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Silvio Capeccia Plays Decibel: quando il punk è piano solo

Musica

Fabrizio Basso

Venerdì 11 settembre esce il nuovo album del tastierista dei Decibel. Contiene le più belle canzoni della storica band pioniera del punk-rock italiano reinterpretate al pianoforte. L'INTERVISTA

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Il primo ascolto è stato straniante. Per me che conosco i Decibel da anni. Però ho subito apprezzato il lavoro di Silvio Capeccia nel suo lavoro perché quando si mette mano su pezzi con una storia così lunga e importante bisogna sparigliare. E questo è Silvio Capeccia Plays Decibel. Nel abbiamo parlato al telefono.

Silvio quando è nato il progetto?
Come succede purtroppo di questi tempi non è nato a tavolino durante riunioni e confronti ma è sbocciato sui social. Durate il lockdown (tutto sul coronavirus) ho messo sui miei profili le versoni pianistiche di alcune cose dei Decibel solo per ricordare che ci sono. Il riscontro a livello di follower c’è stato, ed Enrico (Ruggeri, ndr) mi ha consigliato di farci un disco.
Le versioni piano solo non sono più punk e rivoluzionarie delle originali? Che effetto ti ha fatto spogliare le tue canzoni?
Effettivamente è così. Come era di rottura il nostro Punk negli anni quando c’erano gruppi  come Alunni del Sole e i Cugini di Campagna che facevano tutt'altra musica. Noi siamo stati un punto di riferimento smaccatamente inglesi. E' nella nostra natura andare controccorrente. Sono brani nati per chitarre distorte enell’era del trap, del reggaeton e del rap questa operazione è rivoluzionaria. Una scoperta anche per me: quando parti da un organo Hammond o una chitarra Gibson e arrivi al pianoforte trovi un altro mondo. Non sono un pianista classico. Ho fondato con Enrico gli Champagne Molotov poco prima del diploma e ho preso un'altra strada...
Con che criterio hai proceduto nella scelta dei brani?
I Decibel hanno pubblicato sei albun, trovarne 12, 13 implica sempre una certa sofferenza, ogni brano è un pezzo di cuore. Mi sono orientato su quelli pianistici e poi altri più particolari tipo My Acid Queen.
Ce ne è qualcuno che piano solo non ha reso come lo avevi nella tua testa?
Lettere dal Duca è il brano di più di successo, lo ho messo in panchina perché ce n’erano altri che più si prestavano ma non rinuncio all’impresa. Ci rifletto a lungo su certi brani.
La scelta di Vivo da re come primo singolo?
Scritto negli anni Settanta, ha un forte valore affettivo. Suonavamo nelle scuole coi Decibel e ci permettevano non più di quattro brani. Con Ruggeri abbiamo pensato a un brano a testo, poi fare due cose nostre su quattro ci sembrava troppo. E allora abbiano preso la strofa del brano di Enrico e il mio ritornello. Tra magia e concretezza. Contessa è stato suonato in mille modi e usralo come singolo apripista mi pareva una scelta banale.
Quali brani è stato più difficile portare in versione piano-solo?
Tanti auguri perché fu scritto pensando ai Devo. Ho messo da parte Schuman e Chopin per pescare in Bela Bartok. Serviva più percussione del suono e meno melodia.
Stai valutando di portarli live?
La situazione scoraggia, con i Decibel giravamo con un bilico pieno di strumenti. Penso a suonarlo con un piano in situazione ambientali speciali, tipo chiese sconsacrate o piccoli locali. Mi basta un piano a mezza coda. Poi mi piace anche parlare e raccontare aneddoti come mi ha insegnato Enrico.
Quando un adolescente ti chiede chi sono stati i Decibel e cosa hanno rappresentato che rispondi?
In Italia all' inizio degli anni Ottanta furono una rivoluzione copernicana. Ci confrontavamo con band che arrivavano da tutt’altro humus musicale. Spesso andavamo in Inghilettra a vedere le bande Punk e tornavamo in Italia carichi di idee. Quel che facevi era tutto tuo, non c'era internet. Era più facile essere innovativi.
Mi puoi dire di più del progetto di psicoacustica che porti avanti con l'altro Decibel Fulvio Muzio?
L’altro lato dei mie interessi riguarda Bryan Eno e l'ambient music e con Muzio in questo progetto soddisfo la mia altra passione. La musico terapia oggi è una scienza.
Che farai nei prossimi mesi?
E’ bello navigare a vista. Lo si fa anche a livello sociale. Proverò a fare date in situazioni che ancora non conosco ma con una aggregazione minima.