Come una debolezza può diventare un punto di forza: lo racconta l'artista in questo video e in questo testo esclusivo
Sono Debora Pagano, e non ho scelto un nome d’arte perché nelle mie canzoni metto la me di tutti giorni, perché vorrei rimanere sempre quella che sono, senza filtri senza altri nomi. Questo è il mio nome all’anagrafe, nata a Napoli il 22 Agosto 1995 da padre siciliano e madre napoletana. La mia passione per le arti figurative, pittura, disegno, si è sviluppata fin da subito come somatizzazione del mio mondo interiore, per poterlo visualizzare davanti a me, poi ho capito che volevo anche ascoltarlo, così ho scoperto la musica, e successivamente ho iniziato a studiare pianoforte. Crescendo ho cambiato mille maestri, corsi, scuole, ma l’esigenza di scrivere qualcosa di nuovo era immensa, avevo bisogno di concretizzare il tutto. Così oltre allo studio privato del pianoforte ho imparato da autodidatta a suonare l’ukulele e successivamente ho approcciato ad altri strumenti fino a decidere dopo essermi diplomata al liceo d’arte Suor Orsola Benincasa, con indirizzo storia e conservazione dei beni culturali, di proseguire con la musica in modo pratico. Quindi appena maggiorenne mi sono trasferita a Roma diplomandomi a pieni voti allo IED con indirizzo Sound Design, con una tesi sperimentale basata sull’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, a confronto con l’album ‘non al denaro non all’amore né al cielo’ di Fabrizio de André confrontato sonoramente all’omonimo remake del cantautore Marco Castoldi, in arte Morgan. Finiti gli studi ho deciso di andare nella città dove ho sempre desiderato vivere, Milano, e da lì bussando a tante porte ho poi trovato quella che mi ha accolta musicalmente, dal 2017, ad oggi ‘Gotham Dischi’ che oltre ad essere l’etichetta discografica con la quale concretizzo la mia musica è anche il mio team, composto da Andrea Papazzoni e Mario Meli, non so se i tre moschettieri o i tre dell’apocalisse, ma siamo sempre noi.
Questa canzone nasce dopo tante altre, edite e ancora chiuse in qualche cassetto, altre ancora contenute nella mia raccolta Con-Testi In-Versi pubblicata da Aletti Editore. Il titolo è Donna Titanio e questa donna sono io, perché nonostante tutto il mio punto più debole è diventato la mia forza, dopo anni di scoliosi e sofferenze, busti, terapie alternative ho trovato soluzione tra le mani di un chirurgo che mi ha salvato la vita in seguito a due operazioni estremamente complesse con percentuali di riuscita bassissime, ora ho parecchi bulloni e viti e tre barre in titanio a reggermi, ma non c’è lega più forte. La canzone spiega poco ma dice tutto, e il video di Melissa Debernardi ed Edoardo Ciarmoli riassume pochi concetti ma essenziali e fondamentali, e per questo li ringrazio. E se a oggi sono qui, ancora in fase di recupero, lo devo proprio a tutti gli operatori sanitari, a tutti gli infermieri e medici che mi hanno accudita e salvata. A distanza di due anni dall’intervento posso raccontarlo, e la canzone la dedico al reparto Spinale dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure, con la speranza che chiunque possa trovare la sua forza nel dolore più profondo.