La band britannica con oltre 300 milioni di ascolti su Spotify, torna in Italia: a Milano in un'esclusiva data unica il 21 giugno al Magnolia Estate come primo headliner della nuova rassegna itinerante #MusicIsMyRadar. Leggi l’intervista al frontman Joseph Mount e scopri cosa ci ha raccontato, dei fan italiani, del nuovo album in uscita in autunno e del singolo Lately
L’attesa sta per finire, dopo cinque anni di assenza, i Metronomy tornano finalmente in Italia, l’appuntamento da segnare in agenda è il 21 giugno 2019 al Magnolia Estate di Milano. Presentata da RADAR Concerti, la band britannica fondata nel 1999 e capitanata da Joseph Mount sarà il primo headliner della rassegna #MusicIsMyRadar e presenterà dal vivo Nights Out (10th Anniversary Edition), rilasciato lo scorso febbraio: “Un lavoro molto significativo”, sia per Joseph Mount, che per tutti i suoi fan. Un capolavoro che contiene al suo interno una rivisitazione dei successi dell’originale, una serie di rarità, b-side e inediti.
Dopo lo straordinario successo di quell’indimenticato Nights Out (The Guardian nel 2008 aveva definito la band di Devon “uno dei più promettenti nuovi produttori del Regno Unito”) e dei successivi The English Riviera, Love Letters e Summer ’08, il quartetto inglese lavora al sesto album, “un album incredibile”, parola di Joe.
Con oltre 300 milioni di ascolti su Spotify e milioni di clic su youtube, i Metronomy tornano e ci regalano un doppio vinile, una data italiana da non perdere e un nuovo album che non ci deluderà e di cui Lately rappresenta un primo assaggio. Il singolo dai synth vividi e dai riff di chitarra prorompenti, racconta di genitori, figli e fine della scuola, in una parola della crescita. Il sounds sembra davvero uscire da una vecchia audiocassetta e porta la firma inconfondibile dei Metronomy. Last but not least, il video segna il debutto direttoriale per Joseph Mount. Continua a leggere e scopri cosa ci ha raccontato Joe a pochi giorni dall’attesissimo live milanese.
Nel 2008 il Guardian vi ha definito uno dei più promettenti nuovi produttori del Regno Unito: che effetto fanno oggi quelle parole?
Sono parole che fanno piacere, è bello che ci abbiano definito così. Abbiamo creduto molto nel nostro lavoro. Credo che il successo dipenda anche da quanto si suoni e si produca come band. Siamo felici di incarnare il pop inglese.
Rieccovi in Italia dopo cinque anni, che pubblico è quello italiano?
Adoriamo l’Italia e siamo felici di tornare in concerto, non capita quanto vorremmo e a maggior ragione non vediamo l’ora. I fan italiani sono molto “stilosi”. L’ultima volta (ai Magazzini Generali ndr), ricordo che la folla era super eccitata, rumorosa e contenta di farci sentire tutto il suo calore.
Come nasce l’idea di rimettere le mani su Nights Out a dieci anni dalla sua pubblicazione? Soddisfatti del risultato?
Moltissimo, adoro quell’album e sono contento del lavoro che abbiamo fatto, oggi chi ri-ascolta quella musica ha dieci anni in più. Siamo cresciuti, è un disco molto significativo per me, e sono sicuro lo sia anche per tutti coloro che lo riascoltano. Sono passati dieci anni è uno shock per tutti.
Siete nati nel 1999, c’è stato un momento in cui avete capito di essere sulla strada giusta?
Onestamente credo di aver realizzato solo di recente di essere una band “di successo” (sorride, ndr). Oggi ne sono più conscio ed è buffo da dire, ma credo che il segreto del nostro successo sia nell’avere questa “consapevolezza tardiva”.
Come siete cambiati dai primi successi a oggi?
Penso di essere cambiato molto, anche in termini di vita personale, da quando ero più giovane e senza figli a oggi. Quando cresci inizia a sentire la tua musica in modo differente, ti ci rispecchi in qualche modo, per un breve periodo la mia musica si era fatta più “seria”, adesso sta diventato di nuovo “meno seria”.
La musica cambia,il sounds evolve, ma quel tocco retrò resta il vostro segno distintivo.
Prima che la gente ti riconosca, riconosca il tuo stile e identifichi il suo sound hai bisogno di farti una carriera. Io ho sempre provato a fare canzoni diverse ma evidentemente quel sound di cui parli c’è sempre. Ammetto che mi piace sia così, nonostante non sia mai stato il mio obiettivo.
Potete anticiparci qualcosa sul vostro nuovo album?
Certo, posso dire che è abbastanza lungo, contiene venti brani, e sono davvero entusiasta del risultato. E’ più grunge, c’è più chitarra e ci sono più canzoni strumentali rispetto all’album precedente. E’ stato un lavoro molto interessante, e ne vado particolarmente fiero. Ammetto che è difficile descriverlo a parole, ma è stupendo.
Com’è stato dirigere Lately? Pensi che ripeterai l’esperienza?
Mi sono divertito moltissimo, mi sono sempre sentito coinvolto anche nei video precedenti, nell’ideazione e nella ricerca di chi avrebbe potuto dirigerli. Ho la mia specifica opinione su come debbano essere i video musicali nel 2019 e mi è sempre piaciuta di occuparmene in prima persona. E’ un modo diverso di fare musica, una scommessa. Sicuramente da ripetere.
Oltre all’impegno con i Metronomy, produci e scrivi per altri artisti, dove trovi il tempo?
Beh, abbiamo una sola vita, se non ora, quando? Sono sempre stato dell’idea che se ti piace qualcosa, devi farla. Fare musica è la cosa che mi piace di più in assoluto.