La vera storia di "Do they know it's Christmas?", il successo nato con una telefonata

Partiamo dall'antefatto. Inizio novembre 1984. Bob Geldof, leader e cantante dei Boomtown Rats, è a casa e sta guardando un servizio della BBC sulla grave carestia in Etiopia che lo colpisce nel profondo. Così chiama la fidanzata Paula Yates che all'epoca era una nota giornalista televisiva in campo musicale e le confida che vorrebbe fare una canzone natalizia riunendo le più importanti popstar inglesi del momento e le chiede se può aiutarlo a coinvolgerle. Casualmente a fianco a lei c'è Midge Ure che viene coinvolto in diretta: lui entusiasta dell'idea si propone di collaborare a scrivere e co-produrre il pezzo. Così Geldof inizia a chiamare direttamente i vari artisti e band per invitarli a partecipare al progetto e nel frattempo prenota - gratuitamente - i Sarm West Studios di Londra per l'unico giorno in cui è libero. Il documentario BBC Tutto questo viene in parte raccontato oralmente da Ure e Geldof nell'inedito documentario che BBC ha trasmesso la scorsa settimana per il 40mo anniversario del progetto portato avanti dal cantante e, da quel momento, attivista irlandese. “The making of The Original 'Do they know it's Christmas?'” è il titolo dell'artigianale docufilm: dura 75 minuti ed è la fedele testimonianza di quella caotica domenica del 25 novembre 1984, con l'arrivo delle varie popstar negli studi, le incisioni delle singole parti e la registrazione del coro finale. Alcune di queste immagini si conoscevano già a memoria perché servirono alla realizzazione del videoclip - visto decine, se non centinaia di volte - ma tutto insieme non era mai stato mostrato prima e che ora possiamo vedere integralmente anche in Italia su YouTube. Il film inizia con Bob Geldof e Midge Ure che non sanno ancora chi di tutti coloro a cui hanno telefonato si presenterà. E invece arrivano praticamente tutti. Col senno di poi, è stata un'impresa notevole mettere insieme star non precisamente accomodanti come Simon Le Bon, Boy George, Paul Weller e Sting. Pur senza la presenza del cartello “Check your Ego at the Door” che scrisse Quincy Jones nel progetto USA for Africa dell'anno successivo, i comportamenti e trattamenti da rock star non furono considerati. Rispetto al docufilm di “Usa for Africa” questo ha un’aria meno solenne, ed è molto forte l'aria sperimentale e di happening. I componenti di Band Aid sono tutti piuttosto giovani e molto divertiti: c'è una gran via vai tra artisti, tecnici, mogli, figli e c'è anche un cane che si aggira tra chitarre e mixer. Rispetto all'omologo americano sono tutti molto rilassati, anche se nessuno di loro aveva sentito prima la canzone, che ascoltano in studio nella versione suonata e cantata da Midge Ure. Le chicche del docufilm Mentre allora la stampa musicale montava la rivalità tra Duran Duran e Spandau Ballet, si scopre qui che John Taylor e Gary Kemp erano degli amiconi che stavano sempre insieme. Bono è timidissimo e Sting ha il solito understatement glaciale, c'è poi Phil Collins che prende le bacchette e si inventa in pochi minuti il groove pazzesco del pezzo, mentre Boy George è l'unico artista ad atteggiarsi da popstar, ma poi apre la bocca per cantare e tutto passa in secondo piano. Ma forse il personaggio con la maggiore aneddotica da raccontare è proprio George Michael. Entra in studio molto timido ed educato, Bob Geldof e Midge Ure fanno gli onori di casa e lui si presenta dando la mano a tutti. Poi si permette di chiedere a Ure di cambiare la tonalità della sua strofa perché trova poca coerente cantare con forza ed energia “but save a prayer” . E ha ragione lui. Di lì a pochi giorni George Michael con gli Wham farà uscire la loro canzone “Last Christmas”: Paula Yates, che fa interviste in giro, gli chiede scherzosamente se può cantarle il pezzo in uscita e lui le spoilera il ritornello e nemmeno lei ci crede che George Michael le abbia cantato la canzone in anteprima. Ci sono Paul Weller, Bob Geldof e Gary Camp che con le chitarre fanno una versione acustica della canzone, interpolandola con “Sweet Caroline” di Neil Diamond, e infine Trevor Horn, proprietario insieme alla moglie Jill Sinclair degli studi di Notting Hill, che essendo lì si mette a dirigere le armonizzazione dei cori. Il risultato e le celebrazioni Ci sono voluti quattro giorni a organizzare la Band Aid, una notte per registrare e 24 ore per mixare il tutto. Il 7 dicembre il singolo esce e diventa rapidamente un successo: primo posto in Uk e in gran parte dell'Europa. Nel 2017 la canzone aveva venduto 3,8 milioni di copie. Fu istituito un trust, con Geldof e Ure come fiduciari, per fornire "sollievo dalla fame e dalla povertà in Etiopia" e "sollievo dalle malattie e preservazione della salute tra le persone che risiedono permanentemente o temporaneamente in Africa". La Band Aid Trust è titolare dei diritti d'autore e continua a generare entrare per la causa. Quaranta anni dopo la sua uscita, "Do They Know It's Christmas?" non solo è diventato uno standard della musica natalizia, ma la sua popolarità e il suo successo hanno generato tre remake nel 1989, 2004 e 2014. Un paio di settimane fa è stato svelato un nuovo mix del brano ideato dal produttore Trevor Horn , che combina elementi delle tre versioni precedenti e che comprende gli interventi di Sting, Boy George, Bono, Ed Sheeran, Harry Styles, Chris Martin dei Coldplay, Sam Smith, Seal, Sinead O'Connor e altri. Un po' un pastrocchio, ma per la buona causa si giustifica tutto.

Cosa vedere:

Come vederlo:

Online con Sky:

La vera storia di "Do they know it's Christmas?", il successo nato con una telefonata