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Black Tail canta come una piccola cosa può diventare Sequoia: il video

Musica

Il video si articola lungo i percorsi che hanno visto la nascita e la registrazione dei brani contenuti in You Can Dream It in Reverse, terzo album della band pubblicato in pieno lockdown il 13 marzo 2020 per MiaCameretta Records e Lady Sometimes Records. Le immagini sono accompagnate da un testo originale del gruppo

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Una sera di ottobre le pagine musicali riportarono la notizia della morte di Carey Lander. Quella sera mi è venuto da pensare alla capacità, di alcune persone, di creare cose che sembrano minuscole, o più semplicemente, normali. Semplici, come può esserlo una canzone. E poi invece ti diventano foreste di sequoie nel cuore. E non le sposti. Non le puoi ignorare. Sequoia è una canzone per le cose nascoste, che sanno diventare maestose e intimamente inamovibili.

Quando ne abbiamo parlato con Giulia Schiavon e Simone Rossi, che hanno realizzato la scrittura, la direzione e il montaggio del video, ci hanno raccontato di voler partire dalla sensazione di intimità del brano, quel tipo di raccoglimento avvolgente che hanno i viaggi in macchina, mentre ti senti allo stesso tempo a casa e altrove, in un posto segreto e speciale.

Il video si articola lungo i percorsi che hanno visto la nascita e la registrazione dei brani contenuti in "You Can Dream It in Reverse", il nostro terzo album, registrato tra la primavera e l’autunno 2019 e pubblicato in pieno lockdown il 13 marzo 2020 per MiaCameretta Records e Lady Sometimes Records. È qualcosa che non avevamo programmato con Giulia e Simone, ma è stato il segno inequivocabile di avere radici piantate nello stesso terreno.

I Black Tail nascono nell’ottobre 2012, dall’altra parte dell’oceano, nei boschi fuori Boston, dove Cristiano Pizzuti si  trova temporaneamente. Tornato a casa, il progetto continua a preservare un carattere sospeso tra un’americana slack e dimessa, la dimensione defilata della provincia, l’indole ritrosamente boschiva dell’alt folk. Oltre ai Wilco, l’uggiosità di Sparklehorse, il jangle pop dei Teenage Fanclub, l’incedere sbilenco delle ballate (Malkmus, Breeders, Quasi), oltre insomma alla tradizione indie storica, il suono si arricchisce di una sfumatura che richiama più da vicino War on Drugs, Kurt Vile, Big Thief, e Real Estate.