Il nuovo singolo dell’enigmatico ed eclettico dj e producer insieme all’ipnotica e talentuosa cantante napoletana ci porta in un luogo al di fuori del tempo e dello spazio. L'INTERVISTA
Il ritmo e i colori accompagnano Gianna Oh nel suo viaggio metaforico nell'esistenza. Il singolo di Dashiki e Dadà trasuda semplicità e sensualità allo stesso tempo e si propone come outsider nella classifica delle hit estive. Anche se, ad ascoltarlo bene, è improprio definirlo un singolo dell'estate. Lo è solo perché in questa stagione è uscito. Gianna Oh è la storia di una passeggiata sinuosa, che si consuma lenta nelle strade labirintiche di un affollato e pittoresco mercato di paese, al di fuori del tempo e dello spazio. Il resto me lo raccontano Dadà e Dashiki.
Come nasce il brano e cosa ha di speciale per essere quello dell’estate?
Dashiki: Penso che la canzone non abbia una connotazione temporale e precisa, non la immaginiamo come hit estiva, nasce come la canzone che è il punto di incontro tra le nostre identità. Dopo avere scoperto il mondo di Dadà, incuriosito dalla sua musica le ho chiesto di ascoltare gli inediti e mi ha folgorato questo.
Dadà: Il brano nasce in lockdown ed è una summa del mio percorso musicale. Nasce in modo spontaneo, dovevo metterlo a fuoco poi ho capito che mi raccontava. Lo ho inviato a Dashiki e abbiamo trovato la strada giusta insieme. Nasce da una idea sensuale e spensierata per poi portarci nel concetto più profondo dell’identità. L'idea del mercato alimentare dove la donna passeggia in modo sinuoso e identitario va dosata, costruita ed esplorata.
Perché la scelta del napoletano arcaico? E’ stato difficile intepretarlo?
Dadà: A casa parlo quello arcaico, penso in napoletano, vivo nel centro storico. Per me è la lingua madre. In italiano mi sembrava una forzatura, le sfumature sonore sono arabe, portoghesi...mi piaceva il suono. Mi ha inoltre incuriosita che Dashiki non avesse volto trasmettendo l'idea di una identità tutto e niente.
Dashiki: Mi ha conquistato il suono, sono musicalmente apolide: non ha identità, è uno nessuno centomila per dirla con Pirandello.
Non credete che passeggiando in una fiera di paese chi è senza volto si noti di più di una bella ragazza?
Dadà: Sicuramente. Quella della ragazza è l’apparenza che si muove sopra cose più profonde. La bella ragazza è il velo che si poggia sul mondo sotterraneo che potrebbe avere qualcosa in più. Gianna può avere la sua forza propulsiva in qualcunque volto, è un augurio identitario.
Dashiki: I riferimenti sono chiari sul mondo di appartenenza. E’ un non luogo con riferimenti e culture diverse che si uniscono.
Il colore del rossetto dell’estate 2021?
Dadà: Rosso perché fa napoletano!
Dashiki: Secondo come mi sveglio decido il colore o il nulla sulla maschera.
La camminata felina di questa estate sarà sui tacchi o in sneaker?
Dadà: A piedi scalzi, nelle profondità selvagge dell'identità.
Dashiki: Concordo, scalzi per assorbire l'energia del terreno dove si cammina.
C’è una occasione che avete perduto e che vi fa particolarmente male?
Dashiki: Direi di no, non parlerei di occasioni perdute, è un progetto che vuole assorbire tante diverse opportunità che si palesano nel percorso di vita e artistico.
Dadà: Non esistono occasioni mancate, ogni buco viene riempito con qualcosa che magari arriverà più tardi, più avanti.
Quando ti vedremo in faccia? Tu, Dadà, rispetti la scelta o lo inciti a mostrarsi?
Dadà: Se percepisco l’identità non ho bisogno di un volto, so che c’è chi ha paura a mostrare il volto, la maschera è spesso usata anche in modo vile. La sua non è uno scudo ma una esistenza declinata al plurale.
Dashiki: Mi piace immaginare che ognuno dia una sua idea di fisonomia.
Che accadrà nella vostra estate?
Dashiki: Il progetto non si esaurisce qui. Mira a essere internazionale, parte dal Sud e vuole arrivare ovunque partendo proprio dal Sud del mondo con connotazioni afro sempre più evidenti. Coinvolgiamo artisti africani tra urban, elettronica e ritmi tribali.
Dadà: L'estate è una idea comune, stiamo entrando nel vivo con i remix. E quello che facciamo non è legato alla stagione ma è al concetto della nostra estate.