SxM, senti come suona il disco dei Sangue Misto dopo 30 anni

Il rap - o meglio l'hip-hop, intesa come sottocultura che comprendeva anche il djing, il writing e la breakdance – nasce nel West Bronx, New York City, nel 1973, ma per oltre 15 anni rimane una cosa tipicamente americana e soprattutto in lingua inglese. In Italia si ascolta, ma non si replica, se non pagliacciando tragicamente le rime rappate. La versione italiana dell'hip-hop arrivò all'inizio degli anni '90 attraverso il movimento delle posse nei centri sociali. Considerato che negli States il gruppo più dirompente della nuova ondata erano allora i Public Enemy, qui si pensava che il rap fosse solo quello di protesta e contro il sistema. In realtà negli Stati Uniti funzionava molto anche il rap di LLCool J, Run DMC e di altri rapper molto più leggeri e disimpegnati, che poi diventeranno quelli più popolari. Ma allora qui in Italia si ragionava ancora per compartimenti stagni e quindi il rap era solo quello antagonista: Onda Rossa Posse, Assalti Frontali, AK47, Isola Posse All Star, erano questi i nomi più in vista di quella scena. Dischi e canzoni realizzati con pochi soldi e solidi ideali, dallo scarso successo commerciale ma molto raccontati dalla stampa specializzata. La formula di SxM È proprio dentro L'Isola Nel Kantiere, il centro sociale che l'amministrazione bolognese voleva sempre smantellare, che nasce il progetto Sangue Misto, trio formato da Deda, DJ Graf e Neffa: il primo è un rapper che già militava nell'Isola Posse All Star, come pure DJ Gruff, mentre Neffa era il batterista di un gruppo punk chiamato Negazione, ma che qui decide di mettersi in prima linea a rappare. A differenza di altre formazioni i Sangue Misto hanno una solida cultura hip-hop dell'epoca, e si concentrano sulla creazione di sonorità originali combinando citazioni di Battisti e De André con campionamenti da intenditori del Miles Davis di “Bitches Brew”, Mahavishnu Orchestra, Sly & the Family Stone e Funkadelic. Ma soprattutto c'è un flow che scorre morbido, le rime sono agili e fluide e, soprattutto, c'è l'invenzione di un linguaggio e di uno slang nuovo che mescola le espressioni della città, l'inglese e le parole dialettali del sud Italia. Tutto queste rende “SxM” un capolavoro unico nel suo genere e mai più ripetuto. I testi riprendono in pieno lo spirito dell'hip-hop dell'epoca negli USA, ancora un po' disincantato. È lo stesso Neffa a dirlo nel documentario di Enrico Bisi intitolato “Numero Zero”, dedicato ai pionieri del rap italiano «SxM è partito dal fatto che volevamo fare musica e fumare, e confezionare spinelli, come dice la intro: “E fumare, e fumare”. Lì proprio c’è, credo che ci sia tutto. Poi ovviamente, ai tempi, era anche un po’ fare il finto fricchettone, però intanto si parlava dei “Cani Sciolti”, di queste cose qua, non è che fosse solamente “sì, facciamoci le canne e vaffanculo al mondo”. No, noi nel mondo volevamo ancora starci dentro e fare qualcosa». L'impegno, quello dei rapper militanti, sotto sotto c'è ancora, ma è raccontato in filigrana non attraverso i soliti slogan figli degli anni '70, ma con un linguaggio nuovo che pesca dalla narrazione della quotidianità di ragazzi senza una lira in tasca , un po' emarginati e soprattutto pressati da un “clima di tensione” che si respirava a quei tempi a Bologna e tanto fumo da cannabis. Sono infatti i tempi dei delitti della Uno Bianca, un incubo che termina proprio alla fine del 1994 con l'arresto della banda responsabile in sette anni di 103 azioni criminali in cui sono morte 24 persone e ne sono rimaste ferite 114. Il giornalista e critico musicale Damir Ivic nel corso di un talk celebrativo dei 30 anni del disco organizzato da essemagazine ha dichiarato “Per me quello dei Sangue Misto è l'ultimo disco del primo rap italiano che è legato ai centri sociali, ed è molto meglio di tutto il resto. Dopo SxM ci si è allontanati dalla sfera del centro sociale, che nel frattempo si era avvizzita artisticamente, ed è arrivato tutto il resto”. Nonostante tutto, il disco nell'anno di uscita vendette poco più di 5000 copie e il suo culto è cresciuto negli anni successivi. Di certo, aprì la carriera solista di Neffa, prima con i Messaggeri della Dopa, e poi con altri progetti musicali che gradualmente si allontanano dal rap. Le canzoni “SxM” è un disco ancora oggi molto attuale, sia come suono sia come liriche, e questo grazie ad alcune canzoni che restano immortali come poche altre cose di questo genere. “Lo straniero” è tra le canzoni che ha retto meglio il test del tempo perché contiene un'analisi politica piuttosto raffinata e che purtroppo continua ad essere molto attuale, mettendo insieme la nostra progressiva diffidenza verso la classe politica e il problema dell'immigrazione. E tutto questo lo fa attraverso immagini e strofe poetiche. “Senti come suona” è invece una sorta di manifesto programmatico su come loro intendono la musica e la costruzione è perfetta: l'intro di batteria è campionata da “Kissing my love” di Bill Withers e si chiude con un originale assolo di sax che in qualche modo intercetta il mix tra rap e jazz portato avanti al di là dell'oceano dal rapper Guru e con il suo progetto Jazzmatazz. Si tratta quindi un disco che possiamo definire “seminale” anche se purtroppo sono in pochi negli anni successivi e nel mondo del rap ad aver imparato pienamente la lezione.

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