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Svegliaginevra viaggia nell'anima con le tasche bucate di felicità

Musica

Fabrizio Basso

Il debut album della giovane artista campana è un lavoro importante che sottolinea la sua scrittura raffinata e profonda e la conferma come punto di riferimento del panorama indie. L'INTERVISTA

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Capirò, capirai... su questi due verbi coniugati al futuro si appoggia l'album di esordio di Svegliaginevra, giovane artista campana che dell'indie ha fatto la sua cifra stilistica. Le tasche bucate di felicità trasuda poesia, una via di mezzo tra la crudezza pasoliniana e la quotidianità dolceamara di Alda Merini. Ad anticipare l'album i singoli Due e Come fanno le onde. Ora Ginevra, che da poco si è trasferita a Milano, è attesa sul palco.

Come nasce il disco? Il lockdown è stato un rallentamento oppure un momento in cui hai approfondito?
La prima quarantena vivevo ancora a Roma ed ero pronta a trasferirmi, poi ho rinviato. Ho scritto metà disco in un percorso graduale alternato da canzoni che credevo giuste e altre transitorie in attesa della giusta direzione musicale. Ho fatto fatica a sceglierle, l'album è nato canzone dopo canzone.
Parli solo se rifletti e possibilmente stesa sul divano?
Sì, e anche sul divano. Vivo mesi di riflessione e in un secondo riesco a mandare tutto all’aria.
Scommetti sempre in amore?
Quasi sempre, sono per il tutto o niente. Non mi pongo dei limiti e vale anche nell’amicizia.
Ti è chiaro ora quale è quel tuo pezzo preferito?
In alcuni momenti Elastico, in altri San Lorenzo che ho scritto l'ultima sera a Roma prima di trasferirmi a Milano.
Bevi davvero il Tavernello o ti serviva solo perché fa rima con bello? Anche perché in Come Le Onde dici che andrai sbronza a una festa.
In San Lorenzo il Tavernello mi serviva per descrivere lo scenario, nell’altra canzone ci ho messo tutta la rabbia che ho dovuto tirare fuori per chiudere una storia. In sostanza bevo per darmi coraggio e dire quello che devo. In generale associo il vino alla socialità!
Ora guardi i film d’amore? Ne hai uno preferito?
Ne ho tanti che mi piacciono, non ne guardo molti perché li ho consumati in questi mesi a casa. I preferiti sono Notting Hill, Se mi lasci ti cancello e Le pagine della nostra vita…sono super romantica.
Per non dimenticare fai davvero le liste o hai una memoria di ferro?
Ho la camera piena di post-it e le sveglie che suonano per ricordarmi gli impegni. E' il mio modo di controllare la situazione. Non mi fido della memoria, ho tanti pensieri.
Dopo un punto e a capo riparti con la maiuscola oppure punto e basta?
Con la maiuscola e più carica di prima: tutte le relazioni narrate nel primo disco mi hanno fatto migliorare nell’analizzarmi. Le esperienze ti fanno crescere e imparare sempre.
Sei tra le cose che mi fanno stare bene ma prima c’è una compilation di non… non vuoi salire, non vuoi parlare, non sai disegnare.
Affronto le relazioni dal punto di vista di una persona che fatica ad accettare la felicità, spesso siamo attratti da emozioni che creano tensione.
Ti piace un po’ di più la moda di fare cazzate? Le tasche sono bucate per la troppa felicità o perché dura un attimo?
Ho la felicità davanti ma non me ne rendo conto perché distratta dalle preoccupazioni del futuro non ci godiamo il presente. Bisogna ogni tanto fare qualche cazzata.
Che serie ti ricorda il colore del mare?
Mi riporta a un insieme di dinamiche vissute e che non voglio più rivivere.
Non ti va di perdere… cosa?
Non mettere in gioco i sentimenti per qualcosa cui non vale la pena.
Dopo il concerto di Vasco all’Olimpico in quale altro posto io ci sposterei?
Da tutte le altre parti. E’ tra le canzoni più serene. E' l'accettazione di un amore bello che anche se finito mi ha lasciato tanti insegnamenti. Era la persona giusta nel momento sbagliato e l’occasione non si coglie. Se potessimo essere teoremi li studierei. Spesso la vita dà domande ma non le risposte.
Quale è il mare di Barche? Guccini diceva “ritorneranno le gioie passate col vento caldo di un’altra estate”: ci credi?
E quello della Spezia per Manuel Apice mentre per me è quello della costiera amalfitana. Canto la spensieratezza di quando ero piccola: fiori, sabbia, ombrelloni... ci credo che torneranno quelle gioie.
Elastico mi sembra la canzone dell’amor perfetto: vorresti vivere sempre a marzo?
E’ tra le mie canzoni più intime e sta arrivando, ho detto quello che faticavo a dire a me stessa. Mi sono esposta molto. Marzo è l’attesa dell’estate, poi siamo spaventati dall’idea di stare bene al sole. C'è il senso bello dell’attesa.
In estate che succederà?
Il concerto è tra le cose più belle per un artista, ci stiamo preparando. I brani saranno suonati come nel disco, sul palco saremo in quattro e io sono felicissima.