In Evidenza
altre sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Michele Panzieri e una musica emozionale che non conosce embargo

Musica

Fabrizio Basso

Musicista polistrumentista, producer, dj e speaker radiofonico, dagli anni Novanta sta segnando il clubbing in Italia e non solo. L'INTERVISTA

Condividi:

Dopo avere segnato una stagione col suo CircoLove, in questo 2021 Michele Panzieri si è dedicato al lancio e al consolidamento di due nuovi progetti Radio House e Spazio Webo, rispettivamente una app multimediale dedicata all’elettronica di qualità e un auditorium polifunzionale dedicato a musica e performance d’arte varia. Musica elettronica 24 ore al giorno, 7 giorni su 7: questa la missione di Radio House, che dalla fine dello scorso anno trasmette tramite una sua app e un suo sito internet, così come non mancheranno in un momento successivo spazi settimanali in emittenti radiofoniche FM e in canali televisivi.
 

Michele, come si sta a Radio House?
Sono molto contento perché cresce tanto, ha un bell’hype e ci sto investendo molto. Vengo dalla radio e dunque ho il vantaggio di conoscere il mezzo, nessun approccio empirico. Ha un bel suono e una bella cifra stilistica. Mi accorgo sempre più che è una radio che racconta una storia.
Lo stato di salute della musica clubbing in Italia?
La tendenza è che i produttori di musica underground nell’ultimo anno facevano dischi per fare ballare subito. Visto che ora si balla poco ma si ascolta molto bisogna studiare per i pezzi devono durare. Sono usciti dischi interessanti di produttori che non immaginavo avessero quella forza. Ora noto più concentrazione, prima una canzone durava due-tre settimane, ora deve avere una vita lunga.
Secondo te esiste una scuola italiana?
Vedo tanti ragazzi giovani che mi mandano anche dei demo. Manca purtroppo la condivisione degli spazi, che nel rock era sinonimo di sale prove. Qui un ragazzo lavora da solo in camera col pc. Mancano le strutture, anche semplici sale prove con spazi condivisi.
L’eredita dell’8 Records?
Stampavo dischi e ho creato una discoteca di proprietà, CircoLove, e una radio: trovavo imbarazzante propormi e spiegare la mia musica. Erano gli anni Novanta e avevamo meno mezzi e tanto ingegno. Oggi è difficile trovare l’eccellenza e una etichetta si fa in un’ora. A me questa esperienza è servita per educarmi a una prassi lavorativa da ufficio. Vorrei che Radio House come CircoLove diventi una etichetta.
La riviera romagnola resta il cuore del clubbing nel nostro paese?
Essendo originario di Pesaro l'ho frequentata tantissimo, ho fondato CircoLove proprio perché frequentavo locali della zona. La Romagna resta leader nel raccontare una storia notturna. Carmelo Bene disse che la discoteca è quel nulla necessario ed è proprio così.
Come stai vivendo questo stato di incertezze?
Malissimo sia come artista che imprenditore. Non mi sento rappresentato, è un settore non rappresentato e il ballo è una cosa ancestrale. In futuro immagino i grandi colossi entrare in questo business, penso al Google Park o alla Red Bull Arena e alla fine di una certa imprenditoria. Ci sarà un declino unito a un pensiero un po’ orwelliano: la Red Bull Arena al posto del Cocoricò. Cambio già avvenuto nello sport e nel rock dove tutto è più strutturato. Nella discoteca questo cambio non è ancora avvenuto e mi chiedo se i club piccoli da 500 persone con dinamiche più provinciali e cittadine saranno tutelati.
C’è un momento esatto della tua vita in cui hai compreso che avresti vissuto di musica?
Da subito, da ragazzo. Al liceo saltavo la scuola perché c’era la radio del parroco e ascoltavo i vinili. A 14 suonavo la chitarra, a 20 ero turnista. Poi ho incontrato l’elettronica in radio ma il vero salto fu andare a vivere a Ibiza: sentivo tutto vecchio quello che ascoltavo prima. Quando arrivò l’Hip Hop mi fece sentire vecchio il Rock. L'Hip Hop è la vera rivoluzione, l’elettronica è a New York evasione mentre a Berlino è più mentale. Non fa la rivoluzione perché non ha una coscienza sociale, non ha impegno ma ha la lingua dei ragazzi.
C’è un figura che consideri il tuo maestro, il tuo punto di riferimento?
Frank Zappa e poi Riccardo Villalobos. In Italia solo Ralf, un amico oltre che un fuoriclasse.
E sapere che oggi sei tu un punto di riferimento ti responsabilizza di più?
Sì ma tengo a bada l’ego, con l’età si sale in cattedra. I ragazzi hanno da insegnare a noi. In alcuni contesti recenti erano i ragazzi che trasmettevano tranquillità a noi.
Che musica ascolteremo questa estate?
A livello globale è una estate difficile perché quando esce un album si lavora per il tour. Se no escono i singoli. E' difficile che un artista che metta impegno in un album, non vuole essere abbinato a questi momenti di chiusura. E' una fase di stallo che né verrà ricordata né è destinata a emozionare. Si va al recupero di cose già pronte. Non ci sono la concentrazione né l'esigenza di fare uscire un album. Oggi non si compra la musica ma si paga per l’evento contrariamente agli anni 80 in cui si spendeva più volentieri per un disco.
Oltre a Radio House e Spazio Webo, stai lavorando su altri fronti?
Credo molto nella musica dal vivo e voglio creare piattaforma una ma non bastano due telecamere. Vorrei creare mini documentari per ogni performance, porre attenzione su un dettaglio, su una immagine in bianco e nero, su una parola. Le emozioni e le idee non hanno embargo: quel che conta non è essere più o meno bravo bensì essere eterno.