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Limbrunire racconta Un'Ora d'Aria: il video

Musica

Un brano intenso, tra esistenzialismo e quotidianità, presentato da un testo oroginale dell'artista

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Un'ora d'aria vuole in primo luogo mettere in risalto non senza ironia la costrizione quotidiana dettata dagli eventi avversi di questi ultimi due anni, ma soprattutto sottolineare un aspetto nato ben prima della pandemia, ovvero la lenta e prematura dipartita di una qualsiasi forma di spensieratezza a favore di una cupa rincorsa sempre più forsennata volta al soddisfacimento di status symbol o ideali appariscenti e spesso vacui. Era nelle mie intenzioni inoltre rendere omaggio all’esistenzialismo depontenziato e delimitato con tutto ciò che ne consegue e allo stesso tempo elevare a sacralità la ricerca spasmodica e coscienziosa di un

ritorno alla vita come sinonimo di libertà.

In fase di produzione la scelta di un minimalismo circolare non è stata casuale, ma prevista proprio per rendere le clips ancor più incisive ed enfatizzare l'habitat inclusivo e allo stesso tempo esclusivo di quest'epoca transitoria e di rottura col passato. Per attirare lo sguardo dell'osservatore verso i protagonisti ho cercato di

evidenziare, grazie anche ai colori pastello accesi del fondale l'aspetto ludico del momento distopico e distrarli dalla tragicità della perdita, speriamo momentanea di punti cardinali. Così come il brano anche il videoclip non ha un'attitudine

necessariamente pandemica, anche se a prima acchito sembrerebbe tale, bensì una transitorietà interpretativa che esuli dall'immediatezza apparente del contenuto.

Durante il montaggio infine è stato naturale esemplificare la claustrofobica dimensione di stasi improvvisa e rallentare o accelerare alcune scene proprio per esaltarne il flusso continuo come parallelismo al divenire lento e altrettanto veloce.

Il brano nasce nel settembre del 2019 dopo una lunga riflessione sulla smart life, su cosa ci ha portati a essere così distratti e distanti nonostante la tecnologia ci abbia promesso e ci prometta vicinanza e condivisione illimitata, ma soprattutto su cosa ci abbia portato a perdere di vista spesso la semplicità, i gesti genuini; da qui l’urgenza di mettere in musica e parole la necessità di riacciuffare quell’istinto primordiale

che ci ha fatto vibrare davanti a una prospettiva nuova, scevra da premeditazione e secondo fine.
 

Un'ora d'aria quindi non è fuga, bensì evasione emotiva, dai quindici secondi pre-mappati, dallo scroll compulsivo, dalle foto felici ma con troppi filtri sentimentali, dalle preoccupazioni, dalle immagini di corsia e dalle sirene spiegate, dall'alone di un futuro incerto, iniquo e confuso, dalle notizie fuorvianti, dai pareri discordanti, dalle assenze ingiustificate, dalle arrese improvvise, è la corda dell’altalena stretta tra le dita, la

stringa bagnata di fango e pioggia, la gomma bucata, la biglia trovata ancora intatta nel marsupio dell'invicta.

È l'ultimo giorno di scuola, il profumo di sugo della domenica, una tavola apparecchiata, il tintinnio dell'orologio a parete, la parete ammuffita, la

foto della prima comunione appesa, un buono auspicio e la panna montata, la stufa accesa, i coriandoli sulla strada, una betulla, un falco che plana, la pioggia che scende lenta sul tetto di una panda, un'ora d'aria è una pausa, una parentesi tonda, siamo io e te e quattro lanterne d'ombra, il mare che porge la guancia dal lato introverso di un'onda durante una mareggiata.