Gentile, il senso bello della consapevolezza è Che male c'è: il video
MusicaIl brano esprime un indescrivibile senso di ritrovata libertà. Il video è introdotto da un testo originale
Una riflessione sulla solitudine, questo è il tema che ho voluto sviscerare in “Che male c’è”. Per quanto riguarda la produzione, grazie al sostegno del Flower Studio di Antonio Colangelo e Saverio De Bellis e alla presenza immancabile dei miei compagni di viaggio Mattia Tedesco (chitarra), Davide “Dado” Neri (basso) e Giuseppe Sangiorgio (batteria), ho scelto sonorità che dessero al brano il sapore di una ballad, volevo che l’arrangiamento suonasse delicato e allo stesso tempo che fosse capace di trasmettere la forza del testo. Il mio gusto musicale, che da sempre si orienta verso il rock e il blues, ha lasciato tracce all’interno di questo brano, infatti è possibile ritrovare tutte quelle influenze che mi hanno ispirato e che hanno portato alla creazione del brano. “Che male c’è” ai miei occhi vuole rappresentare una domanda e allo stesso tempo una risposta, è il raggiungimento di una consapevolezza nuova che ho acquisito recentemente e che mi ha fatto provare un indescrivibile senso di ritrovata libertà, di fatti sono tanti gli scenari che mi si sono posti davanti agli occhi dopo questa scoperta.
Questa canzone l’ho scritta durante una notte di tempesta, fuori c’era un forte temporale e mentre ero assorto nei miei pensieri, tutto d’un tratto ho fatto una grandissima scoperta: mi sono sentito davvero libero, o forse liberato da quel che credevo fosse la condizione della solitudine. È allora che ho preso confidenza con questa nuova realtà: questa mia condizione mi ha mostrato un volto diverso e improvvisamente sono riuscito a cogliere tutti i particolari che prima, involontariamente, ho sempre ignorato. La solitudine permette in realtà di godere a pieno della nostra stessa compagnia, ci dona la possibilità di prenderci cura di noi e di conoscerci un po’ meglio. Quando penso a questa canzone, mi ritrovo a seguirla come se fosse un vero e proprio racconto: “Che male c’è” è indubbiamente il mio brano più onesto, c’è dentro tutta la sincerità con cui mi sono ritrovato a fare i conti con me stesso e con i miei limiti. Per quanto riguarda il videoclip, ho voluto che la protagonista fosse l’arte, intesa come strumento infallibile per la sua capacità di alleviare quel peso, grande o piccolo che sia, che ognuno di noi si porta dentro. Per rendere questa idea all’interno del videoclip ho chiesto aiuto al pittore Daniele Lazazzara, che mi ha sempre colpito per i suoi quadri surreali, a tratti astratti, che rappresentano alla perfezione l’immediatezza di questa intuizione che mi ha colpito quando meno me lo aspettavo. Nel video, all’inizio, ho voluto quindi che venisse rappresentato il buio in cui mi trovavo, l’oscurità di quel periodo infatti corrisponde ai tratti duri, scuri e forti, tuttavia, man mano che il brano cresce ed esplode, la storia cambia, l’atmosfera è più accogliente e allettante: è qui che arrivano i colori caldi. Come ogni tempesta che si rispetti, alla fine arriva il sole e l’orizzonte che trovo davanti, nelle immagini del videoclip, è un panorama accogliente che sono finalmente pronto a godermi.