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Tuona la valanga aspettando di ritrovarci nei campi Elasi

Musica

Fabrizio Basso

Il nuovo singolo dell'artista di Alessandria è una danza colorata, trascinante e liberatoria, un cocktail musicale dalle mille influenze che anticipa l'Ep di esordio in uscita a fine ottobre per Never Ending Mina con distribuzione di Artist First. Abbiamo assistito a un suo set musicale e la abbiamo incontrata

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Basta una parola per racontare Elasi: unica. Nel panorama musicale italiano pochi artisti possono essere definiti identitari. Il primo buon presentimento lo ho avuto ascoltando il nuovo singolo di questa estrosa artista di Alessandria, intitolato Valanghe. Quanda si parla di neve vi immaginate il bianco ed è naturale. Dopo avere ascoltato quella di Elasi vi vedrete correre incontro una valanga con i colori della vita e della musica declinati con la forza dell'anima e del cuore. E siccome oltre agli ascolti del singolo cresceva anche la curiosità, ho colto l'occasione di un suo live a Modena per incontrarla, per vederla sul palco, dove è padrona assoluta. Al suo fianco Simone Manzotti. Il disco in uscita a fine ottobre si intitola Campi Elasi: non è genio anche questo?

Elisa abbiamo imparato a trattare bene la vita?
Sì, penso di sì. Soprattutto in momenti di sofferenza e perdizione, quando le domande si affollano capiamo quanto è preziosa.
Quale è oggi il valore delle parole?
Sempre grande ma troppo spesso sono trattate con superficialità. Nella musica sono uno strumento ritmico. Io mi diverto a cercare le parole strane. Mi ricordo che a 7 anni misi in un tema la parola tedioso con grande stupore della maestra.
Cosa resta delle ideologie?
Ora niente. Sono invidiosa di quelle che hanno conosciuto i miei genitori e i miei nonni.
In Valanghe parli della bellezza dell'amore dei nonni con melanconia.
Non so se esiste ancora in quella forma. Io ho amato tanto ma siamo in costante metamorfosi. La questione è: cosa vuol dire amare?
La vita in discesa può anche essere in pista, non solo fuori.
Quel che conta è inseguire i propri sogni. Per anni ho studiato, molti da me si aspettavano un percorso, una carriera. Quella non ero io. E anche per apprezzare la mia città, Alessandria, sono dovuta scappare. Ora la apprezzo quando torno, ci ho passato la quarantena. Con gli altri apolidi dell'arte abbiamo creato il GASA che significa Giovani Alessandrini Si Attivano. Siamo un collettivo che organizza serate nei locali, creiamo apparteneza. Suoniamo in un parco che spesso è luogo di spaccio. Purtroppo sono sempre meno i luoghi per poter sunare. Ho nostalgia di quando con una band facevo l'apertura delle discoteche: si usava così, prima che il deejay entrasse in azione noi accoglievamo la gente con la nostra musica
Chi travolge la tua valanga?
Me stessa. Mi travolgo da sola.
Che puoi anticiparmi di Campi Elasi?
Che è un posto bellissimo dove mi rifugio con le mie canzoni. Lì trovo auto-consolazione, lì scrivo super confusa, a volte con malumore e dubbi nella vita. Ma nell'insieme mi ritengo fortunata. Seppur con qualche livido
In Valanghe ci sono elementi di canti Sufi. Nell'album che accadrà?
Adoro la musica ritmica, quella dei pastori sardi e della taranta. Ci saranno elementi di musica asiatica tradizionale, nuovi linguaggi sonori. In valanghe puoi ascoltare la tabla e i canti sufi del maestro indiano Kamod Raj.
Hai mai contato le anime che convivono in te?
Mai. Mi autoanalizzo tanto ma non in modo sistematico.
Pensi a un concerto con tutti gli ospiti?
Se avrò i soldi certamente. Non è facile. Con i miei ospiti abbiamo lavorato via internet, per capirci suonavamo.
Vivi in libertà e col pensiero indipendente?
Ultimamente sì, è una conquista che ho fatto lavorando duro!