Clementino e le sue Tarantelle, un diario che sfoglia la vita

Musica
Clementino (@Chilldays)
Clementino_by_Chilldays

Ascoltare musica come sfogliare le pagine di un diario. Clementino pubblica il nuovo album Tarantelle che sottolinea la sua (bella) deriva cantautorale senza tradire le radici rap. L'INTERVISTA

(@BassoFabrizio)

I gusti possono essere personali. Un album può non piacere ma è disonesto negare che dietro c'è un lavoro. Qui siamo oltre perché Clementino, che torna con l'emozionante album Tarantelle, si è messo a nudo. Passo che non tutti hanno il coraggio di fare. E lo ha fatto con una tale schiettezza che neanche ti viene da chiedergli del suo periodo difficile di disintossicazione. Lo seguo da anni, dai suoi Sanremo e da O' Vient, brano che ha cambiato la napolitudine. E poi al suo fianco, come manager, c'è Paola Zukar, una amica di lungo corso, un persona con una credibilità cristallini autrice di un libro importante, Rap - Una storia italiana. Clementino ha presentato oggi, 3 maggio, giorno dell'uscita, Tarantelle. Lo ha fatto al Teatro Verdi di Milano, piccolo gioeiello in quel quartiere che è l'Isola. Oltre che chiacchierare ha presentato alcuni brani in acustico, lui è la chitarra. Le parole sono volate dritte al cuore. Ha parlato di quella fenomenolgia che si chiama news-lang che "è sinonimo di guai, casino e bordello".

Clementino hai fatto un disco world music, inteso come cosmopolitismo creativo.
Nasce tra Napoli Nola, Cimitile, dove sono nato, Alberobello, Amsterdam, il Salento e altri luoghi. In copertina sono io adolescente che sognavo di diventare una rockstar quando Cimitile mi sembrava infinito. La voce femminile che senti in Tarantelle è di mia mamma, è presa da una cassetta del 1985 quando avevo tre anni…grazie mamma I love you.
Un lavoraccio.
Ho registrato 70 tracce e poi scelto le 14 più belle.
Me ne racconti qualcuna?
A un palmo dal cielo è real rap, Diario di bordo è scritta in ordine cronologico da marzo 2018 a gennaio 2019 seguendo la mia agenda: ho messo in rima gli appuntamenti. Ma tutto il disco è vero: La mia follia parla di un giovane che rischia di morire per overdose di cocaina. Versi di te è tra le prefrite, la prima strofa la Lisbona la ho scritta a Lisbona in riva all’Atlantico. Per me è tutto Real Rap.
C'è tanto amore.
L'amore è importante in questo periodo di violenza. Ascoltate bene Babylon. E poi ci ho messo tanto amore perché sono single.
Più che contento sembri entusiasta.
E' il mio disco più evocativo ma anche il più creativo. Chi vuole essere milionario arriva direttamente poi più ci sono brani più intimi e lenti.
So che sei impegnato socialmente.
Con l'Agenzia Italiana per la Cooperazione e Sviluppo sono appena tornato dall’Etiopia dove abbiamo realizzato uno spot sulla cooperazione.
A giugno poi farai un tour europeo.
Sono molto emozionato ma c’è buona risposta dai molti italiani in giro per lavoro.
Tra Tarantella e notte della Taranta, dove sei stato protagonista...sei un tarantolato.
Mi sono trovato davanti a 100mila persone, è il primo maggio del Salento. Su Babylon con Caparezza abbiamo tirato fuori un qualcosa di speciale. Ho suonato anche con quel mito che è LP. Tutte cose che chiudono il cerchio.
Il tuo passato recente è tutto qui, anche quello brutto da ricordare.
La musica aiuta sempre un artista. Quando scrivi una canzone è sei melanconico il tema che esce è uguale. La musica mi ha salvato perché mi sono chiuso in studio con amici fidati anziché stare in giro pericolosamente. Fossi stato in una città più grande potevo finire male ma mai sarei diventato uno spacciatore: sono timido mi avrebbero subito beccato. Ho passato due anni di inferno tra comunità e altro. Ora sto bene e voglio godermi la vita da cantante.
Ti senti uno degli ultimi superstiti di una grande generazione rap?
Nella nuova generazione ci sono i bravi e gli scarsi, come in ogni ambito. Parlo male di chi pensa solo ai like. C’è chi fa 100mila like con una foto e magari Vasco ne fa 6mila: per questo sono migliori di Vasco? Io su instagram posto solo foto di musica. Io contesto l’apparire che è lontano dall’essenza dell’Hip Hop.
Chi tu piace?
Nyat viene da Roma e mi piace, canta con me in Hola!. Fossi contro la nuova generazione non lo avrei invitato. Si sente da lontano chi sa rappare e chi no.
Tarantelle ti mostra più cantautore.
Infatti pensiamo a un tour nei teatri. Quando ho fatto Don Raffaè di Fabrizio de André a Sanremo ho capito di essere l'unico rappresentante napoletano del Black Pulcinella.
Cosa vorresti fare?
Il clementismo.
Ovvero?
Cose che faccio solo io.
Chi sei?
Ho 37 anni e voglio fare il trentasettenne e non il diciottenne impazzito.
Educazione?
Tu sei fiero della cocaina? E’ una cosa pericolosa.
Chi ti piace?
Travis Scott, Post Malone poi Sfera Ebbasta che è originale, Laza ma il problema non è chi piace e chi non piace è chi vuole prima apparire e poi fare il rap. Prima bisogna apprendere l’abc. Io prima di mettere il cappellino al contrario ho imparato a rappare. C’è chi neanche vuole sapere chi è Snopp Dogg o Tupac.
Ti senti rinato?
C’è stato un periodo in cui ho ricominciato a sognare. Ho scritto tutto su fogliettini ed è venuta Un palmo dal cielo.
Ci sono riferimenti all’infanzia?
Nella cover di Tarantelle sono io a 16 anni col sogno di diventare un rapper famoso. Poi cresci, trovi lucidità, ti giri a guardare indietro e pensi che hai iniziato a rappare nel 1996…divento vecchio. Tutto nella grafica si ferma a 16 anni, ma la musica riparte dai 16 e ho realizzato il mio sogno, seguiamo quello che volevo a 16 anni, ora basta rovinarsi la vita.
Soddisfatto della tua popolarità?
Sono diventato famoso un po’ alla volta non all’improvviso, ho seguito una crescita graduale. Ho fatto una guerra un giorno dopo l’altro. Ascoltavo Pino Daniele e Jovanotti poi me li sono trovati sul palco. Ricordo i primi autografi e le tre persone a Firenze al primo instore, non lo dimenticherò mai.
C’è il senso della riscoperta della musica.
Stavolta ho avuto tempo di lavorare. Paola Zukar, la mia manager, mi ha sempre consigliato di fermarmi. Prima mi sono trovato a fare una cosa dietro l’altra senza poter riflettere. Questo è un disco maturo.
Cosa ti ispira?
Sono le storie di tutti i giorni che ti spingono a scrivere canzoni. Diceva Eduardo che quando vedi due persone che parlano quello è già teatro.
Un punto di svolta?
O’ vient credo sia la prima canzone rap napoletana sdoganata. Per tanti mi sento un fratello maggiore. Se qualcuno mi fa ascoltare una sua cosa ed è brutta gli dico che si sente che sono le prime che scrive, non voglio essere un presuntuoso che giudica.
Eppure hai rime aggressive
Io sono più forte di te non è presunzione è rap.
Come sei cambiato da Vulcano?
Il Clementino di Vulcano è veloce quello di Tarantelle ha avuto spazio per riflettere. Sono tranquillo e maturo.
Faresti un talent?
Sì ma non per la musica rap. Vengo dai villaggi di animazione, ho una buona comunicazione con tutti. Forse non lo farei ora perché sono impegnato con la musica ma l’idea di fare lo showman mi piace.

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