Le mille vite di Quincy Jones, leggenda della musica

Provate voi a trovare un essere umano che in una sola vita abbia suonato a fianco di giganti del jazz come Lionel Hampton e Count Basie, collaborato con Ray Charles e Frank Sinatra, composto colonne sonore indimenticabili, prodotto numerosi dischi pop tra cui il più grande album della storia , scoperto decine di talenti , creato l'unico brand editoriale di cultura black , unito il be-bop e l'hip-hop, scritto musical e chissà quanto altro ancora. Quincy Jones è scomparso nella giornata di ieri a 91 anni, ma noi sappiamo benissimo che le leggende in fondo non muoiono mai. Quincy Jones nei sue molteplici ruoli di trombettista, direttore d'orchestra, compositore, produttore e talent scout ci ha lasciato così tante testimonianze del suo immenso talento da riempire gli ascolti per il resto delle nostre vite. Un'infanzia difficile Gli inizi sono stati particolarmente tormentati: nato durante la Grande Depressione nel South Side di Chicago, il più grande ghetto nero d'America, vide il primo cadavere sulla strada a sette anni e i tagli da coltelli a serramanico sulle mani gli ricordano le prime risse tra gang. La madre fu ricoverata in un istituto psichiatrico per schizofrenia quando lui aveva sei anni e da lì con il fratello inizia un lungo peregrinare tra nonne che vivevano in baracche e le nuove famiglie del padre in giro per gli Stati Uniti. Il giovane Quincy scopre la musica per lo stesso motivo di molti altri artisti, ovvero per sfuggire ai traumi familiari e a una vita familiare poco stabile. A 15 anni inizia a lavorare con Ray Charles con cui forma un duo e comincia a esibirsi di pomeriggio al Tennis Club di Seattle e la sera in un jazz club conosciuto oggi come Pioneer Square. A 18 anni vince una borsa di studio al Berklee College of Music di Boston, ma abbandona gli studi per intraprendere una tournée come trombettista con la band del leggendario Lionel Hampton. Non aveva il talento di un Dizzie Gillespie, ma sapeva comporre e arrangiare le canzoni, così dopo qualche anno diventò uno dei principali arrangiatori per Count Basie lavorando per Sarah Vaughan, Frank Sinatra, Dinah Washington e il vecchio amico Ray Charles e scrivere hits immrtali che mettono insieme diversi generi Una serie di primati Da qui, ancora giovanissimo, inizia la sua carriera musicale costellata da una serie di prime volte. È stato uno dei primi musicisti neri a soggiornare negli alberghi di Las Vegas per soli bianchi quando accompagnava Frank Sinatra; nel 1964 fu il primo compositore black a comporre la colonna sonora di un importante film ; nel 1971 fu il primo afroamericano a essere il direttore musicale degli Academy Awards; è stato il primo artista ad aver vinto Emmy, Grammy , Oscar e Tony, ovvero i quattro principali premi dell'entertainment USA, grazie ovviamente al suo immenso talento e alla sua grande versatilità. Racconta QJ «Le categorie non mi hanno mai condizionato. Quando ero giovane bisognava saper suonare tutto: suonavo musica da ballo per bianchi, be-bop per i neri, musica da camera, R&B, musica da cabaret, folk, musica ebraica, Debussy.. » Poi arriva l'incontro con Michael Jackson – giovane cantante dei Jackson Five – in cui riconosce subito il talento unico e intuisce che solo lui potrà essere il grimaldello per abbattere le barriere tra musica bianca e nera, pop, r&b e musica per ballare. E così diventa il produttore dei tre dischi più importanti di Jacko tra cui quel “Thriller” da 110 milioni di copie, ma anche di “We are the World” la prima canzone che mise insieme 21 popstars un'intera notte in una sala di registrazione con l'avviso dello stesso scritto a penna dallo stesso Jones “Check your egos at the door” . Importante anche il suo contributo a far diventare il rap un genere mainstream: sua l'idea di una sitcom con protagonista un giovane attore sconosciuto che rappava, “The Fresh Prince of Bel-Air”. "Quando ho portato Will Smith per la prima volta alla NBC nel 1989, erano spaventati a morte. Poi però divenne un gran successo", scrive Quincy Jones nella sua autobiografia. La persona Quincy Quincy Jones non era solo un talento immenso, ma era anche una persona speciale, che sapeva godersi la vita, grazie alla frequentazione di Sinatra e del resto del Rat Pack. Amava cucinare e si è esibito più volte nello show di Oprah dove creò un piatto speciale chiamato "Thriller ribs". Le sue interviste, specie nell'ultima parte della sua vita, sono leggendarie, con un'autenticità e una schiettezza che hanno fatto storcere il naso a molti. Ma è stato anche una persona che nel corso della sua vita ha promosso l’importanza della formazione musicale e dell’istruzione, oltre che ad essere l'artecifice di iniziative benefiche e raccolte fonti con la sua “Listen Up Foundation”. Si è sposato tre volte, ha avuto sette figli - sei femmine e un maschio - e cinque ex tra cui Nastassja Kinski, la madre della figlia più piccola Kenya. Una famiglia patchwork molto prima che il termine esistesse. Nel 2018 sua figlia Rashida Jones lo convinse a girare un docu-film “Quincy” che potete trovare su Netflix e che evidentemente fornisce un quadro più completo di questo grande artista della musica che sarà difficile da dimenticare

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