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Giuliano Sangiorgi, la vita sognata da bambino ha il tempo di un lento

Musica

Fabrizio Basso

Il frontman e anima dei Negramaro torna alla forma romanzo per raccontare l'attimo in cui si diventa grandi. Il silenzio della musica in sottofondo, la forza delle parole tre metri sopra il cuore. LA RECENSIONE

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Un bacio al buio, un fremito...la prima volta di Luca. Una canzone per Maria Giulia. Echi distanti di Festivalbar. Le luci di New York e le vite degli altri. Nascite e rinascite. Trovate un posto il valigia, o nello zaino, per Il Tempo di un Lento (Einaudi Stile Libero, 17 euro), il romanzo di formazione di Giuliano Sangiorgi. Perché questa volta l'artista salentino ci guida in un viaggio lungo 182 pagine, un po' Chatwin, un po' Stendhal ma soprattutto portatore di unicità, come avviene nella sua musica. Per chi lo conosce, e non solo personalmente, ma anche attraverso le sue canzoni e le interviste che ha letto, sarà facile cogliere i tanti spunti autobiografici presenti ne Il Tempo di un Lento, a volte sono palesi, altre sono carsici, li annusi, ne ascolti le vibrazioni e per quanto tu sia preparato quando emergono ti sorprendono fino alla commozione.

Luca e Maria Giulia sono i due protagonisti del racconto. A me, leggerlo, ha ricordato l'incipit di John Donne che Ernest Hemingway ha voluto per il suo capolavoro Per chi suona la campana: e così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te. Allo stesso modo io dico non mandate a chiedere per chi suona il lento, esso suona anche per te. Quella musica dolce è la sliding door che Giuliano Sangiorgi pone al centro del suo romanzo,  è la pietra scagliata con una fionda che quando colpisce la corteccia dell'albero ritma l'inizio di un'altra vita. Il tempo di un lento è un libro difficile da raccontare ma facile da leggere perché Giuliano, quando intinge la penna nel calamaio, sa rendere l'inchiostro cosa viva. Quasi le sue pagine fossero tatuaggi che si attaccano alla pelle. E questo mi basta, ti basti.

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