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LowLow fa un passo oltre e si mette in gioco In Prima Persona

Musica

Fabrizio Basso

Credit Giulia Ballone

Il tema dell’album è la lente di Giulio, attraverso la quale ha deciso di raccontare il quotidiano e il suo vissuto, per la prima volta senza filtri, ma mostrando davvero se stesso attraverso quella scrittura identitaria che è da sempre la sua cifra stilistica

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Un po' circumnavigare Capo Horn e trovarsi un un altro oceano. LowLow, all'anagrafe Giulio Elisa Sabatello, pubblica il suo nuovo album In Prima Persona e ci porta in quel mondo suo intimo che fino a poco tempo fa avevamo intravisto o visto filtrato. Sono canzoni che meritano più ascolti per i tanti colori e le mille sfumature. Ma anche perché quando qualcuno ti porta negli angoli più ombrosi della sua anima devi tributargli rispetto e attenzione.


Giulio partiamo dalle origini del progetto.
Arrivo da un lavoro precedente tutto filtrato dalla mia passione per le citazioni e i personaggi storici. Stavolta ho messo dentro la mia cultura e il mio background, ci sono io in primo piano e la cultura arriva in modo trasversale.
La cultura è un cardine della tua storia artistica e umana.
Mi sono spesso raccontato attraverso la mia cultura introspettiva; stavolta mi sono ricostruito durante il lockdown, trovando quella tranquillità umana che mi è sempre mancata. Le preoccupazioni per quello che hai intorno fanno concentrare su Low Low e trascurare Giulio. Ora mi sono guardato dentro con più coraggio, facendo uscire anche cose negative, prima c’era tanta rabbia perché quando ti arrabbi non hai paura di farti male, e qui è il fascino di Eminem. Sono ironico e con interessi eclettici che esulano dalla mia estetica. Il punto di partenza è la riconoscibilità della mia penna. Riteniamo sia definita e da lì siamo partiti per l'esplorazione. Più che un cambiamento nella forma lo è nella sostanza.
Punti di contatto col precedente Dogma 93?
Non scindo i lavori, la mia vita è un continuum per migliorare. Il contatto c’è ma è anche un distanziamento per la volontà di raccontare me stesso. Ho scelto di espormi anche in quello che prima avevo paura di dire.
La canzone che più ami?
È sullo stare male. Parte dal racconto di D. F. Wallace sul Pianeta Trillafon e parla di depressione. Prima facevo credere che i libri li leggessi, ora li leggo davvero. Si intitola In terza persona.
Per ascoltare In Prima Persona occorre attenzione.
C’è bisogno di tempo per assorbire. Credo nella capacità ricettive del pubblico. I giovani sono plasmabili. So cosa voglio e dove voglio arrivare, no amo le scorciatoie. Il solo modo per cercare di arrivare è essere sé stessi.
Hai sconfitto i tuoi demoni?
Non faccio autoanalisi tutt'al più psicanalisi. Sono ambizioso e so dove voglio arrivare. Sono contento della mia testa e del mio cervello ma dall’altra c'è la brutta copia di me stesso. I demoni vanno avanti con le scintille che mi permettono di scrivere cose belle.
Per questo ora ti senti più sicuro?
Se non ricevi una certa consapevolezza fatichi, la verità viene dal sapere che il percorso lo stai facendo. Quando uno è un po’ insicuro scrive in modo che non sia troppo doloroso poi rileggerlo. Qui scrivo come sono nella vita di tutti i giorni. In Urlo d’aiuto faccio tutto a pezzi, non l’ho mai fatto sentire a chi non sapeva niente di me ma ora è bello raccontare le cose come le vivo, sono vere sensazioni.
Apri l'album con Discorso d’addio che è una critica al mondo musicale.
Non è vero che non mi piace la scena di adesso, è variegata e vedo persone di talento ma pochi investono, vengono da una concezione di rap e intesa dell’arte differente rispetto alla mia che vengo dalla scontro come massimo esempio di espressione artistica. Non è un dissing, è uno spingere a fare bene e alzare il livello.
Hai lavorato con dei veterani.
Ghemon musicalmente ha una cultura infinita e abbiamo gusti molto simili. Sentendo le strofe mi ha proposto di fare un discorso diretto. Con Fish ho un rapporto speciale. La meglio gioventù con J-Ax è un brano generazionale, un tema che mi interessa. E questo è solo l’inizio.
In futuro ha altri desideri?
Ora ti direi Blanco, Margherita Vicario e Tedua.
Il tuo rapporto con Milano che compare spesso nei testi e nei titoli?
Mette il buonumore. Roma ha troppa bellezza e rovine. Da ragazzino per me era la città del freestyle, Roma quella della lezione di latino. È un posto di scappati di casa, è il sogno americano in Italia.
Quale è la tua vera sfida?
La sola cosa che devo combattere è la concentrazione. Serve un team di persone da cui ascoltare consigli e ci lavoriamo ogni giorno. Sono lo stesso di prima un po’ meno autodistruttivo. A me interessa arrivare alle persone e per arrivarci devo essere me stesso per un discorso utilitaristico e non per buonismo. Qui c’è una tranquillità che si traduce in autenticità. È un disco che farei ascoltare a chi non sa niente di me o a un fan che dice che ero meglio prima.
Torniamo al tema generazionale: sei fiero di questa tua generazione?
Sono cinico. È stata in maniera incontrovertibile condizionata dal modello Berlusconi. Tutti i più furbi diranno in maniera apolitica che è cool. L'individualismo ci ha toccato. Io voglio raccontare la fame di arrivare, è importante puntellare quello che sei con quello che impari guardandoti intorno. Così un messaggio diventa positivo se si traduce in passione e fiducia.
Hai citato Bob Dylan: pensi che oggi la musica possa veramente essere uno stimolo al cambiamento?
Cosa si può volere di più da una canzone se non stimoli? Bob Dylan è un menestrello. Al mondo non c’è altro che le cose belle. Nel mio brano Il sentiero dei nidi di ragno dicevo la musica non vi salverà salvatevi da soli.
Quando pensi al ragazzino che a Milano faceva freestyle, pensi a te con tenerezza oppure è una parte di te ormai sfuocata anche nei ricordi?
Non è sfuocata, né vedo tutte le matrici in quello che sono adesso. Sto facendo un featuring che ancora non posso rivelare su una canzone che parla di ricordi. All'epoca ero stupidissimo ma dall'altra parte pure esattamente uguale a quello che sono adesso. La domanda cui vorrei una risposta è perché in tanti portavamo il cappellino con la visiera di traverso e non diritta come doveva essere?
In In Terza Persona parla di metodi di pensiero che ingabbiano: ora che hai una consapevolezza più forte di te, ti senti un po’ un Houdini dell’anima?
Non è magico quando finisci nella melma psichica, è doloroso e organico il processo per uscirne. Quando sto male davvero non scrivo, l'accaduto lo rianalizzo quando sto bene.
La tua musica la immagini sospesa nel tempo, e dunque al di fuori del tempo, come il Duomo di Milano?
Ho vissuto glorificando la persistenza della memoria che ora mi sta sulle balle; Van Gogh non ha ma potuto regalare un quadro è lo trovo drammatico. Mi spaventano i tatuaggi perché sono infiniti. Mi sento potenzialmente eccezionale ma devo ancora rompere del tutto il guscio. So che qualche stupidata che dirò verrà ricordata.
La seconda strofa di Volevo ammazzarmi a 27 anni possiamo dire che è quella che archivia definitivamente il Low Low irascibile?
Parlo di cose che non ho ancora del tutto risolto. La ho pensata per un sacco di tempo, mi domando quante volte mi sono dato un obiettivo e quando lo ho raggiunto non mi ha dato sollievo. Analizza l’evoluzione per arrivare a un me un po’ più maturo.
Cosa stai pensando per il tour?
Sto lavorando per settembre a belle sorprese, voglio dare ritmo a quello che faccio per solidità del percorso. Di concerti parleremo in autunno