Una serata intimamente scatenata quella che l'artista emiliano ha tenuto in riva all'Adige. Per la prima volta è in tour in versione acustica, sul palco con lui solo Kat Dyson e Doug Pettibone. Parecchia improvvisazione e anche qualche cambio della scaletta. Stasera si replica poi andrà a Marostica, Macerata, Otranto e Firenze. La recensione del debutto veronese.
La voce arriva dalla cotton belt, d’altra parte Dio salvi il Blues è il mantra di Zucchero. E’ la prima delle due serate Inacustico all’Arena di Verona, il primo tour…in acustico in assoluto di Zucchero. Poi la chitarra elettrica si accende e se piove nella valle e Roncocesi è alle spalle qui gli aquiloni non si sbranano ma volano. E’ venerdì ma si respira il soffio della domenica e pure quel soffio caldo di libertà. Zucchero non nasconde l’emozione dopo tanto tempo “quando quasi non ci speravo più”. Le maniche della sua giacca sono floreali e quei colori contribuiscono ad accendere lo spirito nel buio. Ora, comprendo che quando arriva col gruppo al completo l’energia si sprigiona, ma in trio si arriva nel profondo dell’anima e quello spirito nel buio ha un'altra magia. Non concede tregua la sua energia, Soul Mama è una meraviglia con Adelmo che tormenta la chitarra e al suo fianco Doug Pettibone da New Orleans e Kat Dyson dalla Virginia. Il titolo della canzone è Ci Si Arrende ma qui nell’Arena ci si arrende solo alle mascherine e al distanziamento nonostante il green pass e i vaccini. Quello fa sentire il pubblico fuori tempo, coevo dell’Arena, sono queste regole anti umane e anti umanistiche. Occhi al cielo e la notte è Blu, quella dei destini sempre più vicini, poi arrivano le Voci. Ma quel che è certo che in questo inizio di autunno le sere d’estate non vengono dimenticate. Anzi.
Tanta passione in Wonderful Life, meno passione per chi popola l’anfiteatro e deve vedersela con prezzi impopolari per una birra mediocre e con un personale pronto a redarguire chi non indossa la mascherina per poi tollerare che in molti posti non ci sia la sedia di distanziamento tra una persona e l'altra. E proprio mentre si osserva tutto questo Zucchero continua a cantare Wonderful Life…magari, viene da dire: gli assembramenti sono discrezionali e nella musica sono ingiustamente banditi. Per fortuna ci salva, come dice Zucchero, una notte magnifica e un tour acustico in posti già belli di per sé: “E’ una esperienza nuova, non la ho mai fatta, bisogna stare attenti ai dettagli perché siamo solo in tre. Alla fine sono nudo e crudo, forse meglio crudo che nudo. Lo abbiamo fatto per dare un senso di ripresa, perché bisogna uscire di casa. Spero che ad aprile si possa tornare al cento per cento della capienza: si stanno dimenticando della cultura”.
Le gocce di mercurio dal cielo trovano Zucchero al pianoforte, brandizzato dal marchio Lounisiana Soul, per…Indaco dagli occhi del cielo. Torniamo alla lotta partigiana con Don’t Cry Angelina, brano commovente. Non poteva che essere lieve…E’ delicato il traccheggiare di Adelmo sulla tastiera, il suo ricercare un arcobaleno e un cuore delicato. Oppure sparpagliato che per il mondo se ne va. Su Facile, Kat Dyson è sublime. Come lo è l’attacco solistico alla chitarra di Zucchero in Rossa mela della Sera. E’ il momento del viaggio in fondo ai tuoi occhi solcando Dune Mosse e per la prima volta si vede la chitarra sfregiata dal tempo e dalla poesia di Adelmo, come qualcuno del pubblico, confidenzialmente, lo chiama. Si canta piano in controluce con Diamante e poi arriva il momento di alzarsi con Baila. E le regole saltano finalmente: per il tempo di una canzone, anzi di due perché a scatenare l’Arena c’è anche Un Diavolo in me! L’insurrezione prosegue, la gente non si siede più, ci riesce solo Zucchero, con giudizio e con Hey Man. Canta e (non) passa la malinconia ma a vedere la gente che non può ballare, mentre in molti luoghi d’Europa lo permettono, subentra il magone. Canzone di una bellezza infinita come la successiva Un piccolo aiuto, un vero dono al popolo dell’Arena. Bacco Perbacco è una sorpresa, non era in scaletta. Il gran finale è un omaggio a Billy Preston, è You Are so Beautiful. Torno a casa felice. Mi manca solo l’eco del Chockabeck!