rapporti a un livello che va al di là del piacere personale. Partecipano al disco anche Alice e Colapesce, mentre alla produzione c'è Marco Giudici. Gazebo Penguins “Temporale” I Gazebo Penguins sono una band che è in giro da circa vent'anni. Il loro è un rock alternativo vicino a quello comunemente definito post-rock qui arricchito dalla presenza degli ottoni. Ma il punto di forza e di originalità sono i testi, sempre originali e legati a temi scientifici applicati alla vita quotidiana. “Temporale” è legato alla neuroscienza e questo permette di formulare una serie di domande ben più radicali su cosa determina la nostra identità, i nostri valori e il senso di ciò che vediamo ogni giorno, tirando in ballo Schopenhauer e Oliver Sacks. Per molti critici musicali questo è il loro disco più pop e accessibile, sicuramente è quello più vario a livello di generi, dove le canzoni più distorte e rumorose si alternano con quelle più atmosferiche ed evanescenti.

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La buona musica italiana esiste (anche fuori da Sanremo): quattro nuove uscite