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Kemama il nuovo progetto di Ketty Passa che gioca a Testa o Croce

Musica

Fabrizio Basso

Questo nuovo progetto, che vede al fianco dell'artista apolide Marco Sergi e Manuel Moscaritolo, mette in musica temi legati a esperienze personali e a denunce sociali attualissime. L'INTERVISTA

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Il progetto Kemama nasce alla fine di un anno complicato ed è caratterizzato dall’unione fra le atmosfere rock, in cui sovrastano chitarre prepotenti e batterie avvolgenti, e la voce inconfondibile di Ketty Passa, che si fa portatrice di messaggi forti e attuali con grazia e incisività. Il sound dei Kemama diventa così unico e riconoscibile, e mette in musica temi legati a esperienze personali e a denunce sociali attualissime, che in questo momento storico hanno più che mai bisogno di essere urlate e messe a nudo. I Kemama sbocciano in pieno periodo pandemico, come una catarsi necessaria per combattere l’impotenza di fronte a un’emergenza sanitaria e sociale, sentimento comune all’umanità intera. Il debutto con il singolo Codice Rosso è il loro manifesto: un urlo collettivo, cui partecipano Omar Pedrini, Andy dei Bluvertigo, Cippa e Paletta dei Punkreas, Andrea Ra e Roberto Angelini, contro la violenza e la sensazione di solitudine che nel 2020 hanno regnato sovrane. Anche il secondo singolo Come un Body Shaming affronta tematiche attuali e delicate: paragona l'anno di assenza di lavoro e l'incapacità di trattare la  musica come tale, attraverso misure di emergenza dedicate, al fenomeno del Body Shaming, un vero e proprio insulto alla bellezza e all'importanza dell'arte. Ne ho parlato con Ketty Passa.

Quando nasce il progetto e come vi siete trovati?
Nei mesi scorsi l'alternativa era spegnermi. Mi sono affidata alla scrittura. Ho iniziato ad aprile 2020 con Codice Rosso spinta da un forte senso di bisogno e necessità.
Testa o Croce è affidarsi al caso…voi a chi vi affidate?
Ci affidiamo al carpe diem. Già in Italia l’arte non offre aspettative. Conviviamo con lacune culturali evidenziate da come siamo stati trattati durante la pandemia e nonostante ciò abbiamo continuato a produrre arte con amore. Il titolo nasce dal fatto che Thomas Shelby nella serie Peaky Blind lancia sempre in aria la monetina. In un anno abbiamo creato una bella connection.
Raccontate un viaggio impossibile: è la rivincita della fantasia?
Credo di sì. Per me il viaggio interiore ha assunto importanza già prima che ci chiudessero. Con lockdwon si è amplificato. Marco e Manuel mi hanno aiutata a proseguire il viaggio nel mio mondo interiore.
Lavorando insieme avete trovato la vostra pace o ci sono ancora scorie di Bla Bla land?
Più che pace abbiamo imparato ad accettare. Siamo millennial in un Paese che appena dopo i 30 anni sei già vecchio. Ma siamo pure consapevoli che abbiamo accumulato basi per mettere l'esperienza nelle nostre canzoni. Vorremmo un underground più mainstream. Seguire i sogni in una società che dice che non posso andare lontano è frustrante. Bisogna ascoltarsi di più.
La verità per fare luce davvero si può comprare? Ha un prezzo?
Può rispondere il mio terapeuta, quelli sono i soldi meglio investiti della mia vita. Dopo il blocco creativo si sono aperte un mucchio di strade. Ho capito cosa significa toccare il fondo per vedere la luce, al buio hai la libertà di andare dove vuoi e puoi difendere quella libertà. Non siamo un popolo di Giovanna d’Arco, purtroppo.
Ora i demoni sono tuoi alleati o sono ancora nemici?
C'è un armistizio. L’amicizia è ancora lontana ma c'è un nuovo 1943. Ho messo da parte anche le mie esperienze pesanti di vita. Ora lotto un po’ di più, se affronti il nemico puoi comunicare con lui.
Perché nonostante tutte le associazioni e tutele che ci sono si continua troppo spesso a non denunciare le violenze domestiche?
In primis chi subisce una violenza teme poi il giudizio. Viviamo in un enorme patriarcato che fa sì che la gente non si esponga perché oltre alla violenza deve subire un processo. Il no che è un diritto è diventato una opinione e non è giusto.
Ci pensiamo solidi ma siamo liquidi: eppure Zygmunt Baumann già nel 1999 parlava di modernità liquida. Siamo rimasti fermi 22 anni fa?
Come sai sono laureata in sociologia e ho studiato Bauman e mentre lo studiavo mi sembrava assurdo quello che diceva, mi sembrava di vivere una storia fantasy. Ora ho chiaro cosa intendesse ed è stato un avanguardista, ha predetto quello che saremmo stati.
Come Un Body shaming è anche un confronto generazionale: siamo sempre più distanti e poi i ventenni di oggi hanno riscoperto le piazze. Non credi che prima del contatto dovremmo ammettere che noi abbiamo perso?
Mi trovi assolutamente d’accordo, il distacco reale è venuto con gla enerazione Z. Io sono degli anni 80 e fino a 15, 16 anni ho vissuto senza telefonini. Ci siamo solo fatti fuori con le nostre mani. I ventenni di oggi hanno più libertà e meno pregiudizi, affrontano il mondo con intelligenza.
Il Piccoli Principe, come Peter Pan, è un fermare il tempo: come è possibile maturare?
Sono diversi. Peter Pan è disincantato e non positivo. Il Piccolo Principe dà la possibilità di mantenere viva una parte di sé al di là della crescita. Insegna a entusiasmarsi e a crederci, quello è il piccolo principe. È la tutela della parte infantile che deve convivere con la crescita.
Progetti estivi?
Abbiamo già fatto live in elettrico a Roma. Per il resto ti dico che ci incontreremo da qualche parte.