Puff Daddy, ascesa e declino di un magnate dell'hip hop

Sean John Combs, Love, Puff Daddy, Sean Puffy Combs, Diddy, P. Diddy. L’uomo dai molti nomi e dalle molteplici facce. Il rapper, il produttore, l’imprenditore, il magnate, il gangster. E ora, in ultimo, il presunto mostro attorno al quale sembra chiudersi sempre più un cerchio di accuse terribili di molestie, violenze sessuali, tratta di esseri umani e racket. L’organizzatore dei freak off, i festini conditi da terribili depravazioni da cui potrebbe partire quello che in molti già definiscono “il #metoo della musica”, è un uomo che negli ultimi trent'anni è stato capace di concentrare su di sé un enorme potere e un innegabile ascendente verso i protagonisti dello star business. Per farsi un’idea di chi sia Puff Daddy basta guardare le foto delle feste organizzate nella sua villa e dare un’occhiata agli ospiti che le hanno frequentate nel corso degli anni: ci si possono trovare i colleghi dell’ambiente dell’hip hop/RnB americano, da Jay-Z a Beyoncé, ma anche star del calibro di Leonardo DiCaprio. D’altra parte Diddy è quello di Bad Boy 4 Life, brano del 2001 nel cui video suonava con Dave Navarro e Travis Barker, metteva ufficialmente fine alla faida tra East Coast e West Coast - che lui stesso aveva pesantemente contribuito a originare e alimentare - ospitando artisti come Snoop Dogg ed Xzibit, rompeva una finestra a Ben Stiller con una pallina da golf e sfornava un assist no look per una schiacciata di Shaquille O’Neal. Sean John Combs è nato ad Harlem e cresciuto a Mount Vernon, nello Stato di New York, figlio di una modella e di Melvin Combs, socio dello spacciatore Frank Lucas, ucciso dentro la sua auto sulla Central Park West quando Sean aveva appena due anni. Il soprannome Puff gli fu affibbiato da bambino, perché quando era arrabbiato sbuffava, quello di Daddy arrivò qualche anno dopo, quando iniziò a comportarsi da playboy. Una fama che avrebbe consolidato negli anni a seguire con numerose relazioni da rotocalco, dalla modella Kim Porter a Jennifer Lopez, oltre a rumor mai confermati con Cameron Diaz e Naomi Campbell, fino alla cantante Cassie, l’artista che ha dato il via alla serie di accuse che hanno precipitato Combs nella vicenda giudiziaria in cui si trova ora. Nonostante un’infanzia vissuta in sostanziale povertà, Combs si è diplomato alla Mount Saint Michael School e si è iscritto alla Howard University, dove ha studiato business per un solo anno. Appena ventenne è entrato come stagista alla Uptown Records, diventandone presto talent director per mettere sotto contratto artisti del calibro del duo RnB Jodeci e di Mary J. Blige, salvo poi lasciare l’etichetta nel 1993 per divergenze di vedute con il fondatore Andre Harrell e fondare la Bad Boy Records. È qui, con la scoperta di Notorius B.I.G., uno dei rapper più influenti della storia, che iniziano le reali fortune di un uomo da 600 milioni di dollari . Ed è qui che comincia la più celebre e grande faida nella storia dell’hip hop americano, quella tra la sua Bad Boy e la Death Row di Suge Knight, originata dall’uccisione di Jake Robles, amico di Knight, durante la festa di compleanno del rapper Jermaine Dupri a opera di un membro dell’entourage di Combs. Lo scontro, che è dilagato coinvolgendo gran parte della scena e mettendo East Coast e West Coast una contro l’altra, sfociò poi negli omicidi di Tupac Shakur nel settembre del 1996 e, nel marzo del 1997 di Notorius B.I.G. Diversi anni più tardi, Duane “Keefe D” Davis, unico uomo arrestato per l’omicidio di Tupac, ha raccontato di essere stato assoldato da Puff Daddy per compiere il delitto, ma le accuse non hanno mai trovato riscontro nelle prove e nelle indagini. La carriera di Puff Daddy non si è arrestata nemmeno dopo la morte di Notorius, a seguito della quale il produttore ha preso in mano il microfono in prima persona, incidendo il singolo I’ll Be Missing You, dedicato all’amico scomparso, e il suo primo album da rapper No Way Out, arrivando in cima alle classifiche di vendita e ricevendo due Grammy Awards . Il declino della Bad Boy è cominciato però alle soglie del nuovo millennio, in seguito alla diaspora degli artisti di punta, a partire da Ma$e, rapper esploso pochi anni dopo la morte di Notorius B.I.G., anche se l’etichetta è ancora attiva e pubblica, tra gli altri, i lavori di Janelle Monae e Machine Gun Kelly. Mentre si costruiva una solidissima carriera da magnate dell’industria dell’hip hop, diversificando le attività con una linea di abbigliamento , una marca di tequila , una lunga serie di film al cinema e produzioni televisive, Diddy è comunque incorso in numerose controversie legate a episodi di violenza. Nel 1998 ha aggredito Steve Stoute, all’epoca manager del rapper Nas, dopo che questo si era rifiutato di rimuovere dal videoclip di Hate Me Now – brano in cui Nas e Puff Daddy rappavano insieme – la scena della crocifissione che aveva probabilmente urtato la sensibilità di Combs, cresciuto con una ferma educazione cattolica ed ex chierichetto. Secondo alcuni racconti, Combs aggredì Stoute con una bottiglia, procurandogli diverse lesioni. Diddy non ha mai confermato i dettagli ma ha ammesso di non essersi comportato nel modo giusto e ha chiesto scusa. Nel dicembre del 1999, mentre si trovava in un nightclub di New York con l’allora fidanzata Jennifer Lopez, Diddy fu coinvolto in una sparatoria che portò al ferimento di tre persone. Secondo l’accusa, il produttore avrebbe pagato 50 mila dollari al suo autista Wardel Fenderson perché questi si assumesse la responsabilità del possesso dell’arma carica trovata sulla scena del crimine. Combs fu comunque assolto dalle accuse di possesso illegale di arma da fuoco e corruzione mentre Jamal Barrow, giovane rapper della Bad Boy noto come Shyne, fu condannato per aggressione, condotta pericolosa e possesso criminale d’arma. Negli anni Diddy non ha perso nemmeno la sua abitudine alla lite coi rivali e colleghi. Nel 2013 sarebbe stato coinvolto in una rissa con J. Cole durante il party tenuto dopo la cerimonia di premiazione degli MTV Video Music Awards. Secondo alcuni, Cole sarebbe intervenuto per difendere Kendrick Lamar dall’atteggiamento molesto tenuto da Diddy per via di un verso nel brano Control di Big Sean in cui Lamar si definiva “King of New York” ; il New York Post ha invece ricostruito la vicenda sostenendo che Cole si fosse rivolto con ingiurie di vario tipo a Diddy e alla fidanzata Cassie. Entrambi i personaggi coinvolti hanno comunque smentito la rissa, anche se successivamente Cole ne ha parlato in un brano del 2021, Let Go My Hand. Smentita da Combs anche la voce secondo cui nel 2014 avrebbe dato un pugno a Drake al termine di una discussione per i diritti sulla base di 0 to 100, mentre sarebbe stata “legittima difesa” secondo i suoi legali, la rissa scoppiata con l’assistente allenatore della squadra di football di UCLA reo di essersi rivolto al figlio Justin dicendogli: “Non mi interessa se tuo padre è qui. Questa è UCLA. Ti tratterò esattamente come tratto tutti gli altri”. Appare invece sempre più difficile, difendersi dalle crescenti accuse che riguardano i crimini sessuali che avrebbe commesso nel corso degli anni, iniziate nel 2019 con le parole di Gina Huyng, ex fidanzata che raccontò alla blogger Tasha K di botte e abusi fisici e psicologici subiti nel corso della relazione, aggiungendo che tutti nell’entourage sapevano e permettevano che ciò accadesse. Un vaso di Pandora riaperto nel novembre 2023 dalla denuncia di Cassie e che, sebbene Combs continui a definirsi innocente tramite le parole dei suoi legali, sembra poter rovesciare l’impero di uno dei più grandi magnati della storia del rap.