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Nicola Lotto feat. Paolo Benvegnù tra sogni e follia scritti Nel Volto: il video

Musica

Il testo affronta il tema del disagio mentale e di certi pensieri oscuri da esso generati ma che si aprono alla speranza che dal dolore che queste situazioni implicano possa fiorire una forma di nuova bellezza

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Nel volto è un brano delicato e intimo, quinta traccia del mio primo disco Il Canto Nudo, prodotto da Flavio Ferri e suonato da me, Marco Olivotto e Simone Filippi. La canzone è costruita attorno a chitarra acustica e pianoforte e le note del piano, stirate in un effetto straniante, creano un'atmosfera sospesa, calda e avvolgente quanto curiosamente mistica. Nel volto è la canzone più tenue del disco, sembra parlare da un luogo invisibile, tanto romantico quanto oscuro. Per dirla con Alex Dematteis dove i sogni e la follia banchettano insieme.

Nel testo ho cercato di affrontare il tema del disagio mentale e di certi pensieri oscuri da esso generati ma ho anche provato a immaginare che dal dolore che queste situazioni implicano, possa nascere e fiorire una forma di nuova bellezza. Non tutto viene per nuocere si usa dire, eppure quando sei dentro situazioni eccessivamente pesanti il sentimento più comune è quello dell'arrendevolezza, non si vede la via di uscita e si finisce con il perdere la speranza. In questa canzone io parlo di quanto accade dopo, canto della radice della bellezza e della forza, che nasce proprio superando alcune situazioni apparentemente irrisolvibili. Nel volto è un invito alla speranza, alla ricerca di una nuova alba che possa soffiare via quelle notti che sembrano non finire mai.

La partecipazione di Paolo Benvegnù, che io reputo uno degli autori più brillanti della musica cantautorale italiana, è stato un regalo importante e sento che la sua voce, intrecciata alla mia, genera un contrappunto di luce, che dona alla canzone un'aura particolare. Una ballata acustica, quasi folk in cui convivono atmosfere  dal sapore lisergico, che fanno approdare a una dimensione liquida, rarefatta. L'ascoltatore vi entra attraverso un universo di suoni e di segni, dove la bellezza è nascosta negli angoli di buio e il dolore è finalmente sconfitto (anche se forse non per sempre), dove si può restare con calma a scorgere la bellezza nei segni che si sono incarnati nel volto di chi quel dolore lo ha attraversato.

Dal punto di vista esecutivo la leggerezza di tocco si fa materia e una voce diventa corpo: fragile, nuda, essenziale. Nel videoclip girato da Michele Bacelle, siamo all'Anfiteatro del Venda, Colli Euganei, in provincia  di Padova e  ci troviamo al limite della notte, poco prima che inizi il giorno. Abbiamo voluto ricreare lo scenario in cui una persona, in questo caso rappresentata da me, si viene a trovare compressa e alienata, imprigionata dentro una teca di cristallo dal quale non sa uscire. Da dentro vede tutta la bellezza del mondo esterno ma non riesce a goderne perché sono i suoi demoni, le sue paure e le sue irrequietudini a tenerla bloccata. Nel momento dell'arrivo dell'alba però qualcosa scatterà e la persona troverà il modo e il coraggio di lasciarsi alle spalle quella situazione di disagio, riuscendo  a mescolarsi a quel mondo di cui vede la bellezza e di cui può finalmente esserne parte, nutrendosi e facendosi nutrire.