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Piji canta le conseguenze dell'amore con un brano scioglilingua

Musica

Fabrizio Basso

Un titolo lungo e che fa attorcigliare la lingua quello di Piji: Non capisco cosa mi capita quando mi capita che capita che capiti qua. L'INTERVISTA

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Col titolo di Piji, il poeta Giuseppe Ungaretti e i suoi amici ermetici ci avrebbero fatto un libro. Ci vuole ardimento anche a pensarlo un titolo come Non ho capito cosa mi capita quando mi capita che capita che capiti qua. Racconta degli oggetti di una casa che persono l'amore. Immaginate un bicchiere che per anni sente gli stessi polpastrelli e all'improvviso sente solo il peso della polvere. Oppure quel divano che si è modellato su due persone e poi resta dimezzato. Non proprio come il visconte di calviniana memoria ma mentre una sagoma si fa più profonda, l'altra torna levigata, vergine. Piji da voce a questi oggetti alle prese con una consuetudine smarrita. Ne abbiamo parlato attraverso un telefono affinché anche loro, i telefoni, oltre a essere "spalloni" di pensieri fossero un qualcosa di animato.

Piji come vivi questo periodo?
La parte principale è la fase scrittura, mi considero in smart working.
Hai scritto molto?
L’arte in generale è stata la mia salvezza. Sia da autore che da fruitore ho avuto a che fare con lei 24 ore al giorno. Chi ama l’arte è stato salvato. Nei momenti più difficili infilarsi nella trama di un film era un bel modo per stare fuori di casa due ore.
Hai anche scritto sul coronavirus (GUARDA LO SPECIALE)?
Ho messo giù cose inerenti a questo periodo ma essendo difficile da leggere e analizzare ho opionioni contrastanti con me stesso e poco raccontabili pure a me stesso. Spero che diventeranno canzoni, cinema, teatro.
Quale è la difficoltà?
Fare canzone impegnata o sociale rischia di risultare già vecchia tra qualche giorno.
L'artista completo in Italia è ancora guardato con diffidenza, si predilige la scelta di campo. Cosa pensi di questo scetticismo?
Stanno iniziando a nascere figure come la mia che va dalla radio al teatro alle canzoni. La situazione è un po' migliorata ma c’è un problema curioso di apparenza nonostante viaviamo e siamo il paese il cui l’arte dovrebbe rappresentare il 90 per cento del PIL. Basti pensare all’Opera: l'Italia, e anche la Francia la hanno raccontata molto bene ma nonostante questa bellezza in Italia è stata sempre trattata male a partire dalla scuola, dalla politica, dai pochi fondi. Manca la preparazione di base, ognuno per viverla ha dovuto fare sforzi privati, non è mai partito come popolo.
Cosa intendi per un problema curioso di apparenza?
Senza basi solide vince l’apparenza cioè che dici: se quello lo ho visto fare la parte del buonuomo non è credibile nel ruolo di terrorista pur essendo un altro film.
Eppure la musica è stata la nostra salvezza in queste settimane.
Il grande paradosso è che tutto è salvifico ma non tutelato. Parlo non per tornaconto personale. La filiera dovre avere un livello più alto di metabolizzazione. In realtà non ho la risposta.
Io tuoi oggetti parlanti mi ricordano Fantasia di Walt Disney.
Centro! Fantasia c’è nel mio background. Ho quasi sempre parlato di cose ironiche e sociali, stavolta parlo d’amore, sono un romanticone del cavolo. Dico alle ragazze che amo rapportarmi al romanticismo disneyano. I miei innamoramenti li vivo in maniera fumettistica. Gli oggetti che vivono e parlano, la casa che rifiorisce: un cantautore solitario è un orso che vive la sua casa quasi sempre da solo poi piomba una figura femminile a farmi innamorare e non è più la stessa casa a livello pratico e teorico.
In pratica che accade?
Apro più volentieri le finestre, pulisco, lavo i piatti e gli oggetti ne beneficiano. Poi mi ci cazziano quando la ragazza non viene più a trovarli.
L'amore è un tema ostico?
E' più difficile scrivere di altro che di amore. Oggi è la quasi unica tematica delle canzoni. Anche se sembra di parlare di altro c’è sempre l’attimo melò. Nelle altri arti non c’è questa monotematicità. Prendiamo il film Invictus: si parla di rugby e Nelson Mandela. Io cerco di spiegare, di parlare di un albero, di un lavandino, del mare ma non sempre solo d’amore. E’ la premessa perché è la spinta delle nostre vite. L’amore diventa meno mediato, è un po’ più facile. Certo che è difficile trovare una chiave.
Hai risolto i tuoi dilemmi interiori?
Mi rimangono in sospeso molte cose private. Sono abbastanza contrario al diarismo, che è l'unico modo per scrivere oggi. Non mi piace a livello autorale chi parla dei cavoli suoi. Io temo a raccontare la mia melanconia.
Lasciamo perdere il diario e guardiamo la tua agenda.
Sto lavorando sul disco. Fatta la pre produzione fatta. Ora si tratta di limare e migliorare le mie basi. Appena saremo in una situazione vivibile ci saranno disco e live. Navighiamo a vista. Dipende se qualcosa succederà o no in estate.