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Dolcenera (feat Laioung) canta fratellanza e rispetto in Wannabe

Musica

Fabrizio Basso

Dolcenera in una frame del video di Wannabe

Dolcenera (feat Laioung) ci sprona a combattere qualsiasi ombra di depressione per il futuro di tutti noi, ci stimola a non avere paura della paura. L'INTERVISTA

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(@BassoFabrizio)

Il messaggio è forte e chiaro. Ed è contenuto in una parola, quasi onomatopeica, Wannabe. Così si intitola il singolo di Dolcenera col featuring di Laioung. In questo periodo in cui abbiamo percepito l'enorme fragilità di un sistema governato dalle apparenze e e cerchiamo nella rete non visibilità ma fratellanza, l'artista pugliese di nascita ma tiscana d'adozione ci sprona a combattere qualsiasi ombra di depressione per il futuro di tutti noi, e ci stimola a non avere paura della paura.

Emanuela come stai? Dove sei?
Sono a Bagno a Ripoli, sto bene e sono una fortunata. Sono abituata alle quarantena personale quando scrivo, trascorro da sola lunghi periodi. Per chi è cantautore la scrittura è un isolamento ciclico. Dunque sono abituata a stare sola in casa tra i miei pensieri e a riflettere.
Come hai affrontato il coronavirus?
La prima reazione è stata di essere inerme al punto che non me la sentivo di cantare sul balcone, non mi sentivo di dovere avere un ruolo sociale. Ho avuto bisogno di razionalizzare. Poi mi sono sentita vicina al lutto. Certo siamo un popolo canterino ma non me la sentivo, è una reazione che ora non ho.
A cosa hai pensato?
A Cuba quando ci sono gli uragani dopodisastro il governo manda i musicisti in strada. Ma dopo. Mi sentivo un po’ sola nel mio silenzio all’inizio poi mi sono accorta che non lo ero. Anche se la paura resta ora qualcosa sto facendo, ho sentito il bisogno di suonare ma in modo intimo, io piano e voce con una qualità da studio.
Che succederà quando ne verremo fuori?
L’umanità ha di fronte due strade ed escludo il ritorno al prima: la condivisione diventa reale e la qualità della vita migliora e dopo un momento così si trasforma in gentilezza oppure ognuno per sé e registreremo il trionfo dell’egoismo.
Dal punto di vista musicale?
La musica deve essere specchio della realtà: ogni mia storia è inserita nel momento storico. Cosa ho bisogno io dal punto di vista musicale? A volte vorrei qualcosa che mi sollevi, altre qualcosa di intimo che mi faccia riflettere sul cambiamento.
Prima come era?
La musica stava correndo, l’ordine era devi esserci sempre e in qualsiasi forma. Questo si è così fuso col nostro modo di pensare che non so quando cambierà, è difficile vincere il desiderio di esserci. Io ho sempre dato priorità alla scrittura, addirittura per mesi restavo lontano dai social. Sentivo che il mondo andava in direzione diversa, mi sentivo soffocata dalla necessità di esserci.
Cosa temi?
La paura della paura è il terrore: è questo che blocca. Io non ho paura della paura in sé perché mi tiene in vita: se bene gestita può portare al coraggio di affrontare e cambiare la situazione. Ma ci sono troppe apparenti condivisioni e troppa gente che si maschera per compiacersi. Chi brilla di più è il fanatico che va temuto.
Sei riuscita a girare il video di Wannabe.
Siamo stati fortunatissimi: la parte a Milano la abbianmo fatta il giorno prima che chiudessero la Lombardia e quella di Romo appena prima che chiudessero l’Italia. Eravamo in posti abbandonati.
Perché Laioung?
Il brano è pronto da tempo. Mi aveva colpito quando uscì con la cover di Pino Daniele. Lo ho conosciuto quando ho fatto le cover trap che sono diventate virali. Lui ha una spiritualità figlia credo dei suoi natali multirazziali.
Dopo Wannabe?
Io vado avanti a canzoni, quando ne ho una con comunicazione per me importante la pubblico. Oggi si ascoltano singoli, gli album sono fuori moda. Ero stata in Africa e avevo portato nuovi stimoli musicali ma non so se sono la cosa giusta, non ho capito di che musica ho bisogno io in primis. La musica deve essere lo specchio della realtà