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Giovanni Truppi: "Capire se stessi può diventare una ragione di vita"

Musica

Fabrizio Basso

In "Infinite possibilità per esseri finiti" il cantautore trasmette l’immagine di un mare di parole dove galleggiano isole di canzoni. E' un lavoro con anime diverse dove coabitano stili differenti. L'INTERVISTA

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"Infinite possibilità per esseri finiti"
 è una storia autobiografica e universale. Col suo nuovo e pensante album Giovanni Truppi racconta il mondo con drammaticità e (auto)ironia e guarda dritto negli occhi il nostro presente cercando il modo più giusto di interpretarlo ogni giorno. E' un disco urbano, ambientato in una precisa dimensione temporale, che percorre la strada da Centocelle a Bologna calandosi nei quartieri di cui parla e in cui vive, che diventano parte essenziale della narrazione attraverso registrazioni ambientali, soundscape e field recording che fanno da trait d’union a un mix di generi e suoni, in cui l’incertezza e la frammentazione interiore si fanno vero e proprio linguaggio e cifra stilistica.

Giovanni partiamo dalla storia di “Infinite Possibilità di Essere Finiti”: quando hai iniziato a pensarlo e i brani hanno una storia recente o arrivano anche dal passato?
La maggior parte è recente e sono contento di questo. Lavoro così anche se qualcosa dal passato proviene. Sai magari qualcosa non va bene per un album o la canzone in quel momento non mi soddisfa e ha bisogno di decantare; ma molte di loro bussano per volere uscire. Nel 2019 inizia il pensiero di un nuovo lavoro, nasce durante il tour di “Poesia e Libertà” ma ci lavoro con continuità dall’estate 2021, quella prima del mio Festival di Sanremo. Ho visionato le bozze che avevo a disposizione, ho valutato come lavorarci, poi c’è stato il coinvolgimento di Niccolò Contessa oltre Marco Buccelli. Volevo trasmettere l’immagine di un mare di parole per fare galleggiare isole di canzoni. Mi piaceva l’idea del disco plurale con anime diverse e la coabitazione di stili differenti.
Chi è l’uomo libero dell’intro? Perché la sensazione è che non sia cambiato nulla visto che anche nel 2023 ci sono le donne, i poveri e gli schiavi.
La definizione utilizzata dai greci del quarto secolo avanti Cristo è qui è riproposta in modo provocatorio. In Occidente la libertà è qualcosa di ambivalente. Ha acquistato una connotazione meno pura di quella che aveva fino a qualche tempo fa. Il concetto di libertà è stato assorbito dal consumismo, se ne parla più di prima e ci sono più libertà di prima ma resta un concetto nella pratica controverso.
“Centocelle” ha una popolazione colorata: ogni ora è sempre quella dopo di una grande illusione? Riusciamo ancora a illuderci?
Non saprei. Da un certo punto di vista meno di prima. Poi io non amo il paragone col prima, mi spaventa ragionare su come si stava meglio una volta. Già da bambini è meno facile incantarsi, il mondo ormai è disvelato.
“La Felicità” mi ha ricordato ”Aspettando Godot” di Samuel Beckett, una vita e i suoi momenti più belli non colti inseguendo un sogno, una illusione. Eppure la definisci piena di misericordia, come fosse una fede, una religione. E’ un dogma cui bisogna credere è basta?
Qualsiasi definizione di felicità che va verso il concreto ne fa perdere l’essenza. Funziona meglio parlarne riferendosi a qualcosa di etereo.
Quali sono le canzoni così stupide che ti fanno venire le lacrime agli occhi?
Quelle d’amore più sdolcinate che forse avrei imbarazzo a scrivere.
“A volte ti guardo e mi sembra di vedere tutte le tue età passate e future”: vale anche per te quando ti guardi allo specchio?
Non ci penso.
Sei mai stato a un Burger King? E hai imparato a fregartene di più delle opinioni altrui?
Ci sono stato, non ci vado spesso ma è capitato. Il rapporto con le opinioni altrui se osservo la mia vita attraversa fasi differenti. Ci sono momenti in cui hanno un peso che non mi fa stare bene o mi fa commettere sciocchezze, altri in cui mi fanno sentire più libero.
Usare questa vita per capire chi siamo è un progetto nobile ma anche ciclopico: credi che sia comunque lì il senso dell’esistenza?
Sono sicuro di non poterlo dire io quale è la missione della vita ma posso anche affermare che c’è più di un motivo valido che ci rende fieri del percorso compiuto. Poi è vero, capire chi si è può diventare una ragione di vita.
Canti di avere capito di più perché i grandi sono arrabbiati con i ragazzi. Ma come la mettiamo sul fatto dei ragazzi che sono arrabbiati con i grandi perché gli hanno lasciato un mondo disastrato? Per altro in “Infinte Possibilità” dici che quando sarai vecchio dovrai rendere conto a chi è più giovane di te.
Fa parte della ciclicità delle cose lo scontro tra generazioni. Ma c’è anche un patto che da un po’ di tempo non è rispettato. A partire dal secondo Dopoguerra le generazioni al potere hanno smesso di pensare in maniera lungimirante e smesso di costruire pensando a chi arriva dopo.
Esistono ancora i campi di fiori dove ci si può amare come i cani?
Sì basta cercarli.
Invece “Le Persone le Cose” mi ha ricordato “L’Amica di Nonna Speranza” di Guido Gozzano, senza il Loreto impagliato e il busto di Alfieri, ovviamente.
Nasce da una idea che prima riguardava solo le persone, un elenco di persone che mi tengono lontano dalle cose e da chi per me è più importante. In pratica sono perdite di tempo e una lontananza insensata dalla famiglia. Poi ho compreso che con quelle persone c’erano rapporti nei quali era coinvolto il denaro. La prima stesura mi metteva ansia, la seconda è più struggente e ci ho abbinato elenco di cose che desidero. Nel passaggio c’è la mano di Niccolò Contessa.
“Amico” è un brano di nostalgia “anche se ti chiamo da milioni di chilometri ti prego torna a prendermi”, sembra che ci sia l’urgenza di riannodare i fili del tempo: che rapporto hai col tempo? Lo sai gestire o ti domina?
In questo momento è qualcosa che inseguo. E’ una caratteristica della nostra epoca e abbiamo tutti gli strumenti che ci permettono di risparmiarne.
“Abbandonare questa organizzazione della società” è una missione che hanno provato a portare a termine, invno, già Ghandi e Martin Luther King. Oggi è possibile? Magari partecipando di più alla vita pubblica.
Se non è accaduto un motivo c’è e resta una missione difficile ma sono convinto che un modo può essere scegliere di partecipare di più e capire quale possa essere questa partecipazione.
Chi è l’uomo buono prima di morire?
Da tempo volevo scrivo scrivere qualcosa in linea con “L’idiota” di Dostoevskij  che non conosce il male. Ha una ambivalenza, mi affascina che non conosca il male ma mi fa arrabbiare perché non vuole confrontarcisi e obbliga altri a farlo al suo posto.
Oggi vivi in quel laico Regno dei Cieli che aspettavi?
No. E’ una immagine che mi è arrivata chiacchierando con Niccolò e cercando un finale all’album. Il futuro che ci aspetta ci fa paura. Mai ho avuto fantasie sul regno dei cieli, mi intrigava però che quell’immagine è sempre stata nel futuro dei cristiani dove c’è il trascendente che entra nell’immanente e accadono cose che sembrano provenire da altra dimensione.
Che accadrà nelle prossime settimane?
Ci saranno dei concerti, porterò le “Infinite Possibilità per Essere Finiti” sul palco il più a lungo possibile.

approfondimento

Giovanni Truppi, Infinite possibilità per esseri finiti: i concerti