Tenco 2024, Elisa Ridolfi: “Trovare pace è regalarsi tempo di qualità”

Dal Fado a Sanremo. Elisa Ridolfi sbocconcella metaforicamente i pasteis de nata e si porta oltre la siepe della sua Recanati la Targa Tenco Miglior Opera Prima per l'album Curami l'Anima. Sostiene la società lavorando in un asilo nido e la protegge curandone l'anima. Un'opera prima tardiva come una grande vendemmia la sua che ha ipnotizzato il Teatro Ariston. Elisa partiamo dalla storia dell’album e dal tuo viaggiare in più mondi: ti senti un’astronauta della natura umana? È un andare oltre l’uomo perché la musica è una entità, ha a che fare con l’umano ma lo trascende e si va verso altri mondi. Credi che la tua musica che arriva a consolare sia quella che ti ha donato la Targa Tenco? Te l’aspettavi o ci speravi? La vita porta accadimenti, quasi non volevo farlo uscire questo album, se arriva tra la gente è grazie a Squilibri Editore che mi ha cercato, ha visto il mio percorso e gli ha voluto dare vita pubblica. Ho sempre vissuto in mondi paralleli a questo, non me l’aspettavo. Prima di parlare di Curami l’Anima, cosa resta oggi dell’Elisa di 15 anni fa che era una adepta del Fado? Il mio habitat interiore ancora si appoggia lì. È il mio humus di sottofondo e di narrazione, è il mio punto di appoggio, non è intrattenimento ma un modo di stare nel pianeta. Chi è il poeta che dorme e che vorresti sapere vivo? Ha un nome e un cognome ma è una questione personale. Ma ha scelto di andare via dal pianeta come Luigi Tenco. Mai la ho fatta dal vivo perché è intensa ma la mattina prima di ritirare la Targa mi sono svegliata con la visione di Tenco che ha scelto di andarsene ed è stato naturale farla per la prima volta dal vivo. Chi è Erika che non ha paura di stare sveglia nei sogni e cerca la luna? È un nome non vero perché le cose private devono risuonare in un collettivo: ora so dove sono andata a parare con questo album. Quello che accade nei sogni è un piano artistico individuale di produzione libera. Bisogna non farla perdere al mattino quando ci si sveglia. Lei ci riusciva, non sono io, è una bambina. Il verso finale di Fili di Fado è “e trovar pace”: cosa significa per te trovare pace? Avere il tempo di qualità. Quello che ha il giusto ritmo. Nel tempo trovo una grande pace considerata la mia gestione del tempo che è asincrona col piano esistenziale. L’idea di mare appare spesso nelle tue canzoni: l’elemento liquido quanto è importante per la tua arte? Nasco e vivo in una città di mare, dunque è naturale averlo nel quotidiano. Il Fado portoghese è proiettato nel mare ed è un elemento che appartiene all’esistenza. Odi l’amore, ti distrae l’amore però poi diventa fecondo: è difficile cantare l’amore nel 2024? Oppure lo si fa spudoratamente perché l’amore distrae? Difficile convogliare l’amore sentimentale per una persona con l’amore per il mondo. Gli artisti faticano a vivere l’amore, serve un afflato più ampio, persone che abbiano la stessa visione perché non imploda ma sia espansivo. Curami l’Anima non è un album sentimentale nel senso relazionale, è amore per l’immateriale. Parlami di Virginia Woolf e di cosa si nasconde dopo la lettera q. Lo so cosa c’è perché ho studiato e ti dico che c’è la r. La ho studiata particolarmente in Gita al Faro, questo è un brano che descrive l’uomo che tende a una ascesa lungo l’esistenza e la cerca come le lettere nell’alfabeto. I geni vanno in un istante dalla a alla z, chi se la cava deve farsi bastare la q ed è un senso di frustrazione. L’addio che non vuole andare via è disperazione, rassegnazione o accettazione? È un tentativo di accettazione attraverso il racconto. Chissà se se ne andrà mai. Ascolteremo mai l’album Rec De Cor? Era il nome che volevo dare a questo disco, poi l’editore ha scelto Curami l’anima. Che accadrà nelle prossime settimane? Lavoro 36 ore alla settimana in un asilo nido dunque non scappo dalla società, ho un senso del quotidiano molto intenso. Farò concerti, frequenterò la musica e poi lavoro su altri progetti. Tornerai al Fado? Quello tradizionale lo ho lasciato 20 anni fa e lì ho capito tantissime cose e nello specifico di essere condannata a fare musica per la vita.