Canzoni meglio dal vivo che in studio
MusicaCi sono alcuni brani diventati leggenda non grazie alla registrazione fatta in studio, ma per una versione live che ne ha rivelato il pieno potenziale: ecco alcuni dei casi più famosi, da No Woman No Cry di Bob Marley a All Apologies dei Nirvana.
di Marco Agustoni
Certo, quando un musicista registra una canzone in studio, può prendersi tutto il tempo che vuole per curarla nei minimi dettagli, per pulirla dalle imperfezioni, per rifinirla. Quindi è naturale che, nella maggior parte dei casi, la versione di un brano su disco “suoni meglio” che quella eseguita durante un concerto.
Eppure c’è, nell’esecuzione di un brano live, un’energia che è difficile catturare in studio di registrazione. E alle volte proprio le sporcature, addirittura gli eventuali scivoloni di uno show, possono consentire a una canzone di raggiungere il suo vero potenziale. Lo dimostrano alcuni grandi classici che sono diventati leggenda non tanto (o comunque non solo) per la loro versione in studio, quanto piuttosto per una loro versione dal vivo.
Uno degli esempi più eclatanti è sicuramente No Woman, No Cry di Bob Marley (guarda le foto): un brano notevole, ma forse fin troppo “addomesticato” nella versione inclusa nel disco Natty Dread, del 1974, eccessivamente rifinita per una canzone con un testo così intimo e diretto. Non è un caso, quindi, che questa incisione risulti quasi sconosciuta a chi non è un fan del profeta del reggae.
A rendere il brano uno dei più conosciuti del secolo passato, è invece la versione registrata dal vivo l’anno successivo e inclusa in Live! Qui la canzone scritta dall’amico Vincent Ford (quasi sicuramente assieme allo stesso Bob) raggiunge la giusta intensità e potenza, diventando un vero e proprio inno consolatorio.