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Laurie Anderson, una serata di arte, musica e impegno sociale

Musica

Fabrizio Basso

Laurie Snderson al Terraforma Festival

Laurie Anderson, la musicista, artista eattivista che da quasi cinquant’anni coniuga musica, arte e impegno sociale chiude la prima giornata del Terraforma Festival. Il racconto della serata

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(@BassoFabrizio
inviato a Bollate, Milano)

Sembra di entrare in un mondo surreale quando si accendo le luci sulla serata di Laurie Anderson, la musicista/artista/attivista che da quasi cinquant’anni coniuga musica, arte e impegno sociale. L’esibizione chiude la prima giornata del Terraforma Festival, festival della musica sperimentale e sostenibile. E, in effetti, la Anderson rappresenta splednidamente entrambe le categorie. Fin dagli anni Settanta il suo fervore artistico la porta a giocare, a distorcere, a sperimentare con i suoni fino all’inverosimile. Suggestioni sonore si mischiano a frammenti e brani recitati, mentre la luce e i video amplificano la componente sensoriale della sua performance.

Il pubblico è eterogeneo. Dalle centin, dai giovani campeggiatori che all'hipster che la considera un guru di questo XXI secolo così ricco di sfide globali e problematiche. Senza scordare tanti “giovani dentro” che probabilmente la conoscono e la seguono dagli esordi, o almeno dagli anni Ottanta, quando la sua stella ha iniziato a brillare anche nel circuito mainstream. Alle 21.30 sale sul palco e attacca senza un saluto né un’introduzione con le sue visionarie storiei audiovisive. Il suo violino sciorina cacofonie, suoni distorti, acuti infernali, alternati a passaggi dolci e armoniosi tra cui il pubblico si perde. Ad accompagnarla un solo altro musicista al contrabbasso, che pur in posizione centrale sul palco, catalizzerà su di sé ben pochi sguardi.

La Anderson propone un’esperienza più che uno show, in cui chiede spesso al pubblico di interagire, come parte fondante e indispensabile del tutto. Urla, risate, battiti di mani, tutto contribuisce a creare l’opera d’arte. I suoni e le melodie sono totalnete improvvisati e accompagnano il mood dei vari brani che la Lauren recita cercando di raccontare il suo mondo. Assicura di non avere ha mai ripetuto due volte la stessa sequenza di note. Le sue parole rievocano tempi in cui il mondo era sano e forte e in cui gli animali non si erano ancora estinti. Scandaglia le profondità dell’animo umano e si interroga dell’origine della nostra esistenza e della nostra memoria. Chiede di gridare, di alzare un vero e proprio inferno con le urla di rabbia che scaturiscono dal cuore dei presenti, così come fece Yoko Ono quando apprese dell’elezione di Trump, presidente che verrà più e più volte attaccato durante la serata. Ma anche risate e momenti più spensierati come quando improvvisa su una base musicale del noto cantante soul James Brown.

Al termine dell’esibizione ci si rende conto di essere stati protagonisti di una vera e propria opera d’arte. La cosa più speciale è che anche chi non si trovava davanti al palco ha potuto essere parte di questa cornice musicale, grazie ai suoni potenti e puliti che si diffondevano in tutto il parco di Villa Arconati di Bollate, hinterland milanese– la venue per i tre giorni di festival – arricchita da luci, laser e installazioni artistiche di vario tipo, rendendo la performance un evento nell’evento e l’evento dell’evento. Difficile descrivere diversamente i giochi e le suggestioni che una delle più grandi artiste americani dell’ultimo mezzo secolo offre al pubblico. Un inizio migliore per il Festival Terraforma non si poteva proprio desiderare.