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Ezio Bosso, in una raccolta la sua vita per la musica

Musica

Bruno Ployer

©Getty

Esce "A life in music" che riunisce le sue registrazioni 2004-2020. Il curatore è il nipote, che lo ricorda così: "Ezio ci ha lasciato un messaggio importantissimo: la musica è libera e di tutti"

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“Il miglior modo per ricordare Ezio Bosso è suonare e ascoltare la musica, la sua o quella che amava e dirigeva, e ricordarci anche dell’amore che provava per quella musica. Ricordiamoci anche le parole che ci ha lasciato, come quelle dette a Sanremo: "La musica è come la vita, si fa in un solo modio: insieme.” Così il nipote Tommaso Bosso ci invita a entrare di nuovo nel mondo dell’artista scomparso a maggio scorso. E' lui il curatore di 'A life in music', la raccolta discografica appena uscita per Sony Classical, dove sono riunite le 15 registrazioni di Ezio Bosso (FOTOSTORIA) esistenti tra il 2004 e il 2020. Ci sono i suoi album al pianoforte, quelli con le sue composizioni sinfoniche e da camera, quelli dal vivo come Il concerto in ricordo di Claudio Abbado, dove Bosso ha diretto l’orchestra in lavori di Beethoven, Rossini, Mozart e Prokofiev (“Pierino e il lupo” con la voce recitante di Silvio Orlando). E’ una lunga traversata del suo oceano musicale e dei suoi autori più amati, da Bach a Cage. A corredo delle registrazioni c'è un libretto di testi e fotografie, dove vediamo  e leggiamo le diverse età, anagrafiche e artistiche, di Ezio. Il nipote Tommaso, che ora è il referente per tutto ciò che riguarda l’opera di Bosso, è stato anche suo collaboratore: gli ha fatto da tecnico del suono, “ma nell’età pre-Sanremo”, tiene a specificare”, dividendo così la carriera dello zio tra il prima e il dopo l’apparizione sul palco del festival 2016, che lo fece conoscere dal grande pubblico.

Tommaso Bosso, partiamo dal titolo di questa edizione: “A life in music”

“La sua è stata una vita da sempre nella musica. Qualunque cosa lui facesse, la musica era sempre al primo posto. Credo fosse una vocazione. Come diceva Ezio: 'La musica è arrivata a me, che ne avevo più bisogno’. Probabilmente è stato anche il suo riscatto sociale.  Veniva da un’infanzia povera, perché la mia famiglia è sempre stata umile. In un certo senso sembrava avere già un percorso scritto: il figlio di un operaio fa l’operaio, si diceva in casa…”

 

Poi invece è arrivato il successo artistico. Come l’avete vissuto in famiglia?

“Per me e la mia famiglia è sempre stato Ezio, in tutto e per tutto. Il suo successo mi ha fatto molto piacere per lui perché credo fosse un giusto riconoscimento, perché ha fatto tanto per la musica a Torino e in Italia. Un riconoscimento che purtroppo talvolta ha fatto dimenticare un po’ la musica per rivolgersi soprattutto al personaggio che era, alla persona che diceva quelle belle frasi. Dietro a quelle frasi però c’erano concetti importanti. Ora noi vogliamo riportare l’attenzione innanzitutto sulla musica e poi sulla sua attività di divulgazione.”

 

E come avete vissuto invece la sua sofferenza fisica?

”Ezio era una persona con evidenti problemi fisici, però se lo guardavi negli occhi era sempre Ezio, non è mai cambiato dentro, non ha mai intaccato la sua voglia di fare o il suo modo di essere. La malattia l’ha sicuramente condizionato nella sua quotidianità e nel suo approccio alle cose di tutti i giorni, con un fisico che progressivamente è decaduto, ma anche la prima volta che l’ho visto cambiato fisicamente era sempre Ezio, non era nient’altro che lui.”

 

E’ morto il 15 maggio scorso a 48 anni, in periodo di restrizioni anti Covid. Cosa successe in famiglia?

“Uno shock enorme e in un certo senso inaspettato, cui si è aggiunto il fatto di essere distanti e di non poter essere lì. Mia zia per esempio abita a Berlino e non ha potuto presenziare al funerale. Un grandissimo dolore.”

 

Qual è secondo lei il lascito più importante di Ezio Bosso?

“Io credo che ci lasci, oltre alla sua musica, questo messaggio importantissimo: la musica è una cosa libera, di tutti quanti. Non guarda a ceti sociali o livello di istruzione. C’è, è nostra e sta a noi farne tesoro. In termini di produzione musicale poi ci lascia molto. I quindici dischi di questa raccolta, tanto per cominciare.”

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