L'artista emiliano raccoglie e reinterpreta alcune delle più celebri hit tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Novanta. Tra gli ospiti Arisa, Stefano Fresi e il polistrumentista Juan Carlos Albelo Zamora. L'INTERVISTA
In un mondo che, artisticamente parlando, si divide in inedito e copiato, dove spesso il concetto di inedito corrisponde alla bella copia del...copiato, è una illuminazione ascolta un album di un artista che, pedalando sul cammino infinito del dio del Funk, riesce a rendere inedite canzoni che fanno parte della nostra storia. Ma non finisce qui. Perché, temerario, ha inserito in questo florilegio pezzi come La Voce del Silenzio e Parlare con i Limoni. Paolo Belli non ha costruito solo un album ma un viaggio in una Italia che, di certo, era più spensierata di quella di oggi. La Musica che gi Gira Intorno è musica antropologica, musica che fa bene all'uomo e che porta i giovani in anse di vita che i loro genitori hanno vissuto e che sarebbe un peccato finissero nel Lete, il fiume dell'oblio. Oltre a essere memoria per Paolo Belli quest'opera è un modo per ringraziare tutti coloro che in qualche modo hanno segnato la sua vita artistica e umana. All'intervista, al Caffé Lady di Reggio Emilia, arriva in bicletta, sua (altra) grande passione.
Paolo quando hai cominciato a pensare all’album e quanto la pandemia lo ha condizionato?
Non sono orgoglioso di La Musica che ci Gira Intorno, di più. Se non lo facciamo noi…è un lavoro casuale, almeno all'origine. In piena pandemia faccio una zoom con i musicisti che sono tutti messi molto peggio di me. Siamo abituati a girare il mondo, la prima settimana chiusi in casa è stata una vacanza per tutti, ma già dalla seconda uno strazio. Ti dico che una sola volta in 35 anni non abbiamo suonato a Capodanno, non siamo abituati a fare le ferie. Dunque, per sopravvivere in maniera gioiosa dobbiamo lavorare. Mi invento la DAD musicale come i maestri a scuola e pesco nei miei dischi in ordine alfabetico. Pensavo un po’ di cose al pianoforte o col pc e a tutti giravo il tema, il compito per il giorno dopo. All’inizio era un divertimento, mi tornavano versioni varie, poi diventa non solo divertimento che tiene impegnata la mente delle persone. A fine loockdown ho fatto una riunione con i ragazzi e ci siamo stupiti della bella la cosa che abbiamo fatto insieme. Siamo impegnati a Ballando con Le Stelle e dico ai ragazzi che nei ritagli di tempo si va in studio. Ci abbiamo messo un anno a prepararlo e abbiamo già un cassetto pieno di suggestioni per un secondo volume.
Immagino che se dovessi ringraziare tutti quelli che hanno segnato la tua vita umana e artistica dovresti fare almeno dieci album: c’è una dedica speciale? Esclusa tua moglie Deanna che ringrazi sempre.
La lista dovrebbe essere luna, se devo essere secco ti dico Vasco. Mi ha permesso di andare in tour due anni. Fui eliminato a Sanremo e mi disse vieni con me. Poi Pino Daniele.
Come hai ragionato sulla scelta dei brani? E, se non erro, non sono in ordine cronologico.
Dovevo iniziare con L’Italiano di Toto Cotugno: lasciatemi cantare è un po’ il leit motiv. Il resto si chiama equilibrio, abbiamo trascorso una settimana a fare il Tetris. Ti anticipo che uscirà anche il vinile.
L’Italiano vero dipinto da Toto Cotugno nel 1983 oggi esiste ancora?
Me la sono fatta tante volte questa domanda. Al Blue Note di Milano mentre la cantavo mi domandavo cosa restasse di lui, sembra anacronistico però mi ci rivedo molto. Perché sono un italiano fiero? Ho chiesto a mio figlio Vladik e una delle prime risposte che mi ha dato è perché gli italiani fanno tanta beneficenza. E mi sono detto: non ci sono più l'autoradio né quella Maria ma il senso di solidarietà è infinito.
Credi che l’umanità farà in modo che sia tre volte natale ogni anno?
Ho a che fare con molto con i giovani che sanno come migliorare il presente per costruire il futuro, dunque mi sento di dire che miglioreranno le cose. Vedo giovani meravigliosi che hanno il senso della responsabilità.
Parlare con i Limoni è bellissima: in cosa è oggi la sua modernità?
Ogni volta che la canto non voglio fare il triste ma non ho più un metro di vita come nel film di Nanni Moretti, mi restano un po' di centimetri. È un mio testamento. Mi dispiace non averla scritta io. Tre anni fa la feci voce e chitarra al Centro Jannacci. Vive in me in maniera forte.
Come spiegheresti a un adolescente cosa è lo Swing?
Essere felici di essere completamente diversi dagli altri. Essere in levare, dare il ritmo sull’ultimo sedicesimo.
Quando pensi al Paolo Belli di Rythm & Machine provi tenerezza per quel trentenne oppure è un periodo della tua vita che hai attraversato ma che ormai guardi da lontano?
Lo guardo con la consapevolezza che è stato album che ha dato il là a questa crescita. Tornassi indietro lo rifarei, anche se ora so dove ho sbagliato e dove ho fatto bene.
Perché secondo te in Italia chi fa più cose è considerato uno che si arrangia mentre all’estero è un artista completo? Cito per tutti Frank Sinatra.
Sono perfettamente cosciente che senza i miei musicisti e il gruppo di lavoro non sarei quello che sono. E non lo posso dimenticare né smettere di ringraziarli. Ogni tanto ci penso a che carriera avrei avuto se fossi nato nel New Jersey! Al di là della gratitudine a me piace quello che faccio. Posso dirti che in passato ho rinunciato a offerte, anche economicamente importanti, perché non le trovavo allineate al mio modo di essere. Col tempo ho imparato a dire no.
Ricambierai Stefano Fresi, che ha condiviso con te Ma come fano i Marinai, partecipando a un suo film o a un suo spettacolo teatrale? Anche con un cameo?
Magari. È uno dei miei sogni. Se il film avesse uno spessore farei anche il serial killer.
Una delle associazioni che sostieni è Rock No War: siete in questo momento impegnati a sostenere l’Ucraina? Hai valutato l’ipotesi di andare a suonarci?
È nata nel periodo della guerra nella ex Jugoslavia. Consapevoli di chi stava facendo cosa andammo a portare aiuti in Serbia e Bosnia, distribuendoli a chi ne aveva necessità, senza distinzione di alcun tipo, né etnica né religiosa. Andavo io personalmente, volevo non solo contribuire ma vedere. Ora c'è un nuovo oppressore e ci sono persone che vanno aiutate. Ci siamo schierati, ma avremmo fatto anche il contrario se fosse stata l'Ucraina ad aggredire la Russia. Questo per dire che non guardiamo in faccia nessuno, stiamo al fianco di chi è in difficoltà. Abbiamo canali sui versanti romeno e polacco per fare arrivare i nostri aiuti. Non sono per la solidarietà esibizionistica, cerco solo di migliorare il mondo e aiutare gli altri nel mio piccolo. Stiamo facendo una cosa giusta? Oggi la sola cosa giusta è aiutarli a trovare la pace.
Hai già fatto alcuni concerti: che accadrà in estate?
Le vacanze sono iniziate giovedì scorso a Torino col primo concerto. Poi ci sono stati un doppio Blue Note a Milano e Vieste: andremo avanti tutta l’estate. In autunno torneremo in televisione e stiamo pianificando il teatro per il 2023.