Tenco 2024, Filippo Graziani: "Se scegli una vita ne accetti le conseguenze"

Dopo il grande successo dell’album Ivan Graziani - Per gli amici , e il tour omonimo che ha totalizzato cinquanta tappe, Filippo Graziani è pronto a tornare sul palco con un nuovo tour straordinario in poche date esclusive ribattezzato OTTANTA. Buon compleanno Ivan, una vera e propria festa di compleanno itinerante ricca di sorprese per celebrare quello che sarebbe stato l'80° compleanno di Ivan Graziani. Aspettando la festa, Filippo Graziani ha raccontato suo padre al Teatro Ariston di sanremo, ospite del Club Tenco. Filippo partiamo dalla tua presenza al Tenco: cosa rappresenta oggi una rassegna come questa? Il Tenco è un porto sicuro per i cantautori, qui si fa quello che si sente ed è bello che esiste da 50 anni e gliene auguro altrettanti. Riempie di felicità essere qui ed è una bellissima occasione per raccontare mio padre. Il tour che stai portando in giri ha in scaletta brani meno noti di tuo padre: come li hai scelti? È sempre difficile farla la scaletta. Ci sono canzoni che vorrei non fare e altre che so che non posso non fare. Ma ho imparato a prendermene una parte per me. Il mio lavoro è quello di farle conoscere tutte e ricordare che ci sono. Nel 1978 uscì Pigro, album che indagava l’indolenza e la pigrizia mentale, elementi che si ritrovano nella società odierna amplificati. Questa attualità ti porta inquietudine? C’è un senso catartico nella scrittura di mio padre. Fuoco sulla Collina è una metafora su un adolescente che sogna la rivoluzione e il contadino gli dice che le luci che vede sono solo i fari dei trattori che stanno trebbiando. Sono attuali perché definiscono l’idea di rivoluzione. C’è anche La sposa bambina. È la storia di un israeliano che si innamora di una donna palestinese. È tutto ciclico nella vita, tutto ritorna. E a proposito di attualità: sarebbe l’ora che il Padre Eterno scendesse dai grattacieli e ci tirasse fuori dalle nostre miserie? Dipende da chi intendiamo che sia il padre eterno. Certo, qualcuno dovrebbe scendere da lassù ma non so chi. Certo è che il lavoro del cantautore è descrivere quello che succede. In Modena Park si sta seduti sul divano a parlare di “scuola, droga, sesso e di tutto quello che vuoi tu”. E invece oggi non ci si parla più siamo tutti come “quello lì solo nella stanza”. La filosofia di Modena Park dove è finita? Me lo chiedo anche io tutti i giorni. Per altro non siamo neanche nella stanza soli, siamo quelli che ce l’hanno con quello che accade a Modena Park. Oggi siamo più impegnati a condannare la droga degli altri che a parlarci. Io sul palco instauro un dialogo. Il cantautore non chiede permesso, parla e se c’è qualcuno da mandare a quel paese lo fa! “Incatenati a una vita che non vuoi con la rabbia che è dentro di noi”: è la fotografia dell’insoddisfazione umana? Succede in generale nel nostro mondo, pensa alla celebrazione dei sold out, degli streaming e del doppio disco carpiato di platino. La rilevanza artistica non ha nulla a che fare con un teatro pieno. Meglio anche mezzo vuoto ma con chi ti ascolta. La domanda che dobbiamo porci è cosa è importante oggi per un cantante? Se non erro chiudi il live con La Canzone dei Marinai: c’è un motivo per cui coinvolgi nel finale l’amico pesce? C’è poi il verso “per ogni figlio che è rimasto in mezzo al mare” che richiama il dramma dei migranti. Non ha quella valenza, ha una valenza lavorativo, la canzone è una metafora applicabile a chiunque. Racconta cosa significa guadagnarsi da vivere in mezzo al mare, per chi è in mare e per chi sta a casa. Chi sceglie una vita ne accetta le conseguenze. Tuo padre frequentava più forme d’arte, quella più frequentata era il disegno: tu hai passioni che vanno oltre la musica? Sono un divoratore di film e di fumetti, ho tante passioni e come tali sono costose. Il mondo dell’illustrazione mi intriga, ho frequentato l’istituto d’arte, sono appassionato di arti visive. Che accadrà da qui a Natale? Sarò ospite di qualche altro festival e farò qualche data ma ufficialmente sono in pausa. Sarò premiato alla rassegna dedicata a Pierangelo Bertoli curata da suo figlio Alberto, cui voglio tanto bene. A marzo parte il progetto degli 80 anni, di mio padre, stiamo allestendo una festa di compleanno itinerante con ospiti e un repertorio celebrativo: è la festa che gli avrei organizzato se fosse ancora qui con noi.