In Evidenza
altre sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

Nefesh, il nuovo singolo è Stalker e ci porta a Chernobyl

Musica

NEFESH è una delle band progressive più apprezzate e stimate degli ultimi dieci anni. Il nuovo singolo è Stalker, colonna sonora del docu-film The Zone che racconta del disastro di Chernobyl. Qui il VIDEO in ANTEPRIMA presentato da un testo originale

Condividi:

Quando ho accettato di occuparmi della colonna sonora di questo film-documentario mi era già chiaro che sarebbe stata un’esperienza che mi avrebbe profondamente coinvolto sia da un punto di vista compositivo che emotivo. Il tema della narrazione è molto particolare, suggestivo, misterioso e si divide tra: la storia contemporanea, quella del fenomeno degli Stalker odierni, Tema centrale

del docu-film; la storia del passato, legata al disastro nucleare di Chernobyl; la fantascienza, legata inevitabilmente sia al libro dei fratelli Strugackij “Picnic sul

ciglio della strada” del 1972 che al film Stalker di Tarkovskij del 1979 che s’ispira a

sua volta al libro; una narrazione parallela al documentario con attori e scenografia, che sostiene in modo raffinato la realtà del documentario stesso, dando anche forma alla figura mitologica dello Stalker Nero Subwaylab, i produttori, volevano che tutti questi aspetti, già presenti nella realtà del documentario, emergessero in modo organico e naturale. Di fatto il ruolo della musica doveva essere anche quello di sostenere e dare fluidità alla convivenza di aspetti lontani fra loro: un fenomeno contemporaneo, storia di eventi passati, fantascienza e fiction.

La divisione più complessa da cucire era quella fra gli eventi reali e la narrazione creativa dello Stalker Nero; le persone reali del documentario in luoghi reali e la sezione inventata con attori e scenografia. Quella infatti è la principale divisione anche nella musica, soprattutto nella prima parte. A livello musicale la suddivisione tra realtà e fiction è data dal tipo di strumentazione scelta: per la prima ci sono generalmente strumenti e suoni convenzionali come l’orchestra ad archi e la chitarra classica mentre per la seconda ci sono suoni più strani e avulsi dalla tradizione, come una chitarra elettrica effettata suonata sfregando bottoni e asticelle di vetro sulle corde, pentolini con più o meno acqua per cambiare le altezze dei suoni e altre cose di questo tipo. Come primo approccio pratico ho iniziato a lavorare su un montaggio video ancora non definitivo che mi aveva dato la produzione. Togliendo l’audio e guardando solo le scene ho iniziato ad appuntarmi temi, idee musicali, parole chiave, sperimentando alcune soluzioni.

Le situazioni emotive che venivano fuori da quel primo montaggio erano per me

inquietudine, eccitazione, tensione per i rischi che quel viaggio comportava tra militari, l’oscurità, gli animali della foresta e radiazioni. Le radiazioni non si vedono ma ci sono, sono nell’aria e pressano soprattutto nella parte finale avvicinandosi alla città morta, Prypjat. Non si è trattato di fare la colonna sonora di un film standard dove la trama e tutti i “perché” sono già chiari e ragionati fin dall’inizio, ma si trattava di fare una colonna sonora a un film-documentario che sostanzialmente genera altri “perché” e apre altre domande, in cui la storia vera incontra la fantascienza, in cui la storia del passato incontra la storia di oggi. La musica doveva sia accompagnare la naturale essenza del tutto che darle un significato, per quanto non semantico. La musica doveva accompagnare questo viaggio in modo forte ma non egocentrico.

Componendo sono sostanzialmente partito dalla fine, dando vita al Tema centrale di tutto da cui poi ho tratto altri due temi guida, quello dei luoghi abbandonati e quello del viaggio, mentre nella fiction dello Stalker Nero la musica pur essendo molto indipendente dal tema centrale ne rimane sempre parallela. Tutti questi temi poi si sviluppano durante la narrazione a seconda delle situazioni e, di volta in volta, ho cercato di renderli speciali. Nei titoli di coda, come commento a tutto il docu-film, ho aggiunto l’unico brano che ha una voce e un testo. Un brano intitolato probabilmente con poca fantasia Stalker, scritto e pensato per suonarlo con i miei Nefesh. Questo brano è sostanzialmente diviso in due macro-sezioni: la prima cantata e pensata come fosse uno Stalker in prima persona che parla e una seconda solamente strumentale in cui viene fuori il tema del viaggio in un crescendo senza fine che esplode in tutta la sua ambiguità fra il modo maggiore e minore, lasciando sostanzialmente irrisolti i dubbi delle domande che si generano dinnanzi a tutto

ciò che si è visto e sentito. In generale la musica che ho composto per questo film-documentario sa già tutto. Sin dall’inizio ha dentro di sé i fili tramite cui poi i temi si svilupperanno da timidi a chiari, in un crescendo musicale parallelo al crescendo emotivo che si prova nell’entrare in una storia di oggi difficile da capire e a una storia di ieri che non può e non deve essere dimenticata.