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Saverio Grandi lancia i suoi Segnali di Fumo all'umanità

Musica

Fabrizio Basso

Cantautore, autore, produttore, questo artista completo torna con un suo album di inediti nato da una urgenza comunicativa. L'INTERVISTA

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Un viaggio nell'anima. Segnali di fumo (PMS Studio) di Saverio Grandi è un album autobiografico che attraverso nove brani racconta momenti e scelte di vita personali. Un viaggio per certi versi anche generazionale, che riflette sui cambiamenti e sulla frenesia della routine quotidiana, soffermandosi su temi cari all’artista, come la libertà, l’amore, le responsabilità, le decisioni che cambiano la nostra vita. Tra i tanti riconoscimenti custoditi nella bacheca di Saverio Grandi, due vittorie a X Factor (GUARDA LO SPECIALE): Marco Mengoni e Chiara Galiazzo hanno vinto con canzoni da lui composte.


Intervista a Saverio Grandi

 

Saverio cominciamo con la storia dell’album: quando nasce e quando lo ha condizionato il lockdown?
Non avevo intenzione di fare un disco, oggi è una impresa faticosa, io ci metto tutto me stesso. Lo scorso agosto è mancato mio padre, avevo conflitti irrisolti con lui, mi sono messo a scrivere e mi sono uscite tante canzoni, le ho provinate, molte erano troppo personali per darle ad altri artisti e mi sono detto o te le tieni o valuti di fare un disco, non c’era la terza via. Oggi è semplice creare dischi easy listening ma farli cantautorali è dura e i brani da 15 sono diventati 9. La prima parte del lockdown neanche l'ho sentita, la seconda eccome, non sono depresso, sono sempre carico, ma la seconda parte mi ha stroncato. Ho sempre pensato che il sonno fosse tempo perso e invece lì mi piaceva stare a letto poi ho reagito.
Apri con L'amore crede l'amore può scritta da Pacifico ed è la prima volta che interpreti un testo non scritto da te: che sensazione dà raccontare l’intimità dell’amore attraverso parole altrui?
Io nella scrittura sono diretto, Gino è più poetico. Il brano parla di quanto l’amore creda in noi più di quanto noi crediamo in lui. E' cantata con leggerezza perché le parole erano già importanti e dunque non volevo sovraccaricarle, sono parole belle, giuste e condivisibili, mi è piaciuto affrontare il suo testo; il mio linguaggio ha come maestro Vasco e la sua capacità di sintesi e il suo essere diretto, mai mi sono cimentato in un testo così poetico.
Senza Peso parla della memoria: ti inquieta sapere che oggi quello che noi perdiamo resterà per sempre attraverso i social e la rete?
Si e no. Mi inquieta pensare che alcune informazioni possano essere distorte. I social se usati bene sono uno strumento eccezionale ma raramente vengono usati bene. La canzone è un flusso di coscienza: la testa di un cinquantenne nel corpo di uno di 17 e sono tutti flash di adolescenza e post adolescenza, sono la sintesi del che tempo passa, della spensieratezza che non c’è più. La inseguo quella leggerezza, cerco gli abbracci spensierati, belli poi subentra la riflessione dove capisci che siamo di passaggio. Non siamo indispensabili e dunque dico dammi una vita senza peso anche solo per un po’.
Uno dei temi di Mi Piace è proprio il senso di responsabilità: quando scrivi ti condiziona oppure sei impermeabile?
Ci penso eccome, ho un concetto di etica alto, non credo di essere un cattivo maestro. Ci penso anche quando scrivo una canzone d’amore perché potrei essere ingannatore. Qui ci sono nove canzoni diverse, scritte senza alcuna paura.
Esiste una gelosia che può essere definita sana?
Non sono mai stato geloso perché significa limitare l’altro, quando chiedo dove sei stata, cosa hai fatto già limito. Vengo dal mondo libero dei figli dei fiori. Una persona va solo ringraziata. Penso al femminicidio, la gelosia è spesso l'elemento scatenante: il numero di donne che ne sono vittime è altissimo, è roba da barbari, sono barbarie dal volto umano.
Hai davvero paura di lasciare la casa troppo in disordine?
Eccome! E' una metafora ma ho paura di non apparire come sono o di sparire senza sistemare le cose. Temo la labilità.
L’amore, col tempo, può modificare una persona? L’amore è anche adattamento?
L’amore è crescita e condivisione, deve essere condiviso, non deve procedere in modo unilaterale.
Gli eroi silenziosi sono spesso il motore dell’umanità. Fino a quando il mondo avrà bisogno di eroi?
In questo momento abbiamo bisogno di eroi di cartone; io non sono né il Papa, né un filosofo, sono uno che ha letto qualche libro. C'è una sovraesposizone di tutto e io vorrei gli eroi silenziosi, di quelli che conducono una vita normale nessuno ne parla. Penso ai miei genitori, a chi fatica ad arrivare alla fine del mese ma è felice nonostante una vita complicata. E' vigliacco non parlare di queste persone.
Siamo Noi è l’ammissione di un fallimento generazionale? Perché la musica non ha contribuito a cambiare il mondo come prometteva già dagli anni Sessanta?
Ha fatto il suo in un mondo che non la ha recepita, ci ha provato finché ha potuto, alla fine ha vinto l’individualismo. Nessuno ha più pensato al noi. Noi, come generazione intendo, non abbiamo fatto né il '68 né il '77 ma avevamo grandi possibilità. Nel brano parlo dei miei amici ma soprattutto di me: avevamo la possibilità di dire cose e farle comprendere e invece ci siamo tuffati in questo mare meraviglioso degli anni '90 e poi abbiamo smesso, anche per questioni anagrafiche, di combattere. Ma abbiamo avuto quel decennio per fare qualcosa in più, la mia è una critica bonaria che si chiude con la voce di Marcello Mastroianni in La Dolce Vita.
Come è nata A Mio Padre? Sono tutte immagini della memoria ho hai ritrovato vecchie foto e filmini?
Ho attinto al mio immaginario, a un rapporto complicato quando avevo tra i 15 e i 25 anni; poi è andata bene ma mai abbiamo chiarito quel periodo. A un certo punto ha iniziato a non stare bene e io mi sentito in colpa. Nel testo ci sono immagini molto dolorose, serve coraggio a cantarla ma sono felice di averla scritta, è una ammissione di colpa per non avere chiarito. Ho compreso di avere fatto qualcosa quando qualcuno mi ha ringraziato per la canzone.
A chi manderesti segnali di fumo?
A chi è in grado di leggerli. In realtà alla gente sperando che urli meno e comunichi di più e spontaneamente. Sono un codice morse ante litteram: i bianchi non sapevano che dicevano i nativi attraverso quelle nuvole di fumo.
Stai ragionando su un tour?
Vorrei fare qualcosa di multisensoriale in spazi piccoli, magari portare qualcosa in una sala cinematografica e fare lavorare tutti e cinque i sensi.

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