Gianni Sibilla, il libro L'Industria della Canzone ci restituisce la poesia della musica

E' un numero impressionante. un numero che quasi azzera la poesia e la poetica della musica. Provate a pensare se Giacomo Leopardi, Anna Achmatova, Alda Merini, Eugenio Montale avessero scritto una poesia per ogni giorno della loro vita: avremmo una produzione sterminata e discernere i versi con la P maiuscola da quelli con la P minuscola sarebbe stata una fatica immane. La musica oggi è un colosso che, come ci racconta Gianni Sibilla nel suo necessario L'Industria della Canzone ogni giorno innaffia le piattaforme con più di centomila canzoni che vanno ad arricchire un catalogo stimato in oltre cento milioni di brani, accessibili in streaming. Non solo su Spotify o YouTube, le canzoni sono ovunque: su Instagram o su TikTok, nella sigla o nella scena di una serie, alla tv o alla radio. È quasi impossibile passare un giorno senza ascoltare musica, anzi sarebbe giusto dire senza subire la musica. Perché a volte è così. Può capitare che in un film ci sia un brano che ci colpisce e quindi proviamo a indagare su chi è l'autore, ma il più delle volte è carta da parati ovvero per quando bella perfettamente cambiabile. Questo è il principale motivo per il quale la musica si tende a darla per scontata . La canzone, invece, è uno degli oggetti più complessi della cultura contemporanea e, con l’avvento delle piattaforme, è diventata ancora più pervasiva ed è cresciuta esponenzialmente l’industria, dalla discografia ai live, dai media tradizionali a quelli digitali. Dalla canzone italiana classica al rap e alla trap, da Elvis Presley a Taylor Swift, dai concerti e dai videoclip al Festival di Sanremo: Gianni Sibilla con uno studio sistematico e metodologico, ma che non soffoca l'esprit artistico, ricostruisce il ruolo narrativo, produttivo e simbolico della canzone e del suo rapporto con l’industria e i media. La parte introduttiva non poteva che chiamarsi La Musica che Gira Intorno, che oltre a essere una dotta citazione dell'eponimo brano di Ivano Fossati, pone il suono al centro, come Saturno e i suoi anelli. Nonostante la pacifica invasione la canzone resta "un oggetto sfuggente". Il primo dilemma è racchiuso in una parola che è "dove" perché quando siamo attirati da una canzone oppure un artista che amiamo pubblica un nuovo progetto la prima scelta riguarda dove ascoltarlo: sul nostro smartphone mescolato con qualche altro contenuto digitale oppure inglobato in una playlist o di un post sui social media, che sia Instagram o Tik Tok, oggi i più popolari e popolati. Come già accennato può apparire da un programma televisivo o da una trasmissione radiofonica. Quindi una canzone ha più vite, è un po' come i gatti che si dice ne abbiano sette. La musica è trasformismo. Oltreché essere trasformata in quanto ogni media la rielabora, la modifica o la riscrive secondo i propri linguaggi. Nel suo libro, la cui scrittura ha occupato oltre un anno ma è figlia di un percorso di studi e riflessioni avviato circa venti anni fa, Gianni Sibilla parte da un quesito che, nella sua semplicità, ha una linea filosofica complessa: "come e perché ci girano intorno così tante canzoni, in tutti questi spazi mediali e in queste forme?". Alla fine delle circa 250 pagine forse non avremo trovato tutte le risposte che cerchiamo ma di certo avremo gli strumenti per muoverci più consapevoli nell'universo musicale.

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Gianni Sibilla, il libro L'Industria della Canzone ci restituisce la poesia della musica