Cosa sta succedendo alla musica dal vivo?

Le entrate derivanti dai concerti dal vivo rappresentano una quota maggioritaria dell'industria musicale in continua mutazione. Lo abbiamo visto in Italia, ma succede più o meno anche nel resto del mondo. Proprio per questo motivo, in una sorta di bizzarra corsa all'oro, si stanno verificando una serie di storture sul mercato. Annunci con grandi anticipi Innanzitutto le date dei tour e dei festival vengono annunciate – e i biglietti venduti – con grandissimo anticipo. La line up del Primavera Sound, uno dei festival più importanti in Europa, che solitamente viene svelato a gennaio, quest'anno è uscito a ottobre. In Italia la scorsa settimana si sono aperte le prevendite per i due concerti che Max Pezzali terrà a San Siro nel luglio del 2026. Come ha scritto ironicamente sui suoi profili social Luca De Gennaro, giornalista, speaker radiofonico e attento osservatore dell'industria musicale "Più che “prevendita” lo definirei 'prestito'". È evidente che dietro a tutto questo ci sia un forte tema economico. I costi infatti dopo il Covid sono aumentati rapidamente, sia quelli di produzione sia a cascata anche i cachet degli artisti, specialmente quelli più affermati e richiesti. Questo provoca un'ulteriore stortura del mercato: si crea infatti sempre una maggiore polarizzazione e distanza tra gli artisti mainstream e molto popolari e tutto il resto degli artisti e delle band che soffrono di questa situazione, e per questo spesso rinunciano a fare tour, spesso anche in perdita. Mentre i grossi nomi talvolta preferiscono non fare dei tour itineranti, bensì organizzare ricche produzione con delle residency, come abbiamo già raccontato qua. I pesci grossi e quelli piccoli Il Guardian nei giorni scorsi ha trattato questo tema in un articolo di Tess Reidy che prende in considerazione i festival europei intervistando una serie di organizzatori. "Sembra che le persone acquistino i biglietti dei festival unicamente in base alla notorietà degli headliner" , ha affermato Kelly Wood, organizzatrice i concerti presso la Musicians' Union. "A loro volta, gli artisti di medio livello che in passato potevano contribuire in modo significativo alle vendite di un festival ora stanno davvero lottando". Questo spiega, ad esempio, perché quest'anno nel già citato festival Primavera Sound di Barcellona compaiono come headliner artiste ultra-pop come Chappel Roan, Charlie XCX, ma soprattutto Sabrina Carpenter che negli anni passati non si sarebbero mai visti in quel cartellone tipicamente formato da band e artisti alternative. Ovviamente non è tutto così: ci sono casi di festival come il Glastonbury che quest'anno ha esaurito la vendita dei biglietti in 35 minuti senza aver ancora annunciato il programma e ci sono tanti altri festival in Europa e in Italia che, nonostante le avversità del mercato, continuano strenuamente il loro percorso basato sulla ricerca e su una forte identità conquistata sul campo. Ma è anche vero – come riferisce l'articolo del Guardian – che nel Regno Unito nel 2024 chiuderanno 72 festival, alcuni in modo permanente, altri temporaneamente in attesa di altri momenti. I prezzi dinamici e le altre politiche di pricing Tuttavia il mercato si fa sempre più difficile sia per l'offerta, ma anche per la domanda. All'euforia della reunion e al tour sold-out degli Oasis in Inghilterra e nel resto del mondo si è associato lo sfortunato tentativo di applicare il Dynamic Pricing. I prezzi dinamici, in cui il costo aumenta in tempo reale in sincronia con la domanda, non sono certo una novità: spesso infatti si fa un paragone con i prezzi utilizzati sulle compagnie aeree low cost, sebbene nel caso dei biglietti per concerti, i prezzi dinamici significhino che il prezzo può aumentare in pochi secondi necessari ai consumatori per completare la prenotazione. Per il tour degli Oasis c'è chi ha iniziato il processo d'acquisto online al prezzo £148,50 per poi concludersi pagando £355,20 a causa proprio dei prezzi dinamici. Inoltre, secondo alcuni studi, i prezzi medi dei biglietti sono aumentati a livello globale del 23,3% nel 2023. Per fortuna ci sono alcuni artisti come Paul Heaton che si esibiscono solo con show ridotti all'essenziale per far pagare i biglietti £35, lo stesso hanno fatto in passato qua in Italia band come i Verdena, esibendosi sempre con un prezzo dei biglietti calmierato. I Coldplay invece non riuscendo a fare tutto questo, nel prossimo tour estivi in Inghilterra devolveranno il 10% degli incassi al Music Venue Trust per sostenere i piccoli live club underground e indipendenti e che supportano gli artisti emergenti.

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