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Time Machine, i Rockets celebrano la grande musica. L'intervista a Fabrice Quagliotti

Musica

Matteo Rossini

Foto: Massimo Malvestio & Massimiliano Grilli

Fabrice Quagliotti dei Rockets ci ha raccontato la nascita di Time Machine: “Fare cover è sempre più difficile rispetto a lavorare a degli inediti, soprattutto quando vai a toccare mostri sacri della musica”. L’intervista

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I Rockets sono tornati con Time Machine, un album di cover con alcuni dei più grandi capolavori della musica. Presente anche un omaggio all’Italia con Piccola Katy. Fabrice Quagliotti ci ha raccontato la nascita del progetto e cosa aspettarci in futuro dalla formazione.

fabrice quagliotti: da time machine al futuro dei rockets

 

I Rockets sono tra i gruppi più originali del panorama discografico, lo stile artistico inconfondibile li ha resi una delle realtà più affascinanti. Time Machine è un progetto che racchiude brani iconici, tra i quali Jammin’ e Walk On The Wild Side, riarrangiati nel segno del rock fantascientifico. Abbiamo intervistato Fabrice Quagliotti.

 

Quando è nata l’idea di realizzare Time Machine?

Ero in studio col mio produttore Roy Tarrant quando mi disse ‘Ma lo sai che tutte le grandi band e gli artisti internazionali hanno fatto album di sole cover?’ Pensai che avesse ragione così iniziai subito a lavorarci.

 

Da dove sei partito?

La prima idea è nata da Walk On The Wild Side, sono partito da questo brano per poi proseguire con canzoni che hanno segnato la mia vita.

 

Quindi sono tutti brani a cui sei legato

L’unica eccezione è Piccola Katy. Roy mi disse che sarebbe stato bello omaggiare l’Italia, dove ormai vivo da molto tempo, suggerendomi Piccola Katy. Nonostante il testo sia stato scritto più di 50 anni fa, è molto attuale visto ciò che accade ancora oggi alle donne.

 

C’è un brano a cui sei maggiormente legato?

Tra quelli di Time Machine devo dire Walk On The Wild Side.

 

E tra quelli della discografia dei Rockets?

Sicuramente On The Road Again, inserito anche in Time Machine. Sono molto affezionato a questo brano poiché è il primo in assoluto a cui ho lavorato quando sono entrato a far parte dei Rockets nel 1977.

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Avete preso brani iconici della storia riadattandoli allo stile dei Rockets, uno straordinario lavoro di produzione

Fare cover è sempre più difficile rispetto a lavorare a degli inediti, soprattutto quando vai a toccare mostri sacri della musica, il rischio di farsi male è davvero grande. Abbiamo cercato di tenere intatto lo spirito delle canzoni aggiungendo colori che permettessero agli ascoltatori di ritrovarci e riconoscerci. È stato fatto un grande lavoro di produzione, abbiamo fatto squadra come si faceva una volta cioè incontrandosi con i musicisti e scambiandosi le idee.

 

Guardandoti indietro, cosa diresti al te del 1977?

Non me lo avevano mai chiesto, sono impreparato. Mi direi di non mollare e di continuare su questa strada, pur essendo arrivati troppo presto. Mi consiglierei di proseguire con quel genere di musica poiché sarebbe esploso negli anni ’90.

 

Concerti in programma?

Stiamo lavorando, ci stiamo preparando per il 2024. La storia dei Rockets non è finita.

 

Cioè?

Avevo deciso di non fare più nulla con i Rockets ma con l'arrivo di Fabri Kiarelli, una vera bomba rock, ho sentito fosse doveroso aggiungere un altro tassello alla nostra discografia.

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